L'insonnia porta altri malanni

20 aprile 2006
Aggiornamenti e focus

L'insonnia porta altri malanni



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Apparentemente, la difficoltà di chi non dorme di notte, o dorme male, è restare svegli durante il giorno, essere efficienti e produttivi. Ma per l’organismo questo non basta a compensare quanto si è perso durante le ore preziose in cui avrebbe avuto modo di recuperare l’energia, ma non solo. Vale a dire che all’ovvia stanchezza e sonnolenza, si affiancano malesseri che non si risolvono con qualche caffè in più al mattino. Esistono, infatti, diverse linee di ricerca che studiano la relazione tra il sonno e alcune malattie. In questo scenario si inserisce il Progetto Morfeo che, giunto alla sua 6° Giornata del Dormiresano, rende conto anche quest’anno di quanto la comunità scientifica ha fatto in questa direzione. Ma non solo.

Ritmi sballati


Nell’ottica di capire se l’insonnia è una conseguenza o una causa di patologie mediche associate, una prima indicazione viene data nel rapporto tra insonnia e sistema ormonale. Entrano in gioco i ritmi circadiani scanditi dall’alternarsi del periodo di luce e buio che accompagnano il sonno: un sonno adeguato è sincronizzato con un ritmo circadiano equilibrato. Il funzionamento della ciclicità si sovrappone all’andamento dei livelli ematici di alcuni ormoni; per esempio il cortisolo è minimo nelle prime ore di sonno e ha un picco dalle 4 alle 6 del mattino; una variazione che, per esempio, non si verifica durante il riposino pomeridiano o comunque nel sonno diurno. L’ormone della crescita (GH) ha un picco nelle prime ore di sonno, la tireotropina (che controlla la tiroide) e la prolattina aumentano durante tutta la notte. Ma quando il sonno viene meno queste oscillazioni si alterano, per cui il cortisolo raggiunge più picchi, la tireotropina sale molto di più, la prolattina cala e il GH non ha il picco.
Non è un caso, quindi, che ci sia un’elevata incidenza di diabete tra uomini non soddisfatti del proprio sonno o che dormono poco. E nemmeno che nove studi epidemiologici riportano che un sonno breve o di scarsa qualità aumenti il rischio di obesità negli adulti e nei bambini.
Ma anche il sistema immunitario non resta indifferente alla mancanza di sonno: per esempio, nell’uomo riduce l’attività delle cellule natural killer e, nel topo, impedisce di sviluppare la memoria immunitaria quando viene in contatto con il virus influenzale. Il confronto con soggetti che dormono regolarmente ha evidenziato negli insonni un abbassamento dei livelli di interferone-gamma (rilasciato dai linfociti T) e un aumento dei livelli di interleuchina 4 (nei topi anche di interleuchina 1 e interleuchina 6).
Un’altro aspetto dell’insonnia è l’impatto sul sistema cardiovascolare, perché l’attività cardiaca viene modulata dal sonno in condizioni fisiologiche. Anche in questo caso durante il sonno si verifica un abbassamento della pressione sanguigna, del battito cardiaco e dell’attività del sistema nervoso autonomo; una variazione di questa condizione fisiologica si verifica nella fase REM, corrispondente al momento in cui si sogna e si registrano le cosiddette tempeste, in cui i tracciati dei parametri riportano picchi, e la pressione aumenta. Ebbene, se il sonno è disturbato da microrisvegli, da rumori, da apnea, si verifica un aumento dei suddetti parametri, che alla lunga affaticano il sistema cardiocircolatorio e che, nei pazienti in cui è già compromesso, può essere fatale. Infatti alcuni tipi di eventi cardiaci letali si verificano proprio in queste fasi della notte.

Umore nero e assonnato


L’attività del Progetto Morfeo si è articolata anche in una collaborazione con gli psichiatri, in quanto l’insonnia è uno dei sintomi più frequenti in diverse patologie psichiatriche: la depressione, il disturbo da ansia generalizzato, gli attacchi di panico, il disturbo post-traumatico da stress. Da un’indagine rivolta a 1350 specialisti è emerso un quadro di sottostima e di scarsa o mal gestita cura, spesso con il fai-da-te, che può andar bene per episodi sporadici, ma che, in un quadro psichiatrico, richiede una maggior attenzione. I disturbi del sonno sono uno degli strascichi comuni della depressione, secondo il 28% degli intervistati, ma possono anche annunciarla, per il 45,5%. E, viceversa, il 20-30% degli insonni è anche depresso e sono persone che hanno un rischio quattro volte più alto di sviluppare stati di ansia. La maggior parte degli psichiatri sostiene che l’insonnia va sempre cercata in presenza di disturbi dell’umore e gestita adeguatamente.

Simona Zazzetta



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