Giovani e già a rischio suicidio

06 luglio 2005
Aggiornamenti e focus

Giovani e già a rischio suicidio



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I mali non vengono mai da soli, e se negli ultimi vent'anni la percentuale di adolescenti americani in sovrappeso è triplicata, dal 5% del 1980 è passata al 15% nel 2001, il fenomeno non è rimasto isolato alla sfera nutrizionale. L'impatto sulla salute mentale di questi giovani è stato notevole e negativo: dai problemi di adattamento con i coetanei al calo dell'autostima, fino a pensieri suicidi. Ed è a quest'ultimo aspetto agghiacciante che si è rivolta l'attenzione di molti ricercatori, che hanno rilevato, per esempio, un'associazione significativamente più forte tra obesità e sovrappeso e ideazione suicidaria o tentato suicidio negli adolescenti. Però il rapporto tra peso corporeo e disturbi psicologici è un po' più complicato di così.

Mangiare male


A determinare una maggiore fragilità concorrono anche le pratiche di controllo del peso che gli adolescenti adottano. Per esempio, è frequente il ricorso all'induzione del vomito, soprattutto se il giovane ha la tendenza a mangiare in modo compulsivo; altrettanto spesso si assumono farmaci per sopprimere l'appetito o lassativi, oppure si ricorre al digiuno. Anche questi comportamenti, è stato dimostrato, si associano a un incrementato rischio di pensare o tentare il suicidio. Lo stesso avviene per la percezione che il giovane ha del suo peso e del suo aspetto. Queste associazioni, tra l'altro, si ripropongono in entrambi i sessi. Se però gli studi su ciascuno di questi aspetti non mancano, mancava un'indagine che considerasse tutti e tre i fattori: peso reale, percezione e comportamenti di controllo. E' questo lo scopo di una ricerca statunitense che si è basata sui dati raccolti dal programma 2001 Youth Risk Behaviuor Survey, un'indagine condotta nelle scuole superiori su un campione di più di 13 mila soggetti.

Cattiva immagine di sé


Le informazioni sono state raccolte sulla base delle risposte riferite dagli stessi ragazzi che hanno indicato il loro indice di massa corporea (BMI), il proprio peso percepito ("Come descriveresti il tuo peso?"), eventuali pensieri suicidi negli ultimi 12 mesi. Infine hanno risposto a domande sul controllo del peso (vomito, lassativi, digiuno, eccetera).I dato più interessante emerso è che, più ancora che il peso reale,è la percezione che ne ha l'adolescente a determinare eventuali comportamenti legati al suicidio. In altre parole, chi "si vede" troppo grasso o troppo magro cade più spesso in questi comportamenti. Però c'è anche un'altra mediazione che va considerata: la percezione di sé come inadeguati conduce a giudizi negativi su se stessi e a stati di depressione. E' questo l'anello che manca per arrivare a meditare il suicidio o addirittura a tentarlo. In questo quadro, anche i tentativi di controllare il peso con gli anoressizzanti o con il vomito aggravano la situazione, probabilmente anche perché minano direttamente la salute del giovane.

Simona Zazzetta



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