29 settembre 2006
Aggiornamenti e focus
Il babbo anziano nuoce alla mente?
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L'età avanzata dei genitori è associata al rischio di numerosi disturbi nei figli, sia quelli su base genetica sia quelli psichiatrici e comportamentali. Dalla sindrome di Down alla schizofrenia, le prove che rimandare il momento di diventare genitori non sia una buona idea non mancano. Nel caso dei disturbi di tipo autistico, però, la discussione è ancora aperta. In parte perché la conoscenza della malattia negli ultimi vent'anni ha subito una continua crescita ed evoluzione; in parte perché gli studi condotti fino ad ora hanno dato risultati discordanti o hanno considerato l'età dei genitori come una delle tante possibili cause predisponenti, senza mai preoccuparsi di stabilire un legame specifico con la malattia. Uno studio pubblicato di recente dagli Archives of General Psychiatry condotto in Israele ha utilizzato come campione tutti i giovani che si presentano alla visita di idoneità alla leva - obbligatoria all'età di 17 anni per tutti i cittadini maschi e per due terzi delle femmine- allo scopo di verificare l'eventuale correlazione tra l'età del padre e i disturbi autistici nei figli. Lo studio è proseguito per sei anni, al termine dei quali l'analisi dei dati ha dimostrato che i padri al di sopra dei 40 anni, a parità di condizioni socioeconomiche ed età della madre, hanno un rischio di concepire figli autistici cinque volte superiore rispetto ai padri trentenni. Una possibile spiegazione sarebbe da ricercarsi nella mutazione a cui le cellule riproduttive vanno incontro nel corso degli anni, mutazione che può indurre gravi alterazioni nel patrimonio genetico del nascituro. Un'ipotesi ancora molto vaga, peraltro, visto che non è ancora stato stabilito se e quale alterazione genetica sta alla base delle sindromi autistiche.
Nonostante la forte correlazione statistica che i dati dimostrano, questo studio rappresenta un punto di partenza e non certo un punto di arrivo nelle indagini sulle cause dell'autismo. Se è vero che per la prima volta si è stabilita una correlazione certa e diretta tra l'età del padre e la malattia, è anche vero che l'indagine ha tralasciato numerosi fattori. Oltre al fatto di limitarsi a una sola popolazione, non è stata eseguita alcuna indagine su eventuali precedenti familiari, né sull'ambiante in cui i bambini sono cresciuti nei primi anni dopo la nascita. Inoltre non bisogna dimenticare che l'autismo è una malattia complessa, caratterizzata da diversi gradi e forme, e che nessuna distinzione è stata fatta in questo senso. La mutazione ipotizzata nello studio non viene identificata con precisione né localizzata, e finché non si otterranno dati più convincenti a supporto dell'ipotesi genetica, sarà opportuno considerarla con le dovute cautele e continuare ad indagare anche sulle altre possibili cause della malattia.
Raffaella Bergottini
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Per adesso è un dato statistico
Nonostante la forte correlazione statistica che i dati dimostrano, questo studio rappresenta un punto di partenza e non certo un punto di arrivo nelle indagini sulle cause dell'autismo. Se è vero che per la prima volta si è stabilita una correlazione certa e diretta tra l'età del padre e la malattia, è anche vero che l'indagine ha tralasciato numerosi fattori. Oltre al fatto di limitarsi a una sola popolazione, non è stata eseguita alcuna indagine su eventuali precedenti familiari, né sull'ambiante in cui i bambini sono cresciuti nei primi anni dopo la nascita. Inoltre non bisogna dimenticare che l'autismo è una malattia complessa, caratterizzata da diversi gradi e forme, e che nessuna distinzione è stata fatta in questo senso. La mutazione ipotizzata nello studio non viene identificata con precisione né localizzata, e finché non si otterranno dati più convincenti a supporto dell'ipotesi genetica, sarà opportuno considerarla con le dovute cautele e continuare ad indagare anche sulle altre possibili cause della malattia.
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