L'uomo rischia doppio

26 marzo 2004
Aggiornamenti e focus

L'uomo rischia doppio



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In Italia ogni anno ci sono 5000 nuovi casi di Parkinson. Con una prevalenza che è di circa 100-150 casi ogni 100000 abitanti e aumenta se si considera la popolazione adulta sopra i 60-65 anni. Una malattia quindi di impatto considerevole, della quale si conoscono sempre meglio meccanismi e caratteristiche, al punto che se fino agli anni '70 la durata della malattia era di 10-12 anni, oggi l'aspettativa di vita dei pazienti è uguale a quella di chi non è ammalato. Ora, grazie a uno studio statunitense dei ricercatori dell'University of Virginia, si aggiunge un altro elemento, a lungo sospettato: il sesso maschile rischia 1,5 volte di più di sviluppare la malattia neurodegenerativa, anche se il perché non è chiaro.

Lo stile di vita maschile


La malattia è nota. Si tratta di una degenerazione della sostanza nera, area cerebrale responsabile della sintesi di un importante neuromediatore, la dopamina. Le manifestazioni cliniche principali sono un progressivo rallentamento dei movimenti volontari, la presenza di tremore e la rigidità muscolare. Per quanto sempre più si sappia sui meccanismi ancora sfuggono le cause. Un dato, che aggiunge importanza ai risultati di questo studio, nel quale i ricercatori hanno raccolto i dati sui nuovi casi di malattia registrati tra il 1989 e il 1999 in diversi paesi tra cui Usa, Cina, Italia, Spagna, Polonia e Finlandia. L'incidenza della malattia riflette il numero di nuovi casi sviluppati o diagnosticati durante uno specifico periodo di tempo all'interno di una certa popolazione. È stato così possibile definire un rischio di 1,5 volte maggiore nel sesso maschile. Quanto alle cause, è possibile che si tratti di un fattore di rischio in sé oppure che sia marker di altri fattori cui gli uomini sono più esposti delle donne. L'ipotesi dei ricercatori è che si possa parlare di una sorta di stile di vita maschile che espone di più alla malattia. Il sesso forte, infatti entrerebbe più facilmente in contatto con agenti chimici dannosi e sarebbe più frequentemente vittima di traumi cranici (basti pensare a sport come il pugilato). L'altra ipotesi, cioè che sia il sesso in sé la causa, attribuisce agli estrogeni, cioè gli ormoni femminili, un ruolo protettivo contro le malattie neurologiche in età avanzata, estrogeni che all'uomo difettano. Ulteriori elementi alla comprensione delle cause della malattia vengono da un altro studio, condotto su 1339 soggetti anziani, che ha evidenziato come fumatori e consumatori di caffè abbiano un ridotto rischio a sviluppare il parkinsonismo. Uno studio che suggella una precedente metanalisi degli Annals of Neurology, dalla quale era emersa un'analoga associazione, ma anche in questo caso per ragioni misteriose.

Marco Malagutti



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