01 giugno 2004
Aggiornamenti e focus
Matrimoni più realistici
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Nel 1995 chiesero all'avvocato Gianni Agnelli se era deluso del governo, la risposta fu che per essere delusi bisognava essersi illusi. Lo stesso insegnamento si può trarre da uno studio pubblicato nel numero di maggio del Journal of Personality and Social Psychology, che però si occupa del matrimonio, o meglio dei fattori che stanno alla base della sua riuscita. Sostanzialmente, secondo gli autori, tutto si gioca sull'equilibrio tra le aspettative e la capacità di risoluzione dei problemi del partner.
Come è facile intuire, tanto più ci si attende dal rapporto di coppia, tanto più facilmente le reali dinamiche possono generare insoddisfazione e, spesso, la fine del rapporto. D'altra parte se anche le aspettative sono superiori a al dovuto, ma ci sono anche le abilità necessarie a superare i conflitti, la situazione può mantenersi in un equilibrio soddisfacente.
Non si pensi però che questo comporti per forza di cose doversi porre obiettivi bassi, di mera sopravvivenza, per così dire: infatti, anche avere aspettative molto basse genera frustrazione, anche perché si è meno pronti e capaci di vivere le situazioni positive.
Per giungere a queste conclusioni, invero non inaspettate, è stata condotta una ricerca su 82 coppie sposate di recente (meno di tre mesi dall'inizio dello studio). I due partners sono stati innanzitutto filmati, separatamente, mentre parlavano degli aspetti difficili della loro relazione. Sulla base dell'analisi del video, e della compilazione di appositi questionari, è stata poi valutata la loro capacità di risolvere le questioni. Le interviste hanno anche preso in considerazione sia che cosa le persone si proponevano di ottenere dal matrimonio e come il partner avrebbe dovuto comportarsi per soddisfare le attese. La valutazione del grado di soddisfazione è stata poi ripetuta ogni sei mesi. In effetti l'assunto è stato confermato, visto che la soddisfazione calava proporzionalmente alle aspettative e inversamente alla capacità di risolvere il conflitto.
Insomma, fa male chi mette il partner su un piedistallo e chi è sempre pronto a incolpare il partner di quello che non funziona. Insomma la chiave è sempre la stessa: mantenere il contatto con la realtà, il che significa che nessuno è perfetto, che la colpa non è mai di uno solo e via col repertorio della saggezza popolare. C'era bisogno di uno studio per confermare queste regole di buon senso? Evidentemente sì.
Sveva Prati
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...e inoltre su Dica33:
Come è facile intuire, tanto più ci si attende dal rapporto di coppia, tanto più facilmente le reali dinamiche possono generare insoddisfazione e, spesso, la fine del rapporto. D'altra parte se anche le aspettative sono superiori a al dovuto, ma ci sono anche le abilità necessarie a superare i conflitti, la situazione può mantenersi in un equilibrio soddisfacente.
Non si pensi però che questo comporti per forza di cose doversi porre obiettivi bassi, di mera sopravvivenza, per così dire: infatti, anche avere aspettative molto basse genera frustrazione, anche perché si è meno pronti e capaci di vivere le situazioni positive.
Per giungere a queste conclusioni, invero non inaspettate, è stata condotta una ricerca su 82 coppie sposate di recente (meno di tre mesi dall'inizio dello studio). I due partners sono stati innanzitutto filmati, separatamente, mentre parlavano degli aspetti difficili della loro relazione. Sulla base dell'analisi del video, e della compilazione di appositi questionari, è stata poi valutata la loro capacità di risolvere le questioni. Le interviste hanno anche preso in considerazione sia che cosa le persone si proponevano di ottenere dal matrimonio e come il partner avrebbe dovuto comportarsi per soddisfare le attese. La valutazione del grado di soddisfazione è stata poi ripetuta ogni sei mesi. In effetti l'assunto è stato confermato, visto che la soddisfazione calava proporzionalmente alle aspettative e inversamente alla capacità di risolvere il conflitto.
Insomma, fa male chi mette il partner su un piedistallo e chi è sempre pronto a incolpare il partner di quello che non funziona. Insomma la chiave è sempre la stessa: mantenere il contatto con la realtà, il che significa che nessuno è perfetto, che la colpa non è mai di uno solo e via col repertorio della saggezza popolare. C'era bisogno di uno studio per confermare queste regole di buon senso? Evidentemente sì.
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