18 novembre 2004
Aggiornamenti e focus
Tumore renale battuto dal vaccino
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È fra i tumori a più alta sopravvivenza, fino al 75%, e dai dati dell'Istituto Superiore di Sanità in costante miglioramento, ora da uno studio pubblicato su Lancet sembra che il cancro al rene possa essere curato grazie all'aiuto di un vaccino, il cui brevetto è stato depositato nel 2000 da una società di biotecnologie tedesca. Dopo i risultati positivi nelle prime fasi di studio, sono arrivate le conferme nella fase III della sperimentazione, quella condotta sui pazienti.
Una premessa è d'obbligo. Il carcinoma renale è uno dei meno diffusi, colpisce solo il 3% degli adulti ma mentre oltre il 50% di questi tumori sono confinati all'organo e non possono progredire oltre, ne esiste una buona percentuale per i quali, dopo la terapia chirurgica, non c'è alcun trattamento efficace ai fini della sopravvivenza. Un ruolo fondamentale nell'aggressione e nella distruzione del tumore è svolto dall'attività del sistema immunitario del malato, come provato da precedenti studi, quindi i ricercatori hanno puntato ad aiutare e potenziare questa azione di killer delle cellule tumorali.
Ma come? I ricercatori hanno somministrato a una parte dei 558 pazienti di 55 centri medici in attesa di essere operati, un vaccino realizzato con cellule tumorali prelevate dai malati stessi. Sei iniezioni a intervalli di quattro settimane dopo l'asportazione del tumore, la cura proposta. Un periodo particolarmente difficile - come puntualizza un editoriale di supporto - visto la carenza di approcci, ma anche ricco di opportunità dal punto di vista immunologico. I risultati sono stati sorprendenti. A cinque anni dalla terapia i dati riferiti a 379 pazienti evidenziano percentuali di sopravvivenza del 77% per i pazienti vaccinati. Nel gruppo di pazienti che, invece, non avevano ricevuto il vaccino era sopravvissuto il 68%. E il vaccino si è dimostrato ben tollerato con solo 12 reazioni avverse e con risultati migliori per i pazienti in fase di malattia più avanzata. Un dato che ha portato i ricercatori a suggerire questo trattamento nei casi in cui il tumore renale superi i 2,5 centimetri di grandezza. I commenti alla notizia sono stati contrastanti. Se, infatti, gli editorialisti di Lancet parlano di un grande passo avanti nel settore dell'immunologia, altri sono stati più cauti. È il caso del rappresentante dell'American Cancer Society, secondo il quale i risultati della ricerca non sono conclusivi ed è ancora lunga la strada da fare per sapere quanto siano efficaci questi vaccini contro questo tipo di cancro. Ed in effetti gli studi in materia stanno fiorendo in tutto il mondo. Oltre a quelli tedeschi vanno segnalati gli studi del John Hopkins Oncology Center (Stati Uniti), dove le cellule tumorali prelevate dai pazienti sono state irradiate, in modo che non potessero più riprodursi, e sono state modificate inserendo il gene responsabile della sintesi di un fattore che stimola potentemente il sistema immunitario.
Marco Malagutti
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...e inoltre su Dica33:
Una premessa è d'obbligo. Il carcinoma renale è uno dei meno diffusi, colpisce solo il 3% degli adulti ma mentre oltre il 50% di questi tumori sono confinati all'organo e non possono progredire oltre, ne esiste una buona percentuale per i quali, dopo la terapia chirurgica, non c'è alcun trattamento efficace ai fini della sopravvivenza. Un ruolo fondamentale nell'aggressione e nella distruzione del tumore è svolto dall'attività del sistema immunitario del malato, come provato da precedenti studi, quindi i ricercatori hanno puntato ad aiutare e potenziare questa azione di killer delle cellule tumorali.
Quattro iniezioni dopo l'intervento
Ma come? I ricercatori hanno somministrato a una parte dei 558 pazienti di 55 centri medici in attesa di essere operati, un vaccino realizzato con cellule tumorali prelevate dai malati stessi. Sei iniezioni a intervalli di quattro settimane dopo l'asportazione del tumore, la cura proposta. Un periodo particolarmente difficile - come puntualizza un editoriale di supporto - visto la carenza di approcci, ma anche ricco di opportunità dal punto di vista immunologico. I risultati sono stati sorprendenti. A cinque anni dalla terapia i dati riferiti a 379 pazienti evidenziano percentuali di sopravvivenza del 77% per i pazienti vaccinati. Nel gruppo di pazienti che, invece, non avevano ricevuto il vaccino era sopravvissuto il 68%. E il vaccino si è dimostrato ben tollerato con solo 12 reazioni avverse e con risultati migliori per i pazienti in fase di malattia più avanzata. Un dato che ha portato i ricercatori a suggerire questo trattamento nei casi in cui il tumore renale superi i 2,5 centimetri di grandezza. I commenti alla notizia sono stati contrastanti. Se, infatti, gli editorialisti di Lancet parlano di un grande passo avanti nel settore dell'immunologia, altri sono stati più cauti. È il caso del rappresentante dell'American Cancer Society, secondo il quale i risultati della ricerca non sono conclusivi ed è ancora lunga la strada da fare per sapere quanto siano efficaci questi vaccini contro questo tipo di cancro. Ed in effetti gli studi in materia stanno fiorendo in tutto il mondo. Oltre a quelli tedeschi vanno segnalati gli studi del John Hopkins Oncology Center (Stati Uniti), dove le cellule tumorali prelevate dai pazienti sono state irradiate, in modo che non potessero più riprodursi, e sono state modificate inserendo il gene responsabile della sintesi di un fattore che stimola potentemente il sistema immunitario.
Marco Malagutti
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