Uscire dall'anoressia

20 gennaio 2006
Aggiornamenti e focus

Uscire dall'anoressia



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Sono per lo più giovani donne (90%) e hanno il mito della magrezza, rincorrono modelli filiformi e gioiscono per ogni ettogrammo di peso perso. Sono pazienti difficili da trattare, i programmi di intervento devono esser mirati e personalizzati e nella maggior parte dei casi terminano con successo: le pazienti recuperano il peso corporeo e teoricamente acquisiscono gli strumenti comportamentali per alimentarsi in modo corretto.
Tuttavia anche la fase successiva è critica e va tenuta sotto controllo per un periodo relativamente lungo in cui la paziente non va abbandonata ma seguita, per individuare in tempo i segni di un'eventuale ricaduta. Stabilire la durata del follow up non è cosa semplice, la ricomparsa di comportamenti anoressici può verificarsi in un lasso di tempo ampio che alcuni studi avevano limitato a un anno: se entro 12 mesi dopo la terapia non c'era recidiva la paziente era fuori pericolo.

Due anni per essere al sicuro


In realtà, un recente studio canadese smentisce questa convinzione e estende la possibilità di questo evento anche dopo l'anno: una su tre torna ad avere comportamenti alimentari anomali e disturbati anche dopo 2 anni dalla fine della terapia.
I ricercatori del Dipartimento di Psichiatria di Toronto hanno seguito 51 donne al primo tentativo di entrare in terapia per curare l'anoressia nervosa e che erano riuscite a recuperare il peso corporeo seguendo un programma in regime di ricovero ospedaliero. In media sono state seguite per 15 mesi e l'evento di ricaduta è stato considerato tale quando l'indice di massa corporea scendeva sotto 17,5 per tre mesi consecutivi. Il tasso generale di ricaduta era del 35% e avveniva, in media, dopo 18 mesi dalla fine della terapia, i picchi di maggior rischio si concentravano tra il sesto e il diciassettesimo mese.
Per quanto efficace possa essere stato l'intervento terapeutico, dunque, anche la fase successiva rimane un momento critico in cui è necessario monitorare la paziente e applicare misure di prevenzione della ricaduta.

Strumenti per prevedere


Un'opportunità per capire eventuali avvisaglie di recidiva, sono alcuni fattori di rischio identificati dai ricercatori durante lo studio. Le pazienti con alle spalle una storia di tentati suicidi, che avevano già intrapreso programmi di terapia per curare disturbi del comportamento alimentare, si sono dimostrate più esposte delle altre. Come pure quelle che al momento del ricovero avevano gravi sintomi compulsivi-ossessivi, o che subito dopo la dimissione dal programma avevano intrapreso un'esagerata attività fisica, non necessaria, o che, infine, dimostravano ancora un eccessivo interesse nei riguardi del peso o della forma fisica. Va da sé che il successo di una terapia per risolvere l'anoressia nervosa dovrebbe rimuovere certi atteggiamenti della paziente; se questi rimangono e si aggiungono altri elementi di rischio preesistenti il pericolo di ricaduta aumenta. L'analisi di tali fattori è un utile strumento per sviluppare il trattamento iniziale e la strategia di prevenzione per questo tipo di pazienti.

Simona Zazzetta

Fonte:
  • Carter JC et al. Relapse in anorexia nervosa: a survival analysis. Psychol Med. 2004 May;34(4):671-9



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