20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus
I test per la diagnosi
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Ferma restando l'evoluzione delle applicazioni biotecnologiche alla farmacologia, grazie alle quali si può "ingegnerizzare" un antibiotico specifico per un ceppo batterico, la polmonite acuta rimane tra le malattie infettive più frequenti e con esito spesso infausto. In pratica, se si escludono le forme ospedaliere e quelle concomitanti a patologie che compromettono lo stato immunitario (HIV, tumori maligni, diabete mellito, insufficienza renale cronica) resta una notevole percentuale di polmoniti acute acquisite comunitarie (PAC o all'inglese CAP) che può andare dal 40% al 60% per le quali, studi alla mano, non si riesce ad identificare con sicurezza un agente patogeno (microrganismo). E d'altro canto, si verificano anche casi con l'accertamento di due o più agenti eziologici contemporanei (batteri e virus insieme - virus e miceti) che vengono identificati nel 2%-5% delle forme che si presentano resistenti alle cure.
Se si osservano, però, il totale delle polmoniti acquisite con emocoltura positiva (test per rintracciare nel sangue i batteri), la maggior parte degli studi epidemiologici concordano nell'attribuire allo Streptococcus pneumoniae circa il 66% delle polmoniti batteriche. Nella pratica clinica, comunque, restano quei casi in cui alla diagnosi incerta si accompagna una sintomatologia
atipica. Per esempio, le forme acute senza tosse né febbre o con tosse non produttiva (tosse secca e stizzosa senza espettorato). Quindi, il problema dell'identificazione del o dei patogeni implicati, diventa pressante per la programmazione della terapia mirata e risolutiva. Gli altri batteri candidati possono essere nell'ordine: Haemophilus influenzae, Mycoplasma pneumoniae, Chlamydia pneumoniae, Staphilococcus aureus, Streptococcus pyogenes, Neisseria meningitidis, Moraxella catharralis, Klebsiella pneumoniae ed altri ceppi Gram negativi, come la Legionella pneumophila. Ci sono poi anche i Virus influenzali (secondo la stagione), il virus Respiratorio Sinciziale e gli Adenovirus. E ancora, la frequenza di altri agenti eziologici come alcune specie della Chlamydia e altri funghi (miceti) endemici (Histoplasmosi, Blastomycosi e Coccidioidomycosi) la cui moltiplicazione (patogenicità) dipende da specifici fattori epidemiologici locali ed ambientali.
Se nessuna associazione sicura è mai stata dimostrata tra i sintomi individuali manifestati dal paziente e i reperti obiettivi (rilievi alla visita medica), né con tutti i dati di laboratorio, né con l'aspetto radiologico al confronto con i vari agenti patogeni, con una certa efficacia (buona predittività) si può ipotizzare il germe in base all'età della persona malata.
Nei fatti, la polmonite pneumococcica è classicamente appannaggio dei pazienti anziani (over 65) e spesso si trova associata ad una varietà di condizioni cliniche croniche concomitanti (malattie cardio-vascolari croniche, asplenia, bronchite ostruttiva cronica, deficit di immunoglobuline, tumori ematologici maligni).
Per l'età pediatrica, si può essere addirittura più precisi. La Clamidya Trachomatis e il Virus Respiratorio Sinciziale colpiscono più facilmente i neonati fino ai 6 mesi e l'H. Influenzae i bambini dai 6 mesi fino ai 5 anni.
Una citazione a parte merita la Legionella pneumophila (batterio Gram negativo) che può essere colpevole di infezioni comunitarie sia in ospedali, sia in complessi turistici (alberghi). Questo germe è stato implicato in episodi infettivi epidemici recenti in Europa (Francia 1998, Olanda 1999) e sembra più incidente nella stagione estiva. Caratteristico è stato il riscontro di colonie di colore grigiastro in serbatoi dell'acqua e negli impianti di condizionamento dell'aria. Epidemie a parte, la Legionella si comporta come un patogeno opportunista, dal momento che raramente colpisce i bambini ed i giovani adulti sani, mentre è un'importante causa di polmoniti nei trapiantati d'organo, nei pazienti con insufficienza renale, con malattie polmonari croniche, nei forti fumatori e nei soggetti HIV positivi.
Vi sono, infine, varietà d'incidenza stagionali per lo Streptococcus pneumoniae e l'Haemophilus influenzae che intervengono prevalentemente nei mesi invernali, mentre la Chlamydia pneumoniae sembra essere attiva tutto l'anno.
Patrizia Maria Gatti
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Se non è pneumococco
Se si osservano, però, il totale delle polmoniti acquisite con emocoltura positiva (test per rintracciare nel sangue i batteri), la maggior parte degli studi epidemiologici concordano nell'attribuire allo Streptococcus pneumoniae circa il 66% delle polmoniti batteriche. Nella pratica clinica, comunque, restano quei casi in cui alla diagnosi incerta si accompagna una sintomatologia
atipica. Per esempio, le forme acute senza tosse né febbre o con tosse non produttiva (tosse secca e stizzosa senza espettorato). Quindi, il problema dell'identificazione del o dei patogeni implicati, diventa pressante per la programmazione della terapia mirata e risolutiva. Gli altri batteri candidati possono essere nell'ordine: Haemophilus influenzae, Mycoplasma pneumoniae, Chlamydia pneumoniae, Staphilococcus aureus, Streptococcus pyogenes, Neisseria meningitidis, Moraxella catharralis, Klebsiella pneumoniae ed altri ceppi Gram negativi, come la Legionella pneumophila. Ci sono poi anche i Virus influenzali (secondo la stagione), il virus Respiratorio Sinciziale e gli Adenovirus. E ancora, la frequenza di altri agenti eziologici come alcune specie della Chlamydia e altri funghi (miceti) endemici (Histoplasmosi, Blastomycosi e Coccidioidomycosi) la cui moltiplicazione (patogenicità) dipende da specifici fattori epidemiologici locali ed ambientali.
Un'età una polmonite
Se nessuna associazione sicura è mai stata dimostrata tra i sintomi individuali manifestati dal paziente e i reperti obiettivi (rilievi alla visita medica), né con tutti i dati di laboratorio, né con l'aspetto radiologico al confronto con i vari agenti patogeni, con una certa efficacia (buona predittività) si può ipotizzare il germe in base all'età della persona malata.
Nei fatti, la polmonite pneumococcica è classicamente appannaggio dei pazienti anziani (over 65) e spesso si trova associata ad una varietà di condizioni cliniche croniche concomitanti (malattie cardio-vascolari croniche, asplenia, bronchite ostruttiva cronica, deficit di immunoglobuline, tumori ematologici maligni).
Per l'età pediatrica, si può essere addirittura più precisi. La Clamidya Trachomatis e il Virus Respiratorio Sinciziale colpiscono più facilmente i neonati fino ai 6 mesi e l'H. Influenzae i bambini dai 6 mesi fino ai 5 anni.
Una citazione a parte merita la Legionella pneumophila (batterio Gram negativo) che può essere colpevole di infezioni comunitarie sia in ospedali, sia in complessi turistici (alberghi). Questo germe è stato implicato in episodi infettivi epidemici recenti in Europa (Francia 1998, Olanda 1999) e sembra più incidente nella stagione estiva. Caratteristico è stato il riscontro di colonie di colore grigiastro in serbatoi dell'acqua e negli impianti di condizionamento dell'aria. Epidemie a parte, la Legionella si comporta come un patogeno opportunista, dal momento che raramente colpisce i bambini ed i giovani adulti sani, mentre è un'importante causa di polmoniti nei trapiantati d'organo, nei pazienti con insufficienza renale, con malattie polmonari croniche, nei forti fumatori e nei soggetti HIV positivi.
Vi sono, infine, varietà d'incidenza stagionali per lo Streptococcus pneumoniae e l'Haemophilus influenzae che intervengono prevalentemente nei mesi invernali, mentre la Chlamydia pneumoniae sembra essere attiva tutto l'anno.
Patrizia Maria Gatti
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