20 maggio 2005
Aggiornamenti e focus, Speciale Salute del respiro
Fame d'aria
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Asma, malattie cardiovascolari, bronchite cronica sono, nella stragrande maggioranza dei casi, popolari nell'opinionecomune. Non altrettanto si può dire per la broncopneumopatia cronica ostruttiva, detta anche BPCO, la terminologia è di per sé ostica e piuttosto "medicalese" ma non è solo questo il motivo per cui l'80% degli intervistati non l'aveva neanche sentita nominare.
I dati sono il risultato di una recentissima (giugno 2004) indagine condotta da Eurisko, e presentata alla conferenza stampa "Apri e respira" tenutasi oggi a Milano, realizzata su un campione di 6000 individui dai 15 anni in su. Le interviste telefoniche sono state pensate con l'obiettivo di conoscere il sapere comune, delineare il paziente con la BPCO e capirne l'interesse verso la propria malattia.
In realtà, poi, di quel 21% che ha sentito parlare della BPCO, solo uno 0,3% la conosce perché gli è stata diagnosticata, ma si tratta di una notevole sottostima. Infatti il 30% del campione intervistato dice di soffrire di almeno di uno dei sintomi tipici della malattia, e di questi il 9% ne ha almeno tre, oppure due soltanto ma con abitudine al fumo, e praticamente sono potenziali pazienti con la BPCO. Lo 0,3% con la diagnosi rappresenta, quindi solo la punta di un iceberg.
Nonostante sia una malattia sottostimata è in continuo aumento e se le malattie cardiache sono in calo (-45%) come pure quelle vascolari cerebrali (-58%), i casi di BPCO salgono e neanche di poco: una crescita del 71% nella mortalità nel trentennio 1966-1996.
Le cause accertate sono in primo luogo il fumo di sigaretta, anche se gli esperti suggeriscono di non focalizzare solo su questo fattore, in quanto l'esposizione professionale a sostanze irritanti o anche semplicemente le micropolveri e i gas irritanti degli ambienti urbani possono essere chiamati in causa. Esiste una predisposizione genetica ma devono esserci le condizioni di rischio per sviluppare la malattia.
Ancora una volta si fa appello alla necessità di una diagnosi precoce, per altro di facile esecuzione dal momento che si esegue mediante spirometria. Si tratta di un esame semplice e veloce: si soffia dentro un tubo e viene misurato il flusso dell'aria espirata, il volume totale dell'aria respirata e il tempo in cui si compie l'espirazione. Sulla base di questi parametri è possibile capire se si tratta di una patologia polmonare ostruttiva. Attualmente i pazienti che arrivano alla terapia sono già gravi e quindi da ricovero ospedaliero anche se le attuali direttive ministeriali spingono per trattamenti in day-hospital. La diagnosi precoce eviterebbe i costi diretti e indiretti e con un ovvio impatto positivo sulla qualità della vita dei pazienti. E anche sul fronte della terapia si sta lavorando: in conferenza stampa è stato anche presentato il farmaco di ultima generazione, a base ditiotropio, un derivato dell'atropina molto efficace come broncodilatatore perché agisce specificamente sui recettori bronchiali responsabili dell'ostruzione polmonare.
Simona Zazzetta
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...e inoltre su Dica33:
Lei sa cos'è la BPCO?
I dati sono il risultato di una recentissima (giugno 2004) indagine condotta da Eurisko, e presentata alla conferenza stampa "Apri e respira" tenutasi oggi a Milano, realizzata su un campione di 6000 individui dai 15 anni in su. Le interviste telefoniche sono state pensate con l'obiettivo di conoscere il sapere comune, delineare il paziente con la BPCO e capirne l'interesse verso la propria malattia.
In realtà, poi, di quel 21% che ha sentito parlare della BPCO, solo uno 0,3% la conosce perché gli è stata diagnosticata, ma si tratta di una notevole sottostima. Infatti il 30% del campione intervistato dice di soffrire di almeno di uno dei sintomi tipici della malattia, e di questi il 9% ne ha almeno tre, oppure due soltanto ma con abitudine al fumo, e praticamente sono potenziali pazienti con la BPCO. Lo 0,3% con la diagnosi rappresenta, quindi solo la punta di un iceberg.
L'iceberg sommerso
Nonostante sia una malattia sottostimata è in continuo aumento e se le malattie cardiache sono in calo (-45%) come pure quelle vascolari cerebrali (-58%), i casi di BPCO salgono e neanche di poco: una crescita del 71% nella mortalità nel trentennio 1966-1996.
Le cause accertate sono in primo luogo il fumo di sigaretta, anche se gli esperti suggeriscono di non focalizzare solo su questo fattore, in quanto l'esposizione professionale a sostanze irritanti o anche semplicemente le micropolveri e i gas irritanti degli ambienti urbani possono essere chiamati in causa. Esiste una predisposizione genetica ma devono esserci le condizioni di rischio per sviluppare la malattia.
Ancora una volta si fa appello alla necessità di una diagnosi precoce, per altro di facile esecuzione dal momento che si esegue mediante spirometria. Si tratta di un esame semplice e veloce: si soffia dentro un tubo e viene misurato il flusso dell'aria espirata, il volume totale dell'aria respirata e il tempo in cui si compie l'espirazione. Sulla base di questi parametri è possibile capire se si tratta di una patologia polmonare ostruttiva. Attualmente i pazienti che arrivano alla terapia sono già gravi e quindi da ricovero ospedaliero anche se le attuali direttive ministeriali spingono per trattamenti in day-hospital. La diagnosi precoce eviterebbe i costi diretti e indiretti e con un ovvio impatto positivo sulla qualità della vita dei pazienti. E anche sul fronte della terapia si sta lavorando: in conferenza stampa è stato anche presentato il farmaco di ultima generazione, a base ditiotropio, un derivato dell'atropina molto efficace come broncodilatatore perché agisce specificamente sui recettori bronchiali responsabili dell'ostruzione polmonare.
Simona Zazzetta
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