16 marzo 2007
Aggiornamenti e focus
Occhi aperti, naso chiuso
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Di motivi per dormire male ce ne sono moltissimi, non tutti riconducibili alla situazione politica o economica e, di conseguenza, all’umore. E tra quelli che non hanno a che vedere con la dimensione psicologica, ve n’è uno che solo recentemente è stato oggetto di uno studio mirato: la rinite allergica. E’ evidente che respirare male contribuisce a renderne più difficile il riposo notturno, ma finora si erano valutate, sul piano statistico, soltanto malattie a torto o a ragione ritenute più “importanti” come l’asma o l’apnea notturna. Così, un gruppo di ricercatori francesi ha interpellato 360 specialisti otorinolaringoiatri e allergologi, ripartiti sul territorio in modo da costituire un campione rappresentativo del paese. A ciascuno di essi è stato chiesto di selezionare pazienti che presentassero la rinite allergica in base alle classificazioni internazionali (il cosiddetto schema ARIA). Escludendo i casi in cui la diagnosi poteva essere viziata (per esempio il riscontro di polipi nasali o deviazioni del setto) sono stati identificati 591 pazienti rinitici da almeno un anno, donne al 47% e di età media pari a poco meno di 40 anni. In poco meno del 60% del campione, la rinite si presentava come persistente e medio-grave, e l’85% dei pazienti era trattato farmacologicamente per il disturbo. Il 24% circa presentava anche asma. Questi sono poi stati posti a confronto con un gruppo di controllo di 500 persone circa esenti dal disturbo.
La presenza e l’entità dell’insonnia sono state valutate attraverso appositi questionari validati, e sempre con lo stesso sistema si è accertata la presenza di alcune conseguenze tipiche dell’insonnia: l’ipersonnia, la sonnolenza diurna e, appunto, l’apnea notturna. Sono stati considerati anche aspetti più fini, come le prestazioni della memoria. Paragonando i diversi elementi, quando la rinite allergica è lieve, si tratti di tipo intermittente o persistente, la prevalenza dell’insonnia è simile a quella del gruppo di controllo. Se invece si tratta di malattia in forma moderata-grave, l’impatto è molto significativo: per esempio, solo il 14-16% di chi presenta rinite lieve lamenta risveglio notturni, ma la percentuale sale al 51-54% tra chi ha la forma grave. I casi di insonnia grave, poi, sono praticamente triplicati al peggiorare della rinite. La conferma è che le persone che assumono regolarmente sedativi e ipnotici è più che doppia tra i rinitici rispetto al gruppo di controllo.
I ricercatori fanno notare come significativo il fatto che le modalità di presentazione della malattia indicano poco. Avere la rinite intermittente non è una circostanza favorevole: quel che conta è la gravita. Siccome il controllo dei pazienti è durato un anno il risultato è senz’altro attendibile. Lo studio conclude che quando otorino, pneumologo o allergologo prendo in carico un rinitico dovrebbero valutare anche la qualità del sonno. D’altra parte, anche se non viene detto, il paziente dovrebbe forze tenere presente che è possibile che non siano tanto i farmaci antiallergici a determinare sonnolenza, sensazione di continua stanchezza e di mancanza di sonno, ma il disturbo stesso e che, quindi, autoridursi le cure non è esattamente una buona idea: si rischia anzi di peggiorare la propria condizione anche sotto questo aspetto.
Sveva Prati
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Rinite persistente e intermittente
La presenza e l’entità dell’insonnia sono state valutate attraverso appositi questionari validati, e sempre con lo stesso sistema si è accertata la presenza di alcune conseguenze tipiche dell’insonnia: l’ipersonnia, la sonnolenza diurna e, appunto, l’apnea notturna. Sono stati considerati anche aspetti più fini, come le prestazioni della memoria. Paragonando i diversi elementi, quando la rinite allergica è lieve, si tratti di tipo intermittente o persistente, la prevalenza dell’insonnia è simile a quella del gruppo di controllo. Se invece si tratta di malattia in forma moderata-grave, l’impatto è molto significativo: per esempio, solo il 14-16% di chi presenta rinite lieve lamenta risveglio notturni, ma la percentuale sale al 51-54% tra chi ha la forma grave. I casi di insonnia grave, poi, sono praticamente triplicati al peggiorare della rinite. La conferma è che le persone che assumono regolarmente sedativi e ipnotici è più che doppia tra i rinitici rispetto al gruppo di controllo.
Un aspetto che il medico deve valutare
I ricercatori fanno notare come significativo il fatto che le modalità di presentazione della malattia indicano poco. Avere la rinite intermittente non è una circostanza favorevole: quel che conta è la gravita. Siccome il controllo dei pazienti è durato un anno il risultato è senz’altro attendibile. Lo studio conclude che quando otorino, pneumologo o allergologo prendo in carico un rinitico dovrebbero valutare anche la qualità del sonno. D’altra parte, anche se non viene detto, il paziente dovrebbe forze tenere presente che è possibile che non siano tanto i farmaci antiallergici a determinare sonnolenza, sensazione di continua stanchezza e di mancanza di sonno, ma il disturbo stesso e che, quindi, autoridursi le cure non è esattamente una buona idea: si rischia anzi di peggiorare la propria condizione anche sotto questo aspetto.
Sveva Prati
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