25 ottobre 2002
Aggiornamenti e focus
L'Alzheimer si può prevenire
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Se venissero confermati i risultati ottenuti nei test preliminari sui topi si profila la possibilità, in un futuro neanche troppo lontano, di diagnosticare in anticipo il morbo di Alzheimer semplicemente con un esame del sangue. Come? Attraverso l'iniezione di un anticorpo specifico in grado di favorire il deflusso delle placche peptidiche, caratteristiche dell'Alzheimer, dal cervello al sangue. L'esperimento per ora è stato condotto sui topi, ma se fosse realizzabile anche sull'uomo sembrerebbe possibile identificare i sintomi dell'Alzheimer ben prima che i segni di declino mentale, tipici della malattia, siano palesi. Da tempo è, infatti, noto che uno degli eventi chiave nella patogenesi dell'Alzheimer sia la conversione delle placche di proteina beta amiloide da una forma solubile a una insolubile nel cervello. Si tratta di un processo che si verifica con rilevante anticipo, 10 o 20 anni, prima che i primi segnali di declino cognitivo facciano la loro comparsa. Ecco perché i ricercatori, la cui ricerca è pubblicata sull'ultimo numero di Science, hanno concentrato i loro sforzi nella ricerca di un marker in grado di rilevare presenza ed entità della placca amiloide nel cervello.
Fino ad oggi, infatti, il solo modo di diagnosticare la malattia di Alzheimer è post mortem, quando cioé l'autopsia cerebrale è in grado di rivelare i depositi considerevoli di beta amiloide nel cervello. In alternativa il medico può fare affidamento sulla sintomatologia, peraltro sovrapponibile a quella di altre degenerazioni cerebrali. Inoltre recenti ricerche hanno evidenziato la possibilità di utilizzare mezzi di scansione cerebrale per rivelare i primi segnali patologici dell'Alzheimer. È evidente che qualora fosse possibile un esame del sangue altrettanto accurato sarebbe sicuramente preferibile rispetto alla diagnostica per immagini del cervello. Si è così rivelata provvidenziale la scoperta dell'anticorpo, chiamato m266, vista la sua capacità di trainare la beta amiloide dal cervello dei topi in circolo. Ma come hanno proceduto?
I ricercatori hanno iniettato l'anticorpo nei topi con una mutazione genetica che conducesse alle placche cerebrali Alzheimer-simili, quindi hanno prelevato campioni di sangue poco prima e in differenti momenti successivi alla somministrazione dell'anticorpo. È stato così possibile definire che i campioni di sangue prelevati dopo la somministrazione di m266 danno una misurazione di beta amiloide che corrisponde alle quantità rivelate nel cervello degli animali. Un segnale incoraggiante. Sembra, infatti, possibile rilevare con significativo anticipo i primi sintomi di Alzheimer e con un semplice esame del sangue, facilmente realizzabile sulle persone anziane.Il passo successivo sarà quello di trovare una modalità per prevenire la malattia. Il sistema diagnostico, infatti, risulterebbe vano se non ci fosse alcun modo per prevenire il morbo. Ecco perché in parallelo molti studi sono alla ricerca di farmaci che rallentino o prevengano l'innescarsi dell'Alzheimer. Non solo. Il test per l'Alzheimer sembra poter essere utile anche per distinguere la malattia da altre forme di declino mentale, frequenti in età avanzata e un'altra possibilità da esplorare riguarda la possibilità che l'attività dell'anticorpo m266 possa essere utilizzata a scopo terapeutico.
Marco Malagutti
Fonte
Science 2002;295:2264-2267.
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La situazione attuale
Fino ad oggi, infatti, il solo modo di diagnosticare la malattia di Alzheimer è post mortem, quando cioé l'autopsia cerebrale è in grado di rivelare i depositi considerevoli di beta amiloide nel cervello. In alternativa il medico può fare affidamento sulla sintomatologia, peraltro sovrapponibile a quella di altre degenerazioni cerebrali. Inoltre recenti ricerche hanno evidenziato la possibilità di utilizzare mezzi di scansione cerebrale per rivelare i primi segnali patologici dell'Alzheimer. È evidente che qualora fosse possibile un esame del sangue altrettanto accurato sarebbe sicuramente preferibile rispetto alla diagnostica per immagini del cervello. Si è così rivelata provvidenziale la scoperta dell'anticorpo, chiamato m266, vista la sua capacità di trainare la beta amiloide dal cervello dei topi in circolo. Ma come hanno proceduto?
Studio e prospettive future
I ricercatori hanno iniettato l'anticorpo nei topi con una mutazione genetica che conducesse alle placche cerebrali Alzheimer-simili, quindi hanno prelevato campioni di sangue poco prima e in differenti momenti successivi alla somministrazione dell'anticorpo. È stato così possibile definire che i campioni di sangue prelevati dopo la somministrazione di m266 danno una misurazione di beta amiloide che corrisponde alle quantità rivelate nel cervello degli animali. Un segnale incoraggiante. Sembra, infatti, possibile rilevare con significativo anticipo i primi sintomi di Alzheimer e con un semplice esame del sangue, facilmente realizzabile sulle persone anziane.Il passo successivo sarà quello di trovare una modalità per prevenire la malattia. Il sistema diagnostico, infatti, risulterebbe vano se non ci fosse alcun modo per prevenire il morbo. Ecco perché in parallelo molti studi sono alla ricerca di farmaci che rallentino o prevengano l'innescarsi dell'Alzheimer. Non solo. Il test per l'Alzheimer sembra poter essere utile anche per distinguere la malattia da altre forme di declino mentale, frequenti in età avanzata e un'altra possibilità da esplorare riguarda la possibilità che l'attività dell'anticorpo m266 possa essere utilizzata a scopo terapeutico.
Marco Malagutti
Fonte
Science 2002;295:2264-2267.
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