19 gennaio 2007
Aggiornamenti e focus
La scienza dell'etica?
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L'esplorazione della psiche umana non si ferma più ai soli comportamenti e all'analisi di questi dal punto di vista psicologico; in questa ottica guadagnano spazi di competenza altre discipline che osservano i fenomeni biologici concomitanti e sottostanti ai comportamenti studiati.In questa direzione, diversificata sul piano degli strumenti di osservazione, si sono mosse le ricerche che hanno cercato di comprendere le scelte e i comportamenti etici. L'obiettivo è quello di dimostrare, o di capire, la base biologica del ragionamento etico e morale nell'uomo.
Nel 2006 due ricercatori canadesi hanno pubblicato su Science i risultati di un esperimento alquanto originale che esplorava la correlazione tra purezza morale e fisica sul piano puramente psicologico. Ispirandosi alla tragedia shakespeariana hanno coniato il termine effetto Macbeth vale a dire la tendenza di alcuni soggetti a orientarsi verso tematiche o azioni legate alla pulizia e all'igiene se messi a contatto con esperienze o vissuti non etici. Ai volontari è stato chiesto infatti di descrivere un evento non etico del loro passato e poi di completare delle parole a cui mancavano delle lettere. La tendenza era di aggiungere lettere che componevano parole, ovviamente in lingua inglese, legate alla pulizia: s - - p, diventava soap (sapone) e non step (gradino), oppure w - - s diventava wash (lavare) e non wish (desiderio). Questa tendenza era più forte in queste persone rispetto ad altre alle quali veniva chiesto di ricordare un'azione etica. Un altro risultato coerente a questo si otteneva proponendo ai volontari di dare un resoconto di un fatto non etico e poi di proporre l'opportunità di aiutare uno studente in difficoltà con un compito. Ebbene se il volontario aveva la possibilità di lavarsi le mani diminuivano le probabilità che avrebbe aiutato lo studente. Gli autori ipotizzavano che il lavaggio inconsciamente cancellava la macchia morale (la macchia di sangue di cui parla Lady Macbeth, per l'appunto) riducendo il bisogno di compensare il passato con un azione altruistica.
Questi studi, più tradizionalmente psicologici, si affiancano all'attività di un centro universitario nato a Princeton nel 1998, Center for the Study of Brain, Mind and Behavior dove è stato studiato, tra le altre cose, il ruolo dell'emozione e della ragione nel formulare valutazioni morali dell'azione che si svolge. Ma questa volta i ricercatori si sono avvalsi della tecnologia di imaging basata sulla risonanza magnetica, sempre più diffusa in questo genere di esperimenti. Ai volontari è stato chiesto come avrebbero risposto in due circostanze leggermente diverse. Nella prima il soggetto osserva cinque persone su un carrello in corsa su un binario verso un precipizio, che si possono salvare se il soggetto usa una leva che aziona uno scambio e devia il percorso del convoglio. Ma così facendo ucciderà una persona che si trova sull'altro binario. La maggior parte del campione afferma che avrebbe azionato la leva. In una seconda circostanza, i volontari devono immaginarsi che, anziché con la leva, possono bloccare il carrello spingendo un uomo particolarmente grasso sulle rotaie che ne bloccherà la corsa: cinque persone si salvano e una muore. La maggior parte dei soggetti non avrebbe compiuto l'azione dovendo compiere un'azione che in modo più diretto causerà la morte di una persona. Sottoponendo i volontari a risonanza magnetica durante l'esperimento si osservò che nella seconda situazione si attivavano maggiormente le aree cerebrali implicate nei processi emozionali, più di quanto accadeva di fronte alla scelta di spostare una leva. Dati simili vennero raccolti in un altro lavoro in cui venivano mostrate immagini decisamente disturbanti, ma in un caso a contenuto esplicitamente morale, come guerre, aggressioni fisiche in un altro del tutto prive, come ferite su un corpo o animali pericolosi. Ancora una volta la risonanza magnetica rivelò una diversa distribuzione dell'attività cerebrale, ma con aree di sovrapposizione tra le due. Ben lontani dal dare giudizi di valore su ciò che è giusto o sbagliato, i vari autori concordano nel riconoscere una distinzione tra una risposta etica e una risposta emotiva, ma non una netta separazione biologica tra esse. Si tratta di un approccio piuttosto recente, infatti, se finora l'analisi etica della scienza e della medicina ha ricevuto le maggiori attenzioni dell'opinione pubblica e della ricerca scientifica, la tendenza va ora in una direzione opposta: offrire un'analisi scientifica dei processi decisionali che conducono a scelte etiche.
Simona Zazzetta
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"Me ne lavo le mani"?
Nel 2006 due ricercatori canadesi hanno pubblicato su Science i risultati di un esperimento alquanto originale che esplorava la correlazione tra purezza morale e fisica sul piano puramente psicologico. Ispirandosi alla tragedia shakespeariana hanno coniato il termine effetto Macbeth vale a dire la tendenza di alcuni soggetti a orientarsi verso tematiche o azioni legate alla pulizia e all'igiene se messi a contatto con esperienze o vissuti non etici. Ai volontari è stato chiesto infatti di descrivere un evento non etico del loro passato e poi di completare delle parole a cui mancavano delle lettere. La tendenza era di aggiungere lettere che componevano parole, ovviamente in lingua inglese, legate alla pulizia: s - - p, diventava soap (sapone) e non step (gradino), oppure w - - s diventava wash (lavare) e non wish (desiderio). Questa tendenza era più forte in queste persone rispetto ad altre alle quali veniva chiesto di ricordare un'azione etica. Un altro risultato coerente a questo si otteneva proponendo ai volontari di dare un resoconto di un fatto non etico e poi di proporre l'opportunità di aiutare uno studente in difficoltà con un compito. Ebbene se il volontario aveva la possibilità di lavarsi le mani diminuivano le probabilità che avrebbe aiutato lo studente. Gli autori ipotizzavano che il lavaggio inconsciamente cancellava la macchia morale (la macchia di sangue di cui parla Lady Macbeth, per l'appunto) riducendo il bisogno di compensare il passato con un azione altruistica.
Scelte emozionali
Questi studi, più tradizionalmente psicologici, si affiancano all'attività di un centro universitario nato a Princeton nel 1998, Center for the Study of Brain, Mind and Behavior dove è stato studiato, tra le altre cose, il ruolo dell'emozione e della ragione nel formulare valutazioni morali dell'azione che si svolge. Ma questa volta i ricercatori si sono avvalsi della tecnologia di imaging basata sulla risonanza magnetica, sempre più diffusa in questo genere di esperimenti. Ai volontari è stato chiesto come avrebbero risposto in due circostanze leggermente diverse. Nella prima il soggetto osserva cinque persone su un carrello in corsa su un binario verso un precipizio, che si possono salvare se il soggetto usa una leva che aziona uno scambio e devia il percorso del convoglio. Ma così facendo ucciderà una persona che si trova sull'altro binario. La maggior parte del campione afferma che avrebbe azionato la leva. In una seconda circostanza, i volontari devono immaginarsi che, anziché con la leva, possono bloccare il carrello spingendo un uomo particolarmente grasso sulle rotaie che ne bloccherà la corsa: cinque persone si salvano e una muore. La maggior parte dei soggetti non avrebbe compiuto l'azione dovendo compiere un'azione che in modo più diretto causerà la morte di una persona. Sottoponendo i volontari a risonanza magnetica durante l'esperimento si osservò che nella seconda situazione si attivavano maggiormente le aree cerebrali implicate nei processi emozionali, più di quanto accadeva di fronte alla scelta di spostare una leva. Dati simili vennero raccolti in un altro lavoro in cui venivano mostrate immagini decisamente disturbanti, ma in un caso a contenuto esplicitamente morale, come guerre, aggressioni fisiche in un altro del tutto prive, come ferite su un corpo o animali pericolosi. Ancora una volta la risonanza magnetica rivelò una diversa distribuzione dell'attività cerebrale, ma con aree di sovrapposizione tra le due. Ben lontani dal dare giudizi di valore su ciò che è giusto o sbagliato, i vari autori concordano nel riconoscere una distinzione tra una risposta etica e una risposta emotiva, ma non una netta separazione biologica tra esse. Si tratta di un approccio piuttosto recente, infatti, se finora l'analisi etica della scienza e della medicina ha ricevuto le maggiori attenzioni dell'opinione pubblica e della ricerca scientifica, la tendenza va ora in una direzione opposta: offrire un'analisi scientifica dei processi decisionali che conducono a scelte etiche.
Simona Zazzetta
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