21 novembre 2008
Aggiornamenti e focus
Più attivi contro la meningite
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Riprende la cronaca nazionale dei casi di meningite, specie nei mesi freddi e nel Centro-Nord, favoriti da occasioni di sovraffollamento in locali chiusi, ultima in ordine di tempo una ragazzina pochi giorni fa in Lombardia. Sono in particolare le forme da Neisseria meningitidis o meningococco a fare paura (le causano anche pneumococco ed emofilo, più alcuni virus), responsabili di quasi un terzo dei 900 casi annui di meningite italiani e temibili per il maggior rischio di gravi complicanze e anche di morte. La meningite meningococcica è tuttora una delle principali cause di mortalità e morbilità nei bambini tra 0 e 4 anni di vita e negli adolescenti tra 15 e 19 anni d'età. La diffusione è comunque inferiore a quella che si registra in media in Europa. Contro il meningococco di sierotipo C, che con il B è il più comune in Italia e nel continente in genere, un'arma efficace c'è ed è il vaccino, con il coniugato valido anche per la prima infanzia, disponibile nel nostro paese dal 2002 (per il B non ne esistono): ma è ancora poco utilizzato, per scarsa informazione, pregiudizi e una certa confusione alimentata anche dalle forti disparità nelle offerte regionali. Che ci sia un problema di disinformazione lo testimonia un'indagine demoscopica Gfk Eurisko, mentre che un'estensione della vaccinazione possa funzionare lo dimostra tra gli altri il caso della Gran Bretagna.
Il meningococco si trasmette per contatto diretto con le secrezioni respiratorie, tosse e starnuti (nell'ambiente non resiste); si stima sia presente nella mucosa di naso e gola di un quarto della popolazione mondiale dove può stare senza far danno, ma in alcuni casi può provocare una malattia invasiva, con alterazioni cutanee vascolari, neurologiche, possibile morte entro 24-48 ore (nel 15% dei casi); nel 10-25% dei sopravvissuti possono residuare cecità, sordità, paralisi o ritardo mentale. "Nella meningite è fondamentale una diagnosi rapida, stabilendo prima di tutto se la forma è batterica o virale: è anche importante individuare subito sintomi sospetti e rivolgersi ai soccorsi" sottolinea Susanna Esposito, Istituto di Pediatria Università degli Sudi di Milano. "I segni d'allarme sotto l'anno di età sono più sfumati, con febbre dai 38° in su, irritabilità, pianto flebile, vomito, inappetenza, convulsioni; sopra l'anno sono più tipici e simili all'adulto, con febbre, vomito frequente, rigidità nucale, lesioni cutanee rossastre, alterazioni comportamentali come disorientamento, difficoltà nel parlare, rifiuto di camminare. Per la prevenzione la vaccinazione è efficace ed estremamente sicura, restano invece pregiudizi e la sensibilizzazione sul vaccino è minore che per altri anche perché non è obbligatorio, bensì raccomandato: la richiesta sarebbe comunque più ampia se ci fosse un'offerta attiva e gratuita in tutte le regioni". Ma quanto è avvertito il problema tra le mamme? L'indagine Gfk Eurisko ne ha intervistate 1.050, con figli da 0 a 15 anni: risulta che tutte hanno sentito parlare di meningite e buona parte sa che è una malattia grave, inoltre l'85% conosce l'esistenza del vaccino: eppure solo il 48% ha fatto vaccinare i figli. La principale fonte d'informazione sono i media, più del medico, però metà di chi ha chiesto delucidazioni a quest'ultimo lo ha fatto di propria iniziativa e solo un quarto le ha ricevute per iniziativa del medico. Motivi di rinuncia alla vaccinazione: paura di scarsa copertura o di effetti collaterali, ma anche non consiglio da parte del medico, non obbligatorietà e scarsa informazione. Il 50% di chi non ha optato per il vaccino si è detto disposto a farlo in caso d'informazioni convincenti e l'80% molto interessato ad averne.
Per la meningite meningococcica C i casi, aumentati dal 2000 al 2005, sono poi calati grazie all'inserimento della vaccinazione in alcune Regioni, secondo le raccomandazioni del Piano Nazionale Vaccini 2005-7: in alcune però l'offerta è attiva e gratuita, in altre gratuita e non attiva, in altre in copagamento, diverse poi le coorti sopra l'anno di età (nelle quali si dà in unica dose ). Questo è fonte di confusione, e non solo tra le mamme. E la questione è tuttora in discussione per il nuovo Piano Nazionale Vaccini 2008-11. "In Italia c'è ancora una sottovalutazione dello strumento vaccinale; tanto che la spesa per tutti i vaccini è inferiore a quella del quinto antibiotico più venduto" nota significativamente Walter Gualtiero Ricciardi, direttore Istituto d'Igiene Facoltà di Medicina Università Cattolica di Roma. "Dove l'offerta del vaccino anti-meningococco è attiva e gratuita e si sono fatte campagne informative il problema si è risolto: in Gran Bretagna per esempio la strategia attivata nel 1999 ha portato poi ad azzerare i casi, da quando lì si sono annullati da noi ce ne sono stati 600. La vaccinazione è risultata sicura, immunogena e valida anche come costo/investimento". La richiesta è di una sensibilizzazione generale, dalla popolazione, agli operatori, alla Sanità.
Elettra Vecchia
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Pesano non obbligatorietà e disinformazione
Il meningococco si trasmette per contatto diretto con le secrezioni respiratorie, tosse e starnuti (nell'ambiente non resiste); si stima sia presente nella mucosa di naso e gola di un quarto della popolazione mondiale dove può stare senza far danno, ma in alcuni casi può provocare una malattia invasiva, con alterazioni cutanee vascolari, neurologiche, possibile morte entro 24-48 ore (nel 15% dei casi); nel 10-25% dei sopravvissuti possono residuare cecità, sordità, paralisi o ritardo mentale. "Nella meningite è fondamentale una diagnosi rapida, stabilendo prima di tutto se la forma è batterica o virale: è anche importante individuare subito sintomi sospetti e rivolgersi ai soccorsi" sottolinea Susanna Esposito, Istituto di Pediatria Università degli Sudi di Milano. "I segni d'allarme sotto l'anno di età sono più sfumati, con febbre dai 38° in su, irritabilità, pianto flebile, vomito, inappetenza, convulsioni; sopra l'anno sono più tipici e simili all'adulto, con febbre, vomito frequente, rigidità nucale, lesioni cutanee rossastre, alterazioni comportamentali come disorientamento, difficoltà nel parlare, rifiuto di camminare. Per la prevenzione la vaccinazione è efficace ed estremamente sicura, restano invece pregiudizi e la sensibilizzazione sul vaccino è minore che per altri anche perché non è obbligatorio, bensì raccomandato: la richiesta sarebbe comunque più ampia se ci fosse un'offerta attiva e gratuita in tutte le regioni". Ma quanto è avvertito il problema tra le mamme? L'indagine Gfk Eurisko ne ha intervistate 1.050, con figli da 0 a 15 anni: risulta che tutte hanno sentito parlare di meningite e buona parte sa che è una malattia grave, inoltre l'85% conosce l'esistenza del vaccino: eppure solo il 48% ha fatto vaccinare i figli. La principale fonte d'informazione sono i media, più del medico, però metà di chi ha chiesto delucidazioni a quest'ultimo lo ha fatto di propria iniziativa e solo un quarto le ha ricevute per iniziativa del medico. Motivi di rinuncia alla vaccinazione: paura di scarsa copertura o di effetti collaterali, ma anche non consiglio da parte del medico, non obbligatorietà e scarsa informazione. Il 50% di chi non ha optato per il vaccino si è detto disposto a farlo in caso d'informazioni convincenti e l'80% molto interessato ad averne.
L'esempio positivo della Gran Bretagna
Per la meningite meningococcica C i casi, aumentati dal 2000 al 2005, sono poi calati grazie all'inserimento della vaccinazione in alcune Regioni, secondo le raccomandazioni del Piano Nazionale Vaccini 2005-7: in alcune però l'offerta è attiva e gratuita, in altre gratuita e non attiva, in altre in copagamento, diverse poi le coorti sopra l'anno di età (nelle quali si dà in unica dose ). Questo è fonte di confusione, e non solo tra le mamme. E la questione è tuttora in discussione per il nuovo Piano Nazionale Vaccini 2008-11. "In Italia c'è ancora una sottovalutazione dello strumento vaccinale; tanto che la spesa per tutti i vaccini è inferiore a quella del quinto antibiotico più venduto" nota significativamente Walter Gualtiero Ricciardi, direttore Istituto d'Igiene Facoltà di Medicina Università Cattolica di Roma. "Dove l'offerta del vaccino anti-meningococco è attiva e gratuita e si sono fatte campagne informative il problema si è risolto: in Gran Bretagna per esempio la strategia attivata nel 1999 ha portato poi ad azzerare i casi, da quando lì si sono annullati da noi ce ne sono stati 600. La vaccinazione è risultata sicura, immunogena e valida anche come costo/investimento". La richiesta è di una sensibilizzazione generale, dalla popolazione, agli operatori, alla Sanità.
Elettra Vecchia
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