13 febbraio 2008
Aggiornamenti e focus
Placebo e nocebo a confronto
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Quando una sostanza inattiva che simula un farmaco ottiene ugualmente un beneficio si parla di effetto placebo e per gli scettici sulle cure farmacologiche questo indicherebbe che l'azione determinante è quella psicologica. Per la medicina è invece un fenomeno complesso per il quale sta sempre più emergendo il coinvolgimento di specifici meccanismi nervosi, così come per l'opposto e meno noto effetto nocebo, cioè il manifestarsi di effetti avversi pur con somministrazione di finte medicine. L'interesse di queste ricerche non è solo di pura conoscenza, ma finalizzato a trovare soluzioni per diminuire la variabilità delle risposte ai farmaci negli studi clinici, in definitiva per realizzare nuove e migliori terapie rispetto sia all'efficacia sia alla sicurezza. Ma è comunque interessante scoprire fili di connessione tra malattie, farmaci, psicoemotività, persino dipendenze. Per un gruppo di ricercatori americani una chiave è nel sistema dopaminergico, cioè relativo al neurotrasmettitore dopamina, dove si determinerebbero risposte contrarie alla base dell'effetto placebo e di quello nocebo.
Sulle caratteristiche neurali di questi effetti c'è un crescendo d'indagini scientifiche, cambiamenti si sono per esempio osservati alla tomografia a emissione di positroni (PET) e alla risonanza magnetica (RMN) in seguito alla somministrazione di placebo. A seconda degli studi, si trattava di aumenti o diminuzioni dell'attività metabolica di una regione cerebrale coinvolta nella percezione del dolore e nell'integrazione psico-emotiva, la corteccia cingolata anteriore rostrale; si sono visti anche aumenti d'attività della sostanza grigia periacquedottale, area coinvolta nella risposta antidolorifica (antinocicettiva) mediata dagli oppioidi, e riduzioni di attività in altre regioni implicate nella percezione del dolore quali il talamo e la corteccia orbitofrontale e insulare. Inoltre studi farmacologici hanno mostrato che l'analgesia indotta dal placebo è bloccata o diminuita da somministrazione di antagonisti dei recettori degli oppioidi. Si è anche ipotizzato che l'effetto placebo sia una sorta di processo di ricompensa in relazione a un'aspettativa, nel quale si ritiene primario il ruolo dei neuroni dopaminergici dell'area mesolimbica: il rilascio di dopamina dal nucleo accumbens (area cerebrale coinvolta nel piacere, dal cibo al sesso alle droghe) placebo-indotto si è osservato nel Parkinson nell'aspettativa della terapia dopaminica, e un'aumentata attività del nucleo è stata individuata nell'abuso di cocaina sempre con l'aspettativa dell'effetto psicostimolante. Non si era però chiarito se l'attivazione partecipasse all'effetto placebo o semplicemente riflettesse l'attenzione a uno stimolo saliente (il placebo), né si era indagato nell'effetto placebo il coinvolgimento del sistema neurotrasmettitoriale non associato a psicostimolanti o analgesici. Da questo è nata la nuova ricerca sperimentale.
Gli autori hanno esaminato il contributo di due differenti neurotrasmettitori, del sistema degli oppioidi endogeni e di quello dopaminergico, nello sviluppo dell'effetto placebo e dell'effetto nocebo: il campione studiato consisteva in venti volontari sani, maschi e femmine dai 20 ai 30 anni, sottoposti per due volte a stimolazione dolorosa e in presenza o assenza di assunzione di un placebo con attese proprietà analgesiche. In seguito all'assunzione è risultata un'attivazione della neurotrasmissione oppioide in varie regioni cerebrali (cingolata anteriore, orbitofrontale e insulare, nucleo accumbens, amigdala, sostanza grigia periacqueduttale). Un'attivazione dopaminergica si è osservata nei gangli basali ventrali, compreso il nucleo accumbens. Entrambe le attivazioni sono risultate associate all'efficacia anticipatamente e soggettivamente percepita del placebo e alla riduzione del dolore; le risposte maggiori si sono avute per attività maggiori dopaminergiche e oppiodi nel nucleus accumbens: il rilascio di dopamina in questa sede spiegava il 25% della variabilità dell'effetto analgesico placebo. Quanto all'effetto nocebo, era a sua volta associato a una diminuita attività dopaminergica e oppioide. Le aree coinvolte nell'effetto placebo e nel nocebo fanno dunque parte del circuito cerebrale tipicamente implicato nelle risposte di ricompensa e di motivazione e nel funzionamento dei sistemi dopaminergico e oppiodi; questi ultimi modulano numerosi processi, da quelli fisiologici (neuroendocrini, immunologici, emotivi) alla dipendenza da sostanze d'abuso. Il potenziale campo di studi sembra quindi vasto.
Elettra Vecchia
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Centri attivati in risposta a un'aspettativa
Sulle caratteristiche neurali di questi effetti c'è un crescendo d'indagini scientifiche, cambiamenti si sono per esempio osservati alla tomografia a emissione di positroni (PET) e alla risonanza magnetica (RMN) in seguito alla somministrazione di placebo. A seconda degli studi, si trattava di aumenti o diminuzioni dell'attività metabolica di una regione cerebrale coinvolta nella percezione del dolore e nell'integrazione psico-emotiva, la corteccia cingolata anteriore rostrale; si sono visti anche aumenti d'attività della sostanza grigia periacquedottale, area coinvolta nella risposta antidolorifica (antinocicettiva) mediata dagli oppioidi, e riduzioni di attività in altre regioni implicate nella percezione del dolore quali il talamo e la corteccia orbitofrontale e insulare. Inoltre studi farmacologici hanno mostrato che l'analgesia indotta dal placebo è bloccata o diminuita da somministrazione di antagonisti dei recettori degli oppioidi. Si è anche ipotizzato che l'effetto placebo sia una sorta di processo di ricompensa in relazione a un'aspettativa, nel quale si ritiene primario il ruolo dei neuroni dopaminergici dell'area mesolimbica: il rilascio di dopamina dal nucleo accumbens (area cerebrale coinvolta nel piacere, dal cibo al sesso alle droghe) placebo-indotto si è osservato nel Parkinson nell'aspettativa della terapia dopaminica, e un'aumentata attività del nucleo è stata individuata nell'abuso di cocaina sempre con l'aspettativa dell'effetto psicostimolante. Non si era però chiarito se l'attivazione partecipasse all'effetto placebo o semplicemente riflettesse l'attenzione a uno stimolo saliente (il placebo), né si era indagato nell'effetto placebo il coinvolgimento del sistema neurotrasmettitoriale non associato a psicostimolanti o analgesici. Da questo è nata la nuova ricerca sperimentale.
Ruolo dei sistemi dopaminergico e oppioide
Gli autori hanno esaminato il contributo di due differenti neurotrasmettitori, del sistema degli oppioidi endogeni e di quello dopaminergico, nello sviluppo dell'effetto placebo e dell'effetto nocebo: il campione studiato consisteva in venti volontari sani, maschi e femmine dai 20 ai 30 anni, sottoposti per due volte a stimolazione dolorosa e in presenza o assenza di assunzione di un placebo con attese proprietà analgesiche. In seguito all'assunzione è risultata un'attivazione della neurotrasmissione oppioide in varie regioni cerebrali (cingolata anteriore, orbitofrontale e insulare, nucleo accumbens, amigdala, sostanza grigia periacqueduttale). Un'attivazione dopaminergica si è osservata nei gangli basali ventrali, compreso il nucleo accumbens. Entrambe le attivazioni sono risultate associate all'efficacia anticipatamente e soggettivamente percepita del placebo e alla riduzione del dolore; le risposte maggiori si sono avute per attività maggiori dopaminergiche e oppiodi nel nucleus accumbens: il rilascio di dopamina in questa sede spiegava il 25% della variabilità dell'effetto analgesico placebo. Quanto all'effetto nocebo, era a sua volta associato a una diminuita attività dopaminergica e oppioide. Le aree coinvolte nell'effetto placebo e nel nocebo fanno dunque parte del circuito cerebrale tipicamente implicato nelle risposte di ricompensa e di motivazione e nel funzionamento dei sistemi dopaminergico e oppiodi; questi ultimi modulano numerosi processi, da quelli fisiologici (neuroendocrini, immunologici, emotivi) alla dipendenza da sostanze d'abuso. Il potenziale campo di studi sembra quindi vasto.
Elettra Vecchia
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