Alla ricerca di indicatori

22 settembre 2006
Aggiornamenti e focus

Alla ricerca di indicatori



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I due aspetti chiave nella gestione della malattia di Alzheimer sono la diagnosi tempestiva e il trattamento efficace. Se si riescono soddisfare, in qualche modo, queste due condizioni, al malato possono essere garantiti un avanzamento più lento della malattia e una migliore qualità di vita. Ma nonostante i grandi progressi della ricerca, le soluzioni diagnostiche e terapeutiche in grado di arginare la malattia sono ancora lontane. Due nuovi studi appena pubblicati sugli Archives of Internal Medicine e sugli Archives of Neurology aprono la strada a due possibili indicatori della malattia: la perdita di peso e l'attività fisica.

Gli effetti della perdita di peso...


Il fatto è che la malattia di Alzheimer, come peraltro altre malattie neurodegenerative, è caratterizzata da un periodo silente, che può durare oltre dieci anni. Identificare segnali associati alla progressione della demenza potrebbe essere, perciò, di grande aiuto. Per quel che riguarda il primo aspetto, la perdita di peso, è noto che l'invecchiamento si accompagna normalmente a una ridotta domanda metabolica, a un minor appetito e a una ridotta stazza fisica e altezza. Ma quanto l'avanzare della malattia di Alzheimer interferisce sulla riduzione di peso correlata all'età? Nella fase tardiva la demenza di Alzheimer determina la perdita di un chilo di peso corporeo all'anno circa. La perdita di peso, a sua volta, è associata a una più rapida progressione della malattia. Detto questo, però, non è ancora chiaro quale sia l'esatta relazione. Lo studio degli Archives of Neurology ha preso in considerazione 449 soggetti over 65. Utilizzando i dati raccolti per il Memory and Aging Project (iniziato nel 1979), gli studiosi dell'Alzheimer's Disease Research Center statunitense hanno rilevato che fra i partecipanti alla ricerca a cui era stata diagnosticata la patologia (125), la media della perdita annuale di peso era passata da 272,16 g a 544,32 g in dodici mesi. In sostanza le persone con demenza sono ingrassate in media di circa 4 kg in meno rispetto ai partecipanti allo studio sani. Un biomarker importante? Sembrerebbe di sì. La speranza è quella di indagare sulla presenza di Alzheimer prima che i sintomi si manifestino e prima che la malattia divenga irreversibile. Sul perché esista questa associazione le ipotesi sono contrastanti. Quella psicosociale sostiene che, banalmente, gli individui affetti da demenza si dimentichino di mangiare o siano più depressi. Ipotesi non suffragata da prove. Così come l'ipotesi che l'appetito possa in qualche modo essere condizionato, rimane da dimostrare. Ma i dati disponibili sono ancora troppo preliminari.

...e quelli della ridotta attività


Per quanto riguarda l'altra questione di interesse quella dell'attività fisica, finora pochi studi vi si sono soffermati. Quello che si sa, spiega lo studio degli Archives of Internal Medicine, è che la performance fisica è associata alla performance cognitiva. Attività e cognizione si condizionano, infatti, l'una con l'altra, ed entrambi gli aspetti vanno naturalmente declinando con l'età. Lo studio ha cercato di identificare se una ridotta attività fisica preceda in qualche modo lo sviluppo di demenza, esaminando la relazione temporale tra i due fattori. Per verificarlo è stato effettuato uno studio prospettico su 2288 persone over 65 non affette da demenza. Il monitoraggio è durato dal 1994 fino al 2003. Nel periodo esaminato 319 partecipanti alla ricerca hanno sviluppato demenza, in 221 casi quella di Alzheimer. Ma l'aspetto più interessante dello studio è stato che per ogni punto di riduzione della performance fisica è stato rilevato un aumento del rischio di demenza, di Alzheimer e di declino nell'abilità cognitiva. Anche l'attività fisica scarsa, perciò, può essere un buon indicatore e può precedere l'instaurarsi della malattia. E quello che più importa una aumentata attività può ritardare lo svilupparsi della malattia. E se proprio non la si può debellare, almeno rallentarla non sarebbe male.

Marco Malagutti



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