17 aprile 2009
Aggiornamenti e focus
Cannabinoidi neuroprotettivi
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Tralasciando le questioni etiche sull'uso clinico della Cannabis sativa, è evidente l'interesse del mondo scientifico per i principi attivi presenti nella pianta e i loro effetti sul sistema nervoso. In particolare, per i possibili scopi terapeutici in patologie neurologiche come la sclerosi multipla, o per le lesioni provocate da traumi cranici o del midollo spinale, anche se non sono ancora chiari i meccanismi con cui viene svolta l'azione neuroprotettiva. Alcuni chiarimenti sono emersi da una ricerca, ben lontana da uno studio clinico su pazienti, condotto in Italia, presso l'IRCCS Fondazione Santa Lucia di Roma in collaborazione con l'Università di Teramo, i cui risultati sono stati pubblicati dal Journal of Neuroscience.
Gli endocannabinoidi, molecole lipidiche con ruolo di mediatori isolate nel cervello dei mammiferi, sono stati più volte messi in relazione alla regolazione dell'apoptosi cellulare, ai processi infiammatori e alle patologie neurodegenrative. Come gli analoghi di origine vegetale, quelli prodotti dall'organismo agiscono prevalentemente su due recettori specifici: recettori cannabinoidi di tipo 1 e di tipo 2 (CB1R e CB2R). Anche per questi ultimi non c'è una totale chiarezza sulla loro attività, per esempio è ben noto che il CB1R venga ampiamente espresso nel cervello mentre solo recentemente è stata osservata la presenza del CB2R in cellule nervose. Inoltre, si è sempre pensato che la maggior parte degli effetti degli endocannabinoidi nel sistema nervoso centrale fosse legata all'attivazione del CB1R, mentre il CB2R fosse limitato ad azioni antinfiammatorie. A queste evidenze si è aggiunta l'osservazione che il CB2R non è funzionalmente attivo in condizioni fisiologiche. I ricercatori italiani hanno studiato su modelli animali i due recettori confermando i precedenti risultati ma notando che se si verificava una lesione neuronale, l'espressione del CB2R aumentava in almeno metà dei neuroni lesionati. Inoltre, mentre la modulazione con agonisti (cannabinoidi) o antagonisti (che agiscono in senso inverso) del CB1R non sortiva alcun effetto sulla perdita di neuroni dopo la lesione, che morivano per apoptosi, la modulazione del CB2R era efficace nel migliorare la sopravvivenza della cellula.
In particolare, gli agonisti del CB2R incrementavano il numero di neuroni sopravvissuti, l'azione degli antagonisti tendeva a ridurlo. Gli autori hanno così ipotizzato nelle loro conclusioni che l'espressione e l'attivazione del CB2R nei neuroni lesionati rappresenti un'attività neuroprotettiva dal momento che la loro stimolazione riduce la morte cellulare per apoptosi. E' la prima volta che questo meccanismo viene messo in luce, finora documentato solo in vitro ed è anche la prima dimostrazione che effettivamente la stimolazione selettiva di questo recettore mediante cannabinoidi, permette di bloccare i processi degenerativi delle cellule neuronali innescati da una lesione cerebrale o midollare, migliorando in modo significativo il recupero neurologico. Risultati che gli stessi autori invitano a considerare come preliminari di una ricerca farmacologia tuttora in corso e che in questo studio trova un'ulteriore passaggio in avanti.
Simona Zazzetta
Fonte:
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Produzione propria
Gli endocannabinoidi, molecole lipidiche con ruolo di mediatori isolate nel cervello dei mammiferi, sono stati più volte messi in relazione alla regolazione dell'apoptosi cellulare, ai processi infiammatori e alle patologie neurodegenrative. Come gli analoghi di origine vegetale, quelli prodotti dall'organismo agiscono prevalentemente su due recettori specifici: recettori cannabinoidi di tipo 1 e di tipo 2 (CB1R e CB2R). Anche per questi ultimi non c'è una totale chiarezza sulla loro attività, per esempio è ben noto che il CB1R venga ampiamente espresso nel cervello mentre solo recentemente è stata osservata la presenza del CB2R in cellule nervose. Inoltre, si è sempre pensato che la maggior parte degli effetti degli endocannabinoidi nel sistema nervoso centrale fosse legata all'attivazione del CB1R, mentre il CB2R fosse limitato ad azioni antinfiammatorie. A queste evidenze si è aggiunta l'osservazione che il CB2R non è funzionalmente attivo in condizioni fisiologiche. I ricercatori italiani hanno studiato su modelli animali i due recettori confermando i precedenti risultati ma notando che se si verificava una lesione neuronale, l'espressione del CB2R aumentava in almeno metà dei neuroni lesionati. Inoltre, mentre la modulazione con agonisti (cannabinoidi) o antagonisti (che agiscono in senso inverso) del CB1R non sortiva alcun effetto sulla perdita di neuroni dopo la lesione, che morivano per apoptosi, la modulazione del CB2R era efficace nel migliorare la sopravvivenza della cellula.
Apoptosi fermata
In particolare, gli agonisti del CB2R incrementavano il numero di neuroni sopravvissuti, l'azione degli antagonisti tendeva a ridurlo. Gli autori hanno così ipotizzato nelle loro conclusioni che l'espressione e l'attivazione del CB2R nei neuroni lesionati rappresenti un'attività neuroprotettiva dal momento che la loro stimolazione riduce la morte cellulare per apoptosi. E' la prima volta che questo meccanismo viene messo in luce, finora documentato solo in vitro ed è anche la prima dimostrazione che effettivamente la stimolazione selettiva di questo recettore mediante cannabinoidi, permette di bloccare i processi degenerativi delle cellule neuronali innescati da una lesione cerebrale o midollare, migliorando in modo significativo il recupero neurologico. Risultati che gli stessi autori invitano a considerare come preliminari di una ricerca farmacologia tuttora in corso e che in questo studio trova un'ulteriore passaggio in avanti.
Simona Zazzetta
Fonte:
- Viscomi MT et al. Selective CB2 Receptor Agonism Protects Central Neurons from Remote Axotomy-Induced Apoptosis through the PI3K/Akt Pathway. The Journal of Neuroscience, April 8, 2009. 29(14):4564-4570
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