L'obesità non ha età 

10 settembre 2004
Aggiornamenti e focus

L'obesità non ha età 



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A qualsiasi età la musica non cambia di molto: l'aumento di peso è dovuto a una scarsa igiene alimentare e/o alla mancanza di attività fisica. Solo una piccolissima percentuale è riconducibile a problemi ormonali e in alcuni casi si può fare appello a una questione genetica o meglio familiare: figli di genitori obesi sono più spesso obesi, quanto meno per questioni di abitudini di vita e alimentari. Questi fattori sono un cocktail perfetto per far salire l'ago della bilancia, e il fatto che ciò si verifichi in un bambino non deve essere sottovalutato con discorsi superficiali del tipo: tanto deve crescere. Un bimbo obeso o sovrappeso è un potenziale adulto obeso o sovrappeso, sia perché certe abitudini rimangono sia perché c'è un'alterazione del metabolismo che tende a conservarsi.

Riconoscere il problema


Nel nostro paese dal 10 al 30% dei soggetti di età compresa tra i 6 e i 15 anni presentano un eccesso di peso che varia dal sovrappeso all'obesità. Da un'analisi fatta nelle scuole, su 10 studenti due sono sovrappeso e due sono obesi. Analisi non facile, per altro, dal momento che non esistono parametri specificamente pediatrici per misurare questa condizione, tant'è che l'indice di massa corporea (BMI) è stato mantenuto anche per i più piccoli. In ogni caso, per definire un bambino obeso il suo peso deve superare del 20% quello ideale, mentre il sovrappeso rimane entro il 10-20% in più. Esistono come riferimento delle tabelle di percentili cioè grafici, compilati in base alla rilevazione, in migliaia di bambini, di peso, altezza e circonferenza, con distinzione per età e sesso. Il numero percentile è il posto che il piccolo occupa nel grafico, rispetto ad altri cento bambini della sua stessa età. La crescita è nella norma se si pone intorno al 50° percentile.

Ambienti a rischio


Gli ambienti in cui è possibile rintracciare le cause e su queste intervenire, sono la famiglia e la scuola. I genitori sono fonte di conoscenza e modelli da imitare in quanto un bambino non ha coscienza di che cosa è corretto e che cosa no. Le abitudini alimentari e di vita dei grandi sono quindi la base su cui far crescere l'abitudine dei piccoli a mangiare in modo sano. Su questi comportamenti si può ancora intervenire quando ci si accorge che il bimbo è già un po' troppo cicciottello e anche in questo caso non è solo lui che deve cambiare il modo di mangiare ma tutta la famiglia: mangiare una salsiccia e dare al piccolo la carota lessa non è certo una buona tattica per convincerlo che una carota è più sana di una salsiccia. Quando i piccoli iniziano a crescere aumentano gli interessi che è bene coltivare evitando il più possibile il "parcheggio" davanti alla televisione, o al computer o alla playstation, dove per altro vengono consumati per comodità dei grandi e golosità dei piccoli, merendine confezionate, bibite zuccherate e/o gassate. Alla sregolatezza alimentare si aggiunge quindi anche la sedentarietà (il cocktail di cui sopra). Oltre quindi a stimolare i bambini verso attività ricreative in cui si possa fare del movimento (sport, giochi all'aria aperta) tutti gli esperti del settore consigliano di sostituire gli snack con frutta o yogurt cercando di far rispettare orari e numero di pasti: oltre ai tre principali, due spuntini a metà mattina e metà pomeriggio evitando di assecondare richieste al di fuori degli orari, per esempio poco prima di cena.
Negli orari di scuola ovviamente si perde il controllo dei comportamenti, ma anche in questo caso è bene provvedere personalmente alla preparazione della merenda evitando quindi anche il consumo dei prodotti disponibili nei distributori automatici diffusi nelle scuole. A tal proposito i medici francesi hanno sollevato una protesta contro una decisione del Senato che agevola l'installazione dei distributori nelle scuole e svincola gli spot pubblicitari per gli alimenti destinati ai bambini. E' sicuramente più difficile far si che i bambini conservino certe abitudini acquisite se esposti a "istigazioni" al consumo di cibi che normalmente non vengono loro presentati a tavola.
In definitiva, non sono molte né complicate le regole per avviare i bambini a uno stile di vita corretto, soprattutto perché hanno una plasticità mentale predisposta al cambiamento che ai grandi molto spesso manca.

Simona Zazzetta



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