27 marzo 2009
Aggiornamenti e focus
Colon-retto trascurato
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Il messaggio che la diagnosi precoce è determinante per combattere tumori frequenti come quelli della mammella o della prostata o della cervice uterina dovrebbe essere acquisito. Sembra lo sia di meno invece per un'altra neoplasia che pure è al terzo posto nel mondo per incidenza e al secondo posto in Europa tra i "big killer", con circa 500 morti al giorno (e oltre 400.000 nuovi casi all'anno): il tumore del colon-retto. Eppure a differenza di altri tipi di cancro più del 90% dei malati potrebbe andare incontro a remissione grazie a diagnosi precoce e terapia tempestiva: lo screening è fondamentale, ma su questo come sull'accesso alle terapie più avanzate in Europa c'è grande disomogeneità tra paesi e all'interno degli stessi, come emerge da un rapporto realizzato dalla London School of Economics presentato a Milano.
In Italia differenze nord-sud
La ricerca ha riguardato 17 paesi europei più l'Australia come confronto non europeo, esplorando le cinque aree di prevenzione, diagnosi, terapia, follow-up e risorse sanitarie disponibili, oltre al livello e all'implementazione delle strategie di prevenzione e controllo. Il quadro che risulta è appunto quella di una situazione a macchia di leopardo. "Alcuni paesi sono molto virtuosi ma la media continentale è poco sopra la sufficienza" riassume Francesco Di Costanzo, direttore Struttura Complessa Oncologia Medica Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze. "Nonostante il ca del colon-retto sia la seconda causa di morte per tumore dopo quello del polmone nell'uomo e della mammella nella donna, sono ancora una minoranza i paesi con programmi di screening formali e poche le campagne di sensibilizzazione. Tra questi pochi l'Italia, con un tasso di partecipazione ai programmi di screening che varia però dal 70% circa del Nord al 15% circa del Sud, il primo cioè vicino alle nazioni europee più virtuose come la Gran Bretagna (in testa, con il 50-70%), il secondo alle meno virtuose presenti nell'Est Europa. Molto variabili da paese a paese anche le linee-guida sul trattamento e l'accesso ai farmaci più efficaci". I dati più recenti dell'osservatorio nazionale indicano che nel 2007 erano attivi in Italia 72 programmi di screening, distribuiti in sole 12 regioni, e con una copertura totale del territorio del 46,6%: questa è superiore al 70% nel Nord e al 50 nel Centro e inferiore al 10% nel Sud (Calabria e Sicilia per esempio sono scoperte). "Come dato nazionale, l'adesione dei potenziali candidati è solo del 30-40% (60% al Nord), va detto però che questi programmi sono iniziati da pochi anni e la penetrazione è ancora bassa, in ogni caso è molto inferiore che per il tumore della mammella" afferma Roberto Labianca, direttore Dipartimento Oncologia ed Ematologia Ospedali Riuniti di Bergamo. "C'è ancora molto da fare, inoltre, sul piano informativo-educazionale e organizzativo". In conclusione, per combattere il tumore colo-rettale l'auspicio è aumentare la cultura della prevenzione, favorire la diagnosi precoce, sfruttare il potenziale delle terapie più efficaci, e naturalmente ridurre le relative disparità.
Viviana Zanardi
Fonti
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In Italia differenze nord-sud
La ricerca ha riguardato 17 paesi europei più l'Australia come confronto non europeo, esplorando le cinque aree di prevenzione, diagnosi, terapia, follow-up e risorse sanitarie disponibili, oltre al livello e all'implementazione delle strategie di prevenzione e controllo. Il quadro che risulta è appunto quella di una situazione a macchia di leopardo. "Alcuni paesi sono molto virtuosi ma la media continentale è poco sopra la sufficienza" riassume Francesco Di Costanzo, direttore Struttura Complessa Oncologia Medica Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze. "Nonostante il ca del colon-retto sia la seconda causa di morte per tumore dopo quello del polmone nell'uomo e della mammella nella donna, sono ancora una minoranza i paesi con programmi di screening formali e poche le campagne di sensibilizzazione. Tra questi pochi l'Italia, con un tasso di partecipazione ai programmi di screening che varia però dal 70% circa del Nord al 15% circa del Sud, il primo cioè vicino alle nazioni europee più virtuose come la Gran Bretagna (in testa, con il 50-70%), il secondo alle meno virtuose presenti nell'Est Europa. Molto variabili da paese a paese anche le linee-guida sul trattamento e l'accesso ai farmaci più efficaci". I dati più recenti dell'osservatorio nazionale indicano che nel 2007 erano attivi in Italia 72 programmi di screening, distribuiti in sole 12 regioni, e con una copertura totale del territorio del 46,6%: questa è superiore al 70% nel Nord e al 50 nel Centro e inferiore al 10% nel Sud (Calabria e Sicilia per esempio sono scoperte). "Come dato nazionale, l'adesione dei potenziali candidati è solo del 30-40% (60% al Nord), va detto però che questi programmi sono iniziati da pochi anni e la penetrazione è ancora bassa, in ogni caso è molto inferiore che per il tumore della mammella" afferma Roberto Labianca, direttore Dipartimento Oncologia ed Ematologia Ospedali Riuniti di Bergamo. "C'è ancora molto da fare, inoltre, sul piano informativo-educazionale e organizzativo". In conclusione, per combattere il tumore colo-rettale l'auspicio è aumentare la cultura della prevenzione, favorire la diagnosi precoce, sfruttare il potenziale delle terapie più efficaci, e naturalmente ridurre le relative disparità.
Viviana Zanardi
Fonti
- "Tumore del colon-retto: in Italia e in Europa lo screening non è uguale per tutti", Milano, 2 marzo 2009.
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