03 ottobre 2008
Aggiornamenti e focus, Speciale Salute del respiro
Farmaci di troppo
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Per dare una spiegazione plausibile, e scientificamente documentata, dell'incremento della prevalenza dell'asma, in particolare nei bambini, negli ultimi 50 anni sono state fatte diverse ipotesi, da quella genetica a quella ambientale. A queste va aggiunta anche l'ipotesi che la responsabilità potrebbe essere attribuita all'uso di farmaci, e il paracetamolo è tra questi. In diversi studi è stato notato che l'esposizione a questo farmaco, durante la vita intrauterina, durante l'infanzia, la tarda infanzia e l'età adulta, può rappresentare un fattore di rischio per l'asma.
Uno studio randomizzato e controllato, pubblicato nel 2002, riportava che nei bambini asmatici l'uso di paracetamolo per il trattamento di stati febbrili era associato a un rischio doppio di visite ambulatoriali per la patologia, rispetto ad altri pazienti pediatrici trattati con ibuprofene. Alcuni esperti, per altro, ricordano che l'incremento della prevalenza del disturbo coincide cronologicamente con il lancio della molecola e la sua ampia diffusione sul mercato, iniziata intorno agli anni '50. Nel 1985 il paracetamolo aveva già quasi sostituito l'aspirina come analgesico e antipiretico nei bambini e, nel 1990, è diventato il farmaco più comune negli Stati Uniti. Ma ci sono anche ipotesi di meccanismi biologici che possono spiegare l'associazione. Per esempio, lo sviluppo di un'infiammazione delle vie respiratorie indotta da agenti ossidanti, dovuta alle ridotte concentrazioni di un potente antiossidante, come il glutatione, nei polmoni e la stimolazione di una risposta immunitaria che aumenta l'espressione di fenomeni allergici.
L'associazione è stata ulteriormente documentata da uno studio recente che ha valutato circa 200 mila bambini tra i sei e i sette anni. L'uso del paracetamolo per controllare la febbre, nei primi anni di vita, aumentava il rischio di asma (rischio relativo 1,76), ma anche di rinocongiuntiviti (rischio relativo 1,78) e, sebbene in misura minore, di eczema (rischio relativo 1,54). Inoltre, l'effetto era dose-dipendente. Infatti, se un uso moderato, cioè una volta o più all'anno, comportava un rischio tutto sommato contenuto, 1,55 per l'asma, 1,37 per le rinocongiuntiviti e 1,26 per l'eczema, rispetto a chi non aveva assunto il farmaco, l'uso più frequente, cioè una volta o più al mese il rischio diventava molto più alto: triplicava nei primi due disturbi e raddoppiava per l'eczema. Questo si direbbe il risultato di un uso molto ampio di un farmaco che viene dato ai bambini per febbri che accompagnano vaccinazioni, otiti, faringiti, infezioni del tratto urinario, morbillo, tosse, malattie infettive più gravi come la malaria e la febbre di Dengue, anche perchè l'aspirina è controindicata durante l'infanzia. Gli autori dell'indagine però non se la sentono di dichiarare una causalità tra l'insorgenza di asma e un precedente uso del paracetamolo, si limitano a considerare i dati come osservazioni che la suggeriscono fortemente e che invitano alla valutazione di rischi e benefici nei singoli casi e di eventuali alternative ugualmente efficaci ma con un profilo di sicurezza pediatrico con meno incertezze.
Simona Zazzetta
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Escalation in comune
Uno studio randomizzato e controllato, pubblicato nel 2002, riportava che nei bambini asmatici l'uso di paracetamolo per il trattamento di stati febbrili era associato a un rischio doppio di visite ambulatoriali per la patologia, rispetto ad altri pazienti pediatrici trattati con ibuprofene. Alcuni esperti, per altro, ricordano che l'incremento della prevalenza del disturbo coincide cronologicamente con il lancio della molecola e la sua ampia diffusione sul mercato, iniziata intorno agli anni '50. Nel 1985 il paracetamolo aveva già quasi sostituito l'aspirina come analgesico e antipiretico nei bambini e, nel 1990, è diventato il farmaco più comune negli Stati Uniti. Ma ci sono anche ipotesi di meccanismi biologici che possono spiegare l'associazione. Per esempio, lo sviluppo di un'infiammazione delle vie respiratorie indotta da agenti ossidanti, dovuta alle ridotte concentrazioni di un potente antiossidante, come il glutatione, nei polmoni e la stimolazione di una risposta immunitaria che aumenta l'espressione di fenomeni allergici.
Febbre da abbassare
L'associazione è stata ulteriormente documentata da uno studio recente che ha valutato circa 200 mila bambini tra i sei e i sette anni. L'uso del paracetamolo per controllare la febbre, nei primi anni di vita, aumentava il rischio di asma (rischio relativo 1,76), ma anche di rinocongiuntiviti (rischio relativo 1,78) e, sebbene in misura minore, di eczema (rischio relativo 1,54). Inoltre, l'effetto era dose-dipendente. Infatti, se un uso moderato, cioè una volta o più all'anno, comportava un rischio tutto sommato contenuto, 1,55 per l'asma, 1,37 per le rinocongiuntiviti e 1,26 per l'eczema, rispetto a chi non aveva assunto il farmaco, l'uso più frequente, cioè una volta o più al mese il rischio diventava molto più alto: triplicava nei primi due disturbi e raddoppiava per l'eczema. Questo si direbbe il risultato di un uso molto ampio di un farmaco che viene dato ai bambini per febbri che accompagnano vaccinazioni, otiti, faringiti, infezioni del tratto urinario, morbillo, tosse, malattie infettive più gravi come la malaria e la febbre di Dengue, anche perchè l'aspirina è controindicata durante l'infanzia. Gli autori dell'indagine però non se la sentono di dichiarare una causalità tra l'insorgenza di asma e un precedente uso del paracetamolo, si limitano a considerare i dati come osservazioni che la suggeriscono fortemente e che invitano alla valutazione di rischi e benefici nei singoli casi e di eventuali alternative ugualmente efficaci ma con un profilo di sicurezza pediatrico con meno incertezze.
Simona Zazzetta
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