09 giugno 2006
Aggiornamenti e focus
Improvvisamente uno scatto d'ira
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Il DSM-IV, ossia il manuale per la classificazione dei disturbi psichiatrici, non prevede specificamente un disturbo aggressivo, ma il termine aggressività compare nei criteri di diversi quadri clinici. Tra questi ne esiste una forma, il disturbo esplosivo intermittente (IED), i cui criteri diagnostici includono la presenza di episodi ricorrenti, isolati, di incapacità di resistere agli impulsi aggressivi, con atti violenti o distruttivi palesemente sproporzionati. E proprio di questi si è occupato uno studio pubblicato sugli Archives of General Psychiatry. Le conclusioni? Il disturbo è poco noto ma sottovalutarlo è un errore. Colpisce, infatti, più persone di quanto si possa credere.
La scoperta, dicono i ricercatori statunitensi, è recente, visto che nel DSM III, la versione precedente del manuale, il disturbo esplosivo intermittente non era neanche nominato ma si parlava genericamente di aggressività o impulsività. Ma impulsività, rabbia e aggressività fanno parte del quadro psicopatologico di molti disturbi mentali, ragione per cui il problema è stato sempre sottovalutato. Il problema è stato parzialmente risolto col DSM-IV, ma soltanto due studi sono stati pubblicati sulla questione. In un caso è stata riscontrata una prevalenza dello IED del 3,1%, l'altro, invece, si era soffermato sulla precoce età di sviluppo della malattia. In un quadro sociale, però, di violenza sempre più rilevante all'interno dei disturbi mentali, i ricercatori hanno ritenuto opportuno stimare la prevalenza dello IED nella popolazione statunitense. I risultati sono stati sorprendenti visto che almeno 16 milioni di americani sono considerati affetti dal disturbo, caratterizzato da improvvisi e violenti scoppi d'ira. Una prevalenza del 4%, con almeno tre episodi severi nell'anno passato. L'indagine si basa sull'analisi dei dati della National Comorbidity Survey Replication, una ricerca condotta attraverso questionari tra il 2001 e il 2003, per un totale di 9282 adulti arruolati. Significa che il 7% della popolazione statunitense ha avuto almeno tre attacchi, che sono considerati il livello soglia. Una persona con IED, peraltro, ha in media 43 attacchi per un totale di 1359 dollari di danni materiali. Solitamente, spiegano gli psichiatri, la sindrome si manifesta per la prima volta in età adolescenziale e può rappresentare un importante fattore di rischio per quanto riguarda malattie psichiatriche vere e proprie. E qui sta il vero allarme dei ricercatori statunitensi: depressione, ansia, dipendenze da alcol o droga hanno più possibilità di insorgere in persone colpite dal disturbo esplosivo intermittente. Circa l'82% dei pazienti, infatti, sperimenta successivamente uno dei tre disturbi psichiatrici, di questi il 29% viene curato per i propri scatti d'ira. E gli altri? Restano non trattati e considerati come pazienti dalla cattiva condotta ma non meritevoli di un trattamento vero e proprio, mentre, aggiungono i ricercatori, si tratta di una patologia con solide basi genetiche e biomediche. Al di là di qualche cautela necessaria nell'interpretare i risultati, perciò, si tratta di un problema serio e da tenere d'occhio sin dalle sue prime manifestazioni. Ma senza eccedere, però ne nella rabbia ma neanche nella medicalizzazione.
Marco Malagutti
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Lo studio
La scoperta, dicono i ricercatori statunitensi, è recente, visto che nel DSM III, la versione precedente del manuale, il disturbo esplosivo intermittente non era neanche nominato ma si parlava genericamente di aggressività o impulsività. Ma impulsività, rabbia e aggressività fanno parte del quadro psicopatologico di molti disturbi mentali, ragione per cui il problema è stato sempre sottovalutato. Il problema è stato parzialmente risolto col DSM-IV, ma soltanto due studi sono stati pubblicati sulla questione. In un caso è stata riscontrata una prevalenza dello IED del 3,1%, l'altro, invece, si era soffermato sulla precoce età di sviluppo della malattia. In un quadro sociale, però, di violenza sempre più rilevante all'interno dei disturbi mentali, i ricercatori hanno ritenuto opportuno stimare la prevalenza dello IED nella popolazione statunitense. I risultati sono stati sorprendenti visto che almeno 16 milioni di americani sono considerati affetti dal disturbo, caratterizzato da improvvisi e violenti scoppi d'ira. Una prevalenza del 4%, con almeno tre episodi severi nell'anno passato. L'indagine si basa sull'analisi dei dati della National Comorbidity Survey Replication, una ricerca condotta attraverso questionari tra il 2001 e il 2003, per un totale di 9282 adulti arruolati. Significa che il 7% della popolazione statunitense ha avuto almeno tre attacchi, che sono considerati il livello soglia. Una persona con IED, peraltro, ha in media 43 attacchi per un totale di 1359 dollari di danni materiali. Solitamente, spiegano gli psichiatri, la sindrome si manifesta per la prima volta in età adolescenziale e può rappresentare un importante fattore di rischio per quanto riguarda malattie psichiatriche vere e proprie. E qui sta il vero allarme dei ricercatori statunitensi: depressione, ansia, dipendenze da alcol o droga hanno più possibilità di insorgere in persone colpite dal disturbo esplosivo intermittente. Circa l'82% dei pazienti, infatti, sperimenta successivamente uno dei tre disturbi psichiatrici, di questi il 29% viene curato per i propri scatti d'ira. E gli altri? Restano non trattati e considerati come pazienti dalla cattiva condotta ma non meritevoli di un trattamento vero e proprio, mentre, aggiungono i ricercatori, si tratta di una patologia con solide basi genetiche e biomediche. Al di là di qualche cautela necessaria nell'interpretare i risultati, perciò, si tratta di un problema serio e da tenere d'occhio sin dalle sue prime manifestazioni. Ma senza eccedere, però ne nella rabbia ma neanche nella medicalizzazione.
Marco Malagutti
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