14 settembre 2007
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A molti, proprio non sono mai piaciuti, i coloranti e gli additivi alimentari. Già alla fine degli anni settanta del secolo scorso c'era chi rifiutava le aranciate troppo colorate, per dirne una. Una quarantina di anni fa, del resto, l'allergologo Ben F. Feingold, primario del Kaiser Permanente Medical Center, importante struttura statunitense, aveva mostrato che molte manifestazioni allergiche venivano ridotte attraverso una dieta che eliminava gli additivi alimentari e, contestualmente, osservò anche un effetto su aspetti comportamentali. Per la precisione si trattava di quelli che di lì a breve sarebbero divenuti il fulcro dell'arcinota ADHD: irrequietezza e scarsa attenzione. E di qui si passa a uno studio recentemente apparso su Lancet, che proprio a quelle osservazioni, e ad altre successive, si ricollega.
I ricercatori, rispetto alle prime esperienze di Feingold, hanno fatto il percorso inverso. Hanno cioè provato a valutare gli effetti comportamentali degli additivi e dei conservanti su due gruppi di bambini di due diverse fasce di età (3-4 anni e 8-9 anni) precedentemente sottoposti a una dieta priva di queste sostanze che, per inciso, si trovano nei dolciumi e nelle bibite, è vero, ma anche altrove. La provocazione, come si dice tecnicamente, era costituita da una bibita, indistinguibile da un normale succo di frutta che poteva contenere o due diverse miscele di coloranti e conservante oppure nulla del tutto (placebo). Per i più piccoli la dose di additivi corrispondeva a quella contenuta in due merendine da 56 grammi, mentre quelle preparate per il gruppo di 8-9 anni corrispondeva a due sacchetti di dolciumi e nell'altro a quattro. I bambini di entrambi i gruppi di età (divisi praticamente a metà tra maschi e femmine) ricevevano per una settimana il succo placebo, poi per una settimana uno dei due succhi additivati, poi di nuovo il placebo, allo scopo di evitare che le somministrazioni dei due succhi sommassero i loro eventuali effetti. La valutazione del comportamento è stata condotta servendosi di diversi strumenti, volti a valutare sia l'iperattività sia la capacità di attenzione (nei più grandi) raccogliendo oltre che risposte dirette, anche le osservazioni di genitori e insegnanti. Infine, è importante segnalare che il campione dei bambini era rappresentativo della popolazione generale, non soltanto dei bambini che comunque già potevano essere considerati candidati alla diagnosi di ADHD. La valutazione veniva condotta alla fine di ciascuna settimana e il punteggio calcolato sottraendo a quello rilevato al momento dell'inizio dello studio, considerato il dato di partenza.
Per venire al dunque, effettivamente si è registrato un aumento dei sintomi, per così dire, dell'ADHD dopo l'assunzione delle bevande additivate, ma non dopo il placebo. Nei più grandicelli la differenza si presentava con entrambe le bevande additivate, mentre nei più piccoli solo con una delle due, circostanza che i ricercatori attribuiscono all'estrema variabilità individuale riscontrata in questa fascia di età. L'entità dell'effetto peraltro, corrisponde a quella rilevata negli studi precedenti, e anche in una metanalisi che ha riesaminato tutte le ricerche ben fatte sull'argomento. Molti a questo punto si chiederanno quali fossero effettivamente gli additivi messi alla prova e, quindi, eccoli: sunset yellow, carmoisina, tartrazina, rosso ponceau, quinoline yellow, e allura red come coloranti, sodio benzoato quale conservante. Ma è inutile cercarli nelle merendine italiche, non ci sono. Il discorso cambia per alcune bibite, non i succhi di frutta, comunque, e magari per caramelle e pastigliaggi vari. Ma queste cose andrebbero consumate con molta parsimonia, anche a prescindere dai coloranti.
Maurizio Imperiali
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...e inoltre su Dica33:
Aggiungendo l'additivo...
I ricercatori, rispetto alle prime esperienze di Feingold, hanno fatto il percorso inverso. Hanno cioè provato a valutare gli effetti comportamentali degli additivi e dei conservanti su due gruppi di bambini di due diverse fasce di età (3-4 anni e 8-9 anni) precedentemente sottoposti a una dieta priva di queste sostanze che, per inciso, si trovano nei dolciumi e nelle bibite, è vero, ma anche altrove. La provocazione, come si dice tecnicamente, era costituita da una bibita, indistinguibile da un normale succo di frutta che poteva contenere o due diverse miscele di coloranti e conservante oppure nulla del tutto (placebo). Per i più piccoli la dose di additivi corrispondeva a quella contenuta in due merendine da 56 grammi, mentre quelle preparate per il gruppo di 8-9 anni corrispondeva a due sacchetti di dolciumi e nell'altro a quattro. I bambini di entrambi i gruppi di età (divisi praticamente a metà tra maschi e femmine) ricevevano per una settimana il succo placebo, poi per una settimana uno dei due succhi additivati, poi di nuovo il placebo, allo scopo di evitare che le somministrazioni dei due succhi sommassero i loro eventuali effetti. La valutazione del comportamento è stata condotta servendosi di diversi strumenti, volti a valutare sia l'iperattività sia la capacità di attenzione (nei più grandi) raccogliendo oltre che risposte dirette, anche le osservazioni di genitori e insegnanti. Infine, è importante segnalare che il campione dei bambini era rappresentativo della popolazione generale, non soltanto dei bambini che comunque già potevano essere considerati candidati alla diagnosi di ADHD. La valutazione veniva condotta alla fine di ciascuna settimana e il punteggio calcolato sottraendo a quello rilevato al momento dell'inizio dello studio, considerato il dato di partenza.
...la situazione cambia
Per venire al dunque, effettivamente si è registrato un aumento dei sintomi, per così dire, dell'ADHD dopo l'assunzione delle bevande additivate, ma non dopo il placebo. Nei più grandicelli la differenza si presentava con entrambe le bevande additivate, mentre nei più piccoli solo con una delle due, circostanza che i ricercatori attribuiscono all'estrema variabilità individuale riscontrata in questa fascia di età. L'entità dell'effetto peraltro, corrisponde a quella rilevata negli studi precedenti, e anche in una metanalisi che ha riesaminato tutte le ricerche ben fatte sull'argomento. Molti a questo punto si chiederanno quali fossero effettivamente gli additivi messi alla prova e, quindi, eccoli: sunset yellow, carmoisina, tartrazina, rosso ponceau, quinoline yellow, e allura red come coloranti, sodio benzoato quale conservante. Ma è inutile cercarli nelle merendine italiche, non ci sono. Il discorso cambia per alcune bibite, non i succhi di frutta, comunque, e magari per caramelle e pastigliaggi vari. Ma queste cose andrebbero consumate con molta parsimonia, anche a prescindere dai coloranti.
Maurizio Imperiali
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