09 dicembre 2003
Aggiornamenti e focus
Alimentazione animale
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Ovvero: di che cosa si nutrono gli animali che finiscono poi, direttamente o indirettamente, nel nostro piatto.
La questione non è di poco conto perché solleva questioni riguardanti la sicurezza, in termini di salute, di tutti i cittadini italiani, prima, e ora anche europei.
Lo scenario coinvolge diverse figure, del mondo istituzionale e di quello industriale, necessariamente corresponsabili del rispetto delle norme.
Per fare chiarezza sulla situazione presente e futura, Assalzoo (Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici) ha organizzato una tavola rotonda con tutte le parti in causa.
Pretesto per l'incontro un'indagine del CIRM, dalla quale risulta che la fiducia degli Italiani nei controlli effettuati sugli alimenti non è ancora incondizionata. Il livello di fiducia è cresciuto molto da quando la Comunità Europea ha emanato norme severe contro la diffusione delle malattie. Resta invece scarsa la fiducia in quelli che sono gli autocontrolli effettuati dai produttori.
Premesso che in Italia non si sono mai verificate delle vere emergenze (i casi sanitari più clamorosi sono esplosi in Inghilterra e Belgio), bisogna considerare anche la grande attenzione che da sempre il nostro paese riserva ai cibi. Una cultura nata in epoca rurale che fatica a integrarsi con la modernizzazione tecnologica. È difficile fidarsi di ciò che non si conosce e, con la rottura tra mondo contadino e mondo cittadino, all'italiano mancano proprio le conoscenze su quelli che sono i processi di produzione animale attuali. A ciò si devono aggiungere alcuni pregiudizi che tendono a considerare "sofisticato" e quindi potenzialmente pericoloso ciò che non origina da un processo "naturale".
Gli allevamenti industriali invece, rispetto alle fattorie del dopoguerra, hanno un indice di sicurezza e igiene nettamente superiore. Gli animali non sono più lasciati liberi di scorazzare nutrendosi di tutto ciò che trovano, ma seguono una dieta ben studiata, adatta all'età e alla specie. Tra l'altro le farine animali non si usano più da anni nell'alimentazione dei bovini, ma il campione intervistato dal CIRM lo ignorava. L'aver costretto maiali, mucche e galline in locali appositi è un progresso enorme: consente controlli costanti e, soprattutto, una pulizia puntuale. Forse molti l'hanno dimenticato, ma è proprio dal contatto dell'animale con i suoi stessi escrementi che derivava il rischio maggiore di trasmissione di malattie all'uomo.
Gli animali d'allevamento sono sicuramente nutriti meglio di noi perché costretti a seguire una dieta bilanciata, completa dei nutrienti che a loro servono, senza poter eccedere nell'apporto calorico. Infatti, il 97% degli incidenti dovuti al cibo matura in ambiente domestico, quasi sempre per errori nella conservazione degli alimenti deperibili.
I progressi della zootecnia negli ultimi 30 anni hanno incrementato la qualità di carni, latticini e uova, diminuendone nel contempo il costo per il consumatore finale. L'Italia può considerarsi autosufficiente e ben nutrita ma deve ancora affrontare due problemi.
Il primo, di più semplice soluzione, consiste nel non confondere la sicurezza con la qualità. Qualità elevata significa, spesso, un prodotto di nicchia, in cui la lavorazione e le materie prime impiegate, unite a una produzione su scala ridotta, fanno aumentare il prezzo finale. Diverso è il discorso della sicurezza: con le regole rigide, sia italiane che europee, e gli standard qualitativi che le aziende moderne possono raggiungere, tutta la filiera della produzione deve essere sicura. Dal cibo prodotto per alimentare gli animali, alla preparazione di carne e latticini, al trasporto e alla distribuzione. Un alimento deve nascere sicuro per la salute e restare tale finché arriva sullo scaffale del supermercato,indipendentemente che si tratti di un prodotto economico o di uno più costoso.
Il secondo problema è quello dell'integrazione delle normative sulla sicurezza a livello di tutti gli stati membri, ivi inclusi quelli più tecnologicamente arretrati che entreranno nella Comunità europea a metà del prossimo anno. È lecito aspettarsi, almeno all'inizio, un livellamento verso il basso della qualità delle merci circolanti. E più che controlli e repressioni servirà tanta educazione: insegnare ai propri figli portandoli a visitare le fattorie moderne, insegnare agli altri popoli perché oggi i consumatori non si accontentano più di un cibo gustoso, ma lo vogliono anche sicuro e, magari , di ottima qualità.
Elisa Lucchesini
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
La questione non è di poco conto perché solleva questioni riguardanti la sicurezza, in termini di salute, di tutti i cittadini italiani, prima, e ora anche europei.
Lo scenario coinvolge diverse figure, del mondo istituzionale e di quello industriale, necessariamente corresponsabili del rispetto delle norme.
Per fare chiarezza sulla situazione presente e futura, Assalzoo (Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici) ha organizzato una tavola rotonda con tutte le parti in causa.
Pretesto per l'incontro un'indagine del CIRM, dalla quale risulta che la fiducia degli Italiani nei controlli effettuati sugli alimenti non è ancora incondizionata. Il livello di fiducia è cresciuto molto da quando la Comunità Europea ha emanato norme severe contro la diffusione delle malattie. Resta invece scarsa la fiducia in quelli che sono gli autocontrolli effettuati dai produttori.
Premesso che in Italia non si sono mai verificate delle vere emergenze (i casi sanitari più clamorosi sono esplosi in Inghilterra e Belgio), bisogna considerare anche la grande attenzione che da sempre il nostro paese riserva ai cibi. Una cultura nata in epoca rurale che fatica a integrarsi con la modernizzazione tecnologica. È difficile fidarsi di ciò che non si conosce e, con la rottura tra mondo contadino e mondo cittadino, all'italiano mancano proprio le conoscenze su quelli che sono i processi di produzione animale attuali. A ciò si devono aggiungere alcuni pregiudizi che tendono a considerare "sofisticato" e quindi potenzialmente pericoloso ciò che non origina da un processo "naturale".
Gli allevamenti industriali invece, rispetto alle fattorie del dopoguerra, hanno un indice di sicurezza e igiene nettamente superiore. Gli animali non sono più lasciati liberi di scorazzare nutrendosi di tutto ciò che trovano, ma seguono una dieta ben studiata, adatta all'età e alla specie. Tra l'altro le farine animali non si usano più da anni nell'alimentazione dei bovini, ma il campione intervistato dal CIRM lo ignorava. L'aver costretto maiali, mucche e galline in locali appositi è un progresso enorme: consente controlli costanti e, soprattutto, una pulizia puntuale. Forse molti l'hanno dimenticato, ma è proprio dal contatto dell'animale con i suoi stessi escrementi che derivava il rischio maggiore di trasmissione di malattie all'uomo.
Gli animali d'allevamento sono sicuramente nutriti meglio di noi perché costretti a seguire una dieta bilanciata, completa dei nutrienti che a loro servono, senza poter eccedere nell'apporto calorico. Infatti, il 97% degli incidenti dovuti al cibo matura in ambiente domestico, quasi sempre per errori nella conservazione degli alimenti deperibili.
I progressi della zootecnia negli ultimi 30 anni hanno incrementato la qualità di carni, latticini e uova, diminuendone nel contempo il costo per il consumatore finale. L'Italia può considerarsi autosufficiente e ben nutrita ma deve ancora affrontare due problemi.
Il primo, di più semplice soluzione, consiste nel non confondere la sicurezza con la qualità. Qualità elevata significa, spesso, un prodotto di nicchia, in cui la lavorazione e le materie prime impiegate, unite a una produzione su scala ridotta, fanno aumentare il prezzo finale. Diverso è il discorso della sicurezza: con le regole rigide, sia italiane che europee, e gli standard qualitativi che le aziende moderne possono raggiungere, tutta la filiera della produzione deve essere sicura. Dal cibo prodotto per alimentare gli animali, alla preparazione di carne e latticini, al trasporto e alla distribuzione. Un alimento deve nascere sicuro per la salute e restare tale finché arriva sullo scaffale del supermercato,indipendentemente che si tratti di un prodotto economico o di uno più costoso.
Il secondo problema è quello dell'integrazione delle normative sulla sicurezza a livello di tutti gli stati membri, ivi inclusi quelli più tecnologicamente arretrati che entreranno nella Comunità europea a metà del prossimo anno. È lecito aspettarsi, almeno all'inizio, un livellamento verso il basso della qualità delle merci circolanti. E più che controlli e repressioni servirà tanta educazione: insegnare ai propri figli portandoli a visitare le fattorie moderne, insegnare agli altri popoli perché oggi i consumatori non si accontentano più di un cibo gustoso, ma lo vogliono anche sicuro e, magari , di ottima qualità.
Elisa Lucchesini
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