28 luglio 2004
Aggiornamenti e focus
Prima l'abuso o il disturbo?
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Il consumo di sostanze psicoattive tra i giovanissimi sta aumentando, almeno in area anglosassone. Principali sostanze utilizzate sono l'alcol, ed è abbastanza ovvio, e la Cannabis. Uno degli aspetti che più hanno richiamato l'interesse dei ricercatori è il rapporto tra l'uso di alcol e marijuana e lo sviluppo di malattie psichiatriche, delle quali si segnala un aumento dell'incidenza nelle fasce di età interessate. Di questo si occupa un articolo di Current Opinion in Psychiatry, che ha "messo in ordine" tutti i dati finora raccolti negli studi.
La premessa, trattandosi di uno studio inglese, è che i britannici sono tra i più forti bevitori adolescenti europei: a 15-16 anni il 94% ha già provato l'alcol almeno una volta e il 47% almeno 40 volte; al confronto gli adolescenti francesi con questo consumi alle spalle sono soltanto il 20% e il 15% quelli portoghesi. Per l'Italia i dati sono poco confrontabili - tanto per cambiare - ma l'indagine multiscopo dell'ISTAT segnalava nel 2001 che il 42% dei ragazzi tra 14 e 17 anni consumava birra, così come il 27% circa delle ragazze di pari età; per i superalcolici, che stanno all'estremo basso dei consumi, le quote erano del 13 e dell'8% rispettivamente. Insomma la questione si presenta anche in Italia. Dati in crescita anche per l'uso della Cannabis con un 15% dei giovani britannici da 11 a 15 anni che ne dichiarano il consumo.
I ricercatori, peraltro, ritengono che si debba distinguere tra l'uso ricreativo di queste sostanze, spesso legato al ritrovarsi con gli amici, dall'abuso cioè un consumo più continuo e non legato alle occasioni (anche se la definizione è ovviamente aperta a molte critiche).
L'aspetto più indagato per quanto riguarda l'alcol è il rapporto con gli stati ansiosi, soprattutto la fobia sociale, cioè l'ansia dovuta all'interazione con gli altri. Tuttavia qui sembra soprattutto essere la fobia sociale a promuovere il consumo di alcol tra i più giovani, allo scopo evidente di sentirsi più sciolti. Che poi l'alcol rinforzi l'ansia è vero sul lungo periodo. C'è anche un rapporto tra l'essere bevitore e la presenza dei disturbi dell'umore, depressione e sindromi bipolari, e comportamenti autolesionistici o suicidari. Tuttavia qui il rapporto è forte soprattutto tra i maschi, mentre tra le donne sembra che siano le ideazioni suicidarie ad aumentare il consumo di alcol.
Per quanto riguarda la Cannabis, uno degli aspetti più spesso analizzati è il rapporto con l'insorgenza delle psicosi. Se si guarda il dato di frequenza effettivamente c'è un rapporto, l'uso è più frequente tra coloro che presentano almeno tratti psicotici, ma manca una spiegazione definitiva. E' possibile che la sostanza abbia un effetto scatenante in persone predisposte che avrebbero comunque sviluppato la malattia, oppure che chi ha i sintomi psicotici vi ricorra in funzione di automedicazione; ancora, non si può escludere che la Cannabis aggravi condizioni preesistenti che magari erano passate sotto silenzio. Certo è che il consumo precedente (prima di 15 anni) è indicativo di un maggiore rischio di sviluppo della schizofrenia. Visto che l'aumento del consumo di Cannabis in giovane età è fenomeno relativamente recente, è tra qualche anno che si potranno avere conferme o smentite del legame, anche se alcune indagini britanniche sembrano segnalare, nell'area londinese, un aumento della diagnosi di schizofrenia. Analogo il quadro per i rapporti tra depressione e uso della droga. In effetti c'è una debole correlazione nel caso dei forti consumatori, ma non molto di più, forse è più significativo il rapporto tra uso della Cannabis e autolesionismo o tentativi di suicidio.
Un gioco a tre
La situazione generale, quindi, è abbastanza confusa. E' evidente soltanto che laddove vi sono disturbi mentali è più probabile che si rintracci l'abuso di sostanze psicoattive. Difficile però dire se esistano rapporti di causazione diretta tra l'uno e l'altro aspetto e, se sì, quale dei due elementi sia causa dell'altro. Su tutto, poi, pesa un altro aspetto presente in entrambi, cioè l'esclusione sociale. E' un fattore generale che viene definito come un mix di condizioni socioeconomiche precarie, di cattivo stato di salute, di disoccupazione e di ambiente famigliare disgregato che si rivela presente sia nei gruppi di popolazione affetti da disturbi mentali sia in quelli che sviluppano abuso di sostanze psicoattive. Insomma, concludono gli autori, i fattori in campo non sono due ma tre, e non si può trascurare l'esclusione sociale.
Maurizio Imperiali
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
I giovani beoni
La premessa, trattandosi di uno studio inglese, è che i britannici sono tra i più forti bevitori adolescenti europei: a 15-16 anni il 94% ha già provato l'alcol almeno una volta e il 47% almeno 40 volte; al confronto gli adolescenti francesi con questo consumi alle spalle sono soltanto il 20% e il 15% quelli portoghesi. Per l'Italia i dati sono poco confrontabili - tanto per cambiare - ma l'indagine multiscopo dell'ISTAT segnalava nel 2001 che il 42% dei ragazzi tra 14 e 17 anni consumava birra, così come il 27% circa delle ragazze di pari età; per i superalcolici, che stanno all'estremo basso dei consumi, le quote erano del 13 e dell'8% rispettivamente. Insomma la questione si presenta anche in Italia. Dati in crescita anche per l'uso della Cannabis con un 15% dei giovani britannici da 11 a 15 anni che ne dichiarano il consumo.
I ricercatori, peraltro, ritengono che si debba distinguere tra l'uso ricreativo di queste sostanze, spesso legato al ritrovarsi con gli amici, dall'abuso cioè un consumo più continuo e non legato alle occasioni (anche se la definizione è ovviamente aperta a molte critiche).
Ansia da alcol o alcol da ansia?
L'aspetto più indagato per quanto riguarda l'alcol è il rapporto con gli stati ansiosi, soprattutto la fobia sociale, cioè l'ansia dovuta all'interazione con gli altri. Tuttavia qui sembra soprattutto essere la fobia sociale a promuovere il consumo di alcol tra i più giovani, allo scopo evidente di sentirsi più sciolti. Che poi l'alcol rinforzi l'ansia è vero sul lungo periodo. C'è anche un rapporto tra l'essere bevitore e la presenza dei disturbi dell'umore, depressione e sindromi bipolari, e comportamenti autolesionistici o suicidari. Tuttavia qui il rapporto è forte soprattutto tra i maschi, mentre tra le donne sembra che siano le ideazioni suicidarie ad aumentare il consumo di alcol.
Per quanto riguarda la Cannabis, uno degli aspetti più spesso analizzati è il rapporto con l'insorgenza delle psicosi. Se si guarda il dato di frequenza effettivamente c'è un rapporto, l'uso è più frequente tra coloro che presentano almeno tratti psicotici, ma manca una spiegazione definitiva. E' possibile che la sostanza abbia un effetto scatenante in persone predisposte che avrebbero comunque sviluppato la malattia, oppure che chi ha i sintomi psicotici vi ricorra in funzione di automedicazione; ancora, non si può escludere che la Cannabis aggravi condizioni preesistenti che magari erano passate sotto silenzio. Certo è che il consumo precedente (prima di 15 anni) è indicativo di un maggiore rischio di sviluppo della schizofrenia. Visto che l'aumento del consumo di Cannabis in giovane età è fenomeno relativamente recente, è tra qualche anno che si potranno avere conferme o smentite del legame, anche se alcune indagini britanniche sembrano segnalare, nell'area londinese, un aumento della diagnosi di schizofrenia. Analogo il quadro per i rapporti tra depressione e uso della droga. In effetti c'è una debole correlazione nel caso dei forti consumatori, ma non molto di più, forse è più significativo il rapporto tra uso della Cannabis e autolesionismo o tentativi di suicidio.
Un gioco a tre
La situazione generale, quindi, è abbastanza confusa. E' evidente soltanto che laddove vi sono disturbi mentali è più probabile che si rintracci l'abuso di sostanze psicoattive. Difficile però dire se esistano rapporti di causazione diretta tra l'uno e l'altro aspetto e, se sì, quale dei due elementi sia causa dell'altro. Su tutto, poi, pesa un altro aspetto presente in entrambi, cioè l'esclusione sociale. E' un fattore generale che viene definito come un mix di condizioni socioeconomiche precarie, di cattivo stato di salute, di disoccupazione e di ambiente famigliare disgregato che si rivela presente sia nei gruppi di popolazione affetti da disturbi mentali sia in quelli che sviluppano abuso di sostanze psicoattive. Insomma, concludono gli autori, i fattori in campo non sono due ma tre, e non si può trascurare l'esclusione sociale.
Maurizio Imperiali
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