16 febbraio 2003
Aggiornamenti e focus, Speciale Mal di testa
Emicrania sotto controllo
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Secondo alcuni pazienti ci si può convivere tranquillamente, ma non sono d'accordo gli esperti che ritengono invece esistano farmaci da banco di provata efficacia. Si parla del mal di testa un disturbo piuttosto diffuso, se si tiene conto che negli Stati Uniti colpisce in modo cronico 28 milioni di persone. Per questo due istituzioni statunitensi, American Academy of Family Physicians e American College of Physicians hanno elaborato linee guida aggiornate, pubblicate sull'ultimo numero degli Annals of Internal Medicine.
Secondo le nuove linee guida il trattamento di prima scelta restano ancora i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), a condizione che siano assunti non appena i sintomi compaiono. La loro efficacia così come la loro tollerabilità sono ormai accertati ed il loro utilizzo è di prima scelta qualsiasi sia il tipo di mal di testa, compresi gli attacchi più severi caratterizzati da dolore pulsante, nausea ed eccessiva sensibilità a luce e rumori. Aspirina e ibuprofene sono in testa alla lista perché a loro carico ci sono le evidenze principali. Se il dolore persiste si passa a farmaci venduti solo con prescrizione, si tratta dei triptani indiscutibilmente più forti, e quindi meno tollerabili, e più efficaci rispetto ai FANS, ma anche inevitabilmente più costosi. Naratriptan è in cima alla lista dell'efficacia, insieme ad altri principi attivi come rizatriptan, sumatriptan e zolmitriptan. Da non trascurare, inoltre, il sumatriptan sia sottocutaneo sia intranasale che ha avuto buoni riscontri, soprattutto per pazienti con complicazioni come nausea e vomito. Farmaci potenti ma anche più pericolosi. Vanno così tenuti in considerazione una serie di effetti collaterali che contemplano formicolio, sensazione di calore alla testa, vertigini, palpitazioni, senso di oppressione al torace e respiro affannoso. Nei pazienti con problemi cardiaci risultano controindicati anche se viene escluso un aumentato rischio di ischemia collegato alla loro assunzione. Esiste, infine, buona evidenza sull'efficacia e la sicurezza di alcuni alcaloidi dell'ergot, diidroergotamina per via nasale su tutti, in particolare in caso di attacchi molto forti. Bocciati gli oppioidi che, invece, non sembrano in grado di ridurre le emicranie e possono dare dipendenza.
In alcuni casi è vero. Ci sono pazienti per i quali è meglio, se possibile, prevenire, piuttosto che trattare i sintomi. In generale si tratta di pazienti che hanno le seguenti caratteristiche: attacchi emicranici almeno bimestrali; controindicazioni o scarsa efficacia del trattamento acuto; presenza di condizioni emicraniche particolari: come l'emicrania emiplegica o con aura persistente. Ma come si previene? I farmaci d'eccellenza, da utilizzare con le dovute cautele visto che l'emicrania non è la loro principale indicazione, sono farmaci antinfiammatori come il naprossene o alcuni beta-bloccanti, in genere utilizzati per la cura dell'ipertensione. Da considerare, infine, anche alcuni antidepressivi come l'amitriptilina. Quello che conta - concludono i ricercatori nel commento alle linee guida - a prescindere dal piano terapeutico adottato d'accordo con il proprio medico, la terapia deve essere "tagliata su misura" su ogni singolo paziente in virtù della frequenza degli attacchi, di altri sintomi e di specifiche intolleranze. Non solo. È di fondamentale importanza evitare alcune cause scatenanti come l'alcol, la caffeina, il cioccolato o lo stress e, soprattutto, non abusare dei farmaci a loro volta responsabili di mal di testa persistenti.
Marco Malagutti
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Attacchi acuti
Secondo le nuove linee guida il trattamento di prima scelta restano ancora i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), a condizione che siano assunti non appena i sintomi compaiono. La loro efficacia così come la loro tollerabilità sono ormai accertati ed il loro utilizzo è di prima scelta qualsiasi sia il tipo di mal di testa, compresi gli attacchi più severi caratterizzati da dolore pulsante, nausea ed eccessiva sensibilità a luce e rumori. Aspirina e ibuprofene sono in testa alla lista perché a loro carico ci sono le evidenze principali. Se il dolore persiste si passa a farmaci venduti solo con prescrizione, si tratta dei triptani indiscutibilmente più forti, e quindi meno tollerabili, e più efficaci rispetto ai FANS, ma anche inevitabilmente più costosi. Naratriptan è in cima alla lista dell'efficacia, insieme ad altri principi attivi come rizatriptan, sumatriptan e zolmitriptan. Da non trascurare, inoltre, il sumatriptan sia sottocutaneo sia intranasale che ha avuto buoni riscontri, soprattutto per pazienti con complicazioni come nausea e vomito. Farmaci potenti ma anche più pericolosi. Vanno così tenuti in considerazione una serie di effetti collaterali che contemplano formicolio, sensazione di calore alla testa, vertigini, palpitazioni, senso di oppressione al torace e respiro affannoso. Nei pazienti con problemi cardiaci risultano controindicati anche se viene escluso un aumentato rischio di ischemia collegato alla loro assunzione. Esiste, infine, buona evidenza sull'efficacia e la sicurezza di alcuni alcaloidi dell'ergot, diidroergotamina per via nasale su tutti, in particolare in caso di attacchi molto forti. Bocciati gli oppioidi che, invece, non sembrano in grado di ridurre le emicranie e possono dare dipendenza.
Prevenire è meglio che curare
In alcuni casi è vero. Ci sono pazienti per i quali è meglio, se possibile, prevenire, piuttosto che trattare i sintomi. In generale si tratta di pazienti che hanno le seguenti caratteristiche: attacchi emicranici almeno bimestrali; controindicazioni o scarsa efficacia del trattamento acuto; presenza di condizioni emicraniche particolari: come l'emicrania emiplegica o con aura persistente. Ma come si previene? I farmaci d'eccellenza, da utilizzare con le dovute cautele visto che l'emicrania non è la loro principale indicazione, sono farmaci antinfiammatori come il naprossene o alcuni beta-bloccanti, in genere utilizzati per la cura dell'ipertensione. Da considerare, infine, anche alcuni antidepressivi come l'amitriptilina. Quello che conta - concludono i ricercatori nel commento alle linee guida - a prescindere dal piano terapeutico adottato d'accordo con il proprio medico, la terapia deve essere "tagliata su misura" su ogni singolo paziente in virtù della frequenza degli attacchi, di altri sintomi e di specifiche intolleranze. Non solo. È di fondamentale importanza evitare alcune cause scatenanti come l'alcol, la caffeina, il cioccolato o lo stress e, soprattutto, non abusare dei farmaci a loro volta responsabili di mal di testa persistenti.
Marco Malagutti
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