20 gennaio 2006
Aggiornamenti e focus
Anoressici "anta"
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Bulimia, anoressia, binge eating. Sono questi, e altri, i disturbi del comportamento che si incentrano sul rapporto con il cibo e che, inevitabilmente, hanno a che fare con una percezione di sé e del proprio corpo non in sintonia con la realtà. Ormai sono divenuti famigliari al pubblico, ma riferiti a una popolazione femminile e giovane. Il primo, l'elemento femminile, resta vero, dal momento che al 99% si tratta di donne, ma quanto al giovane e giovanissimo, non è più così vero. Per esempio, un centro statunitense dedito alla cura di questi disturbi aveva segnalato, già nel 2003, che un terzo delle sue pazienti superava i 30 anni. Oppure ancora, un'indagine condotta su un campione di ultrasettantenni ha rivelato che un 20% si dichiara a dieta, in una fase della vita in cui perdere peso raramente ha effetti benefici rilevanti mentre mettersi a dieta può essere pericoloso.E' un fenomeno relativamente recente, per il quale non esistono indagini epidemiologiche complete, ma vi sono rilevanti segnali. Le cause sono diverse, ma tutte vertono sugli aspetti culturali. Per cominciare, le donne che erano giovani quando il fenomeno delle diete "a capocchia" e dei miti androgini alla Twiggy oggi sono adulte e anche più che adulte. Poi pesa come un macigno la visione distorta che interessatamente si diffonde: anziani che giocano a tennis, con fisici statuari. Il che, come disse recentemente il bioetico Daniel Callahan, può anche accadere, ma non può certo essere la regola. Su questo cortocircuito mediatico va poi a innestarsi anche il messaggio corretto, quello del mantenimento del peso ideale come prevenzione, che inevitabilmente ha un effetto di rinforzo.
Alcuni esperti hanno anche tracciato un profilo di queste pazienti adulte. Come nel caso delle adolescenti, il tipo di disturbi può variare per caratteristiche e gravità, ma acquistano più peso comportamenti come l'ortoressia. Questa è la situazione in cui la persona è ossessionata dall'imperativo di mangiare le cose giuste (magre, senza zucchero, senza sale eccetera) al punto da provocarsi carenze nutrizionali perché segue una dieta sbilanciata. In età matura entrano in gioco fattori emotivi diversi, come vivere contrasti tra la propria affermazione sul piano "maschile", e la carriera è l'esempio più classico, e il ruolo femminile, cioè sentirsi affermate ma non appetibili in base ai modelli estetici prevalenti. Tra l'altro, proprio la maggiore affermazione femminile nel mondo del lavoro ha fatto sì che le donne assumessero le abitudini maschili (pasti rapidi e grassi, poco movimento), rendendo più problematico il controllo della linea. Modelli estetici che spesso diventano più potenti e coercitivi mano a mano che il corpo si modifica per l'età: che i capelli ingrigiscono, che il peso aumenta (si ricordi che con la menopausa, per esempio, acquistare due-quattro chili è fisiologico). Intelligentemente, la psichiatra statunitense Margo Maine ha notato che oggi c'è una forte pressione sociale per indirizzare le persone a desiderare cose proposte dall'alto, trascurando di capire che cosa si vuole effettivamente o di che cosa si ha realmente bisogno. Succede così che in presenza dei disturbi fisici ed emotivi più diversi, anche la donna adulta esprima il malessere che prova "sentendosi grassa". E allora, indipendentemente dal bisogno reale, si attuano misure per il controllo del peso.
Ovviamente queste situazioni possono crearsi ex-novo, ma può esserci un ritorno di problemi già sperimentati durante l'adolescenza, risolti per un lungo periodo e poi riattivati dai cambiamenti fisici dovuti all'invecchiamento. Peraltro, i cambiamenti fisici non sono i soli che accompagnano la maturità. E' nota a tutti la sindrome del nido vuoto, cioè la situazione della madre di figli ormai a loro volta adulti che lasciano la famiglia d'origine per costruire la propria o per rendersi autonomi. Questa è una perdita per certi versi affine a quella che si sperimenta con la morte o con l'abbandono di una persona cara, eventi che spesso sono all'origine dell'anoressia o della bulimia adolescenziali.Il quadro sta cambiando, insomma, e gli specialisti del trattamento di questi disturbi hanno lanciato l'allarme.
Maurizio Imperiali
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Mangiare sano, anche troppo
Alcuni esperti hanno anche tracciato un profilo di queste pazienti adulte. Come nel caso delle adolescenti, il tipo di disturbi può variare per caratteristiche e gravità, ma acquistano più peso comportamenti come l'ortoressia. Questa è la situazione in cui la persona è ossessionata dall'imperativo di mangiare le cose giuste (magre, senza zucchero, senza sale eccetera) al punto da provocarsi carenze nutrizionali perché segue una dieta sbilanciata. In età matura entrano in gioco fattori emotivi diversi, come vivere contrasti tra la propria affermazione sul piano "maschile", e la carriera è l'esempio più classico, e il ruolo femminile, cioè sentirsi affermate ma non appetibili in base ai modelli estetici prevalenti. Tra l'altro, proprio la maggiore affermazione femminile nel mondo del lavoro ha fatto sì che le donne assumessero le abitudini maschili (pasti rapidi e grassi, poco movimento), rendendo più problematico il controllo della linea. Modelli estetici che spesso diventano più potenti e coercitivi mano a mano che il corpo si modifica per l'età: che i capelli ingrigiscono, che il peso aumenta (si ricordi che con la menopausa, per esempio, acquistare due-quattro chili è fisiologico). Intelligentemente, la psichiatra statunitense Margo Maine ha notato che oggi c'è una forte pressione sociale per indirizzare le persone a desiderare cose proposte dall'alto, trascurando di capire che cosa si vuole effettivamente o di che cosa si ha realmente bisogno. Succede così che in presenza dei disturbi fisici ed emotivi più diversi, anche la donna adulta esprima il malessere che prova "sentendosi grassa". E allora, indipendentemente dal bisogno reale, si attuano misure per il controllo del peso.
Vecchie storie riattivate
Ovviamente queste situazioni possono crearsi ex-novo, ma può esserci un ritorno di problemi già sperimentati durante l'adolescenza, risolti per un lungo periodo e poi riattivati dai cambiamenti fisici dovuti all'invecchiamento. Peraltro, i cambiamenti fisici non sono i soli che accompagnano la maturità. E' nota a tutti la sindrome del nido vuoto, cioè la situazione della madre di figli ormai a loro volta adulti che lasciano la famiglia d'origine per costruire la propria o per rendersi autonomi. Questa è una perdita per certi versi affine a quella che si sperimenta con la morte o con l'abbandono di una persona cara, eventi che spesso sono all'origine dell'anoressia o della bulimia adolescenziali.Il quadro sta cambiando, insomma, e gli specialisti del trattamento di questi disturbi hanno lanciato l'allarme.
Maurizio Imperiali
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