20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus
I dati sulla contraccezione
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La contraccezione potrebbe sembrare un argomento alquanto sviscerato, al limite della noia. Però stando alle cifre non è esattamente così, non solo nell'Italia da sempre arretrata per questi aspetti ma anche negli Stati Uniti o in Giappone, paese nel quale solo due anni fa (1999) l'uso dei contraccettivi è divenuto legale (ma in Italia era lo stesso fino al 1971). Qualche cifra potrà rendere l'idea.
Negli Stati Uniti, per esempio, due terzi delle donne ricorrono già al primo rapporto a pratiche contraccettive, ma in popolazioni rurali, come quella del Tennessee, la quota dei primi rapporti protetti è del 15%, cioè decisamente più bassa. E questo dopo 15 anni di informazione ed educazione, perché inizialmente era il 7% soltanto ad attuare precauzioni minime. Di conseguenza, ancora secondo un rapporto pubblicato nel 2001, il 78% delle gravidanze di teen-ager (da 15 a 19 anni) sono gravidanze indesiderate.
In Italia i dati sono abbastanza frammentari ma qualcosa l'ISTAT ha potuto concludere. Tra le donne che vivono un rapporto di coppia stabile (non necessariamente all'interno del matrimonio) dal 1979 al 1995 si è in effetti verificato un aumento del ricorso ai mezzi di contraccezione, ma senza mettere capo a dati particolarmente incoraggianti. Per esempio, l'uso della contraccezione ormonale, cioè la pillola, è passato dal 14% al 21%, la spirale rappresentava il 3% nel 1979 e il 7% nel 1995. Fortunatamente, vista la sua totale inaffidabilità, il coito interrotto è passato dal 51 al 17%; leggera discesa anche per il profilattico, dal 17 al 14% e una riduzione significativa per i metodi naturali (cioè il metodo Ogino-Knaus, il metodo Billings..). All'aumento delle pratiche contraccettive più efficaci all'interno della coppia, però, non fa riscontro un'analoga tendenza tra i più giovani. Non esistono dati diretti ma certamente a questo deve fare pensare il fatto che mentre le interruzioni di gravidanza mostrano un calo costante, questo non è vero per le fasce di età più giovani. Nel 1990, le IVG tra le ragazze di età compresa tra 15 e 19 anni erano 4,5 per 1000; nel 1998 erano passate a 6,6 per 1000.
L'età è un fattore importante, ma anche la cultura e la tradizione lo sono. Se ce ne fosse bisogno, lo conferma un recente studio dedicato alle abitudini in cinque paesi europei (Danimarca, Germania, Polonia, Italia e Spagna) che ha preso in esame 6630 donne di età compresa tra 25 e 44 anni. Come previsto, il ricorso ai mezzi di contraccezione era più diffuso tra le single, tra le donne con studi superiori, tra quelle che già avevano figli e tra quelle che avevano già ricorso all'interruzione di gravidanza. Inoltre, il ricorso ai metodi più sicuri e moderni (pillola, IUD) era più diffuso nei paesi dell'Europa settentrionale, molto meno in quelli meridionali e orientali. L'aspetto più contraddittorio è che proprio in questi paesi il ricorso all'IVG è più contrastato (sempre per ragioni culturali) eppure è provato che proprio la mancanza di contraccezione o il ricorso a mezzi inefficaci è la causa principe del ricorso all'aborto. Uno studio italiano condotto a Napoli intervistando 576 donne cui era stata praticata l'IVG ha dimostrato che la grande maggioranza, indipendentemente da altri fattori, o non praticava alcuna forma di contraccezione (31%) o ricorreva al coito interrotto (37%).
Profilattico sempre negletto
Un'altra differenza che sembra contraddistinguere l'Italia è lo scarso uso del profilattico, che pure rappresenta, per esempio nello studio Statunitense riportato all'inizio, uno dei capitoli cui si deve in misura maggiore l'aumento del ricorso alla contraccezione. E' un fatto poco incoraggiante e non soltanto sul piano della prevenzione delle gravidanze casuali, ma anche perché è per ora il mezzo più sicuro per evitare il contagio da malattie sessualmente trasmissibili. Un altro aspetto nel quale si riscontra una notevole differenza rispetto ad altre nazioni è l'uso della contraccezione d'emergenza o pillola del giorno dopo. Messa in commercio soltanto quest'anno non sembra essere stata oggetto, passato il primo momento, di un'adeguata campagna di informazione. Al contrario, in Gran Bretagna, Francia e Canada la pillola del giorno dopo è acquistabile senza ricetta dal 2000, eppure già nel 1997 si pubblicavano studi italiani sull'impiego di questo mezzo.
Tutto questo per dire che la contraccezione non è un tema così noto e nemmeno così presente, soprattutto a coloro che ne sarebbero i naturali destinatari: i giovani innanzitutto e le giovanissime. Dire le giovanissime non è soltanto una questione di "maschilismo". Il fatto è che a fare le spese di un'eventuale gravidanza indesiderata è soprattutto la donna, che la porti o meno a termine; di conseguenza, se è auspicabile che anche gli uomini abbiano un atteggiamento più responsabile, per il quale chi fa educazione informazione deve lavorare, è bene che almeno l'altra metà del cielo non abbassi la guardia.
Maurizio Imperiali
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
La pillola sale, ma non tanto
Negli Stati Uniti, per esempio, due terzi delle donne ricorrono già al primo rapporto a pratiche contraccettive, ma in popolazioni rurali, come quella del Tennessee, la quota dei primi rapporti protetti è del 15%, cioè decisamente più bassa. E questo dopo 15 anni di informazione ed educazione, perché inizialmente era il 7% soltanto ad attuare precauzioni minime. Di conseguenza, ancora secondo un rapporto pubblicato nel 2001, il 78% delle gravidanze di teen-ager (da 15 a 19 anni) sono gravidanze indesiderate.
In Italia i dati sono abbastanza frammentari ma qualcosa l'ISTAT ha potuto concludere. Tra le donne che vivono un rapporto di coppia stabile (non necessariamente all'interno del matrimonio) dal 1979 al 1995 si è in effetti verificato un aumento del ricorso ai mezzi di contraccezione, ma senza mettere capo a dati particolarmente incoraggianti. Per esempio, l'uso della contraccezione ormonale, cioè la pillola, è passato dal 14% al 21%, la spirale rappresentava il 3% nel 1979 e il 7% nel 1995. Fortunatamente, vista la sua totale inaffidabilità, il coito interrotto è passato dal 51 al 17%; leggera discesa anche per il profilattico, dal 17 al 14% e una riduzione significativa per i metodi naturali (cioè il metodo Ogino-Knaus, il metodo Billings..). All'aumento delle pratiche contraccettive più efficaci all'interno della coppia, però, non fa riscontro un'analoga tendenza tra i più giovani. Non esistono dati diretti ma certamente a questo deve fare pensare il fatto che mentre le interruzioni di gravidanza mostrano un calo costante, questo non è vero per le fasce di età più giovani. Nel 1990, le IVG tra le ragazze di età compresa tra 15 e 19 anni erano 4,5 per 1000; nel 1998 erano passate a 6,6 per 1000.
L'età conta, ma anche la tradizione e la cultura
L'età è un fattore importante, ma anche la cultura e la tradizione lo sono. Se ce ne fosse bisogno, lo conferma un recente studio dedicato alle abitudini in cinque paesi europei (Danimarca, Germania, Polonia, Italia e Spagna) che ha preso in esame 6630 donne di età compresa tra 25 e 44 anni. Come previsto, il ricorso ai mezzi di contraccezione era più diffuso tra le single, tra le donne con studi superiori, tra quelle che già avevano figli e tra quelle che avevano già ricorso all'interruzione di gravidanza. Inoltre, il ricorso ai metodi più sicuri e moderni (pillola, IUD) era più diffuso nei paesi dell'Europa settentrionale, molto meno in quelli meridionali e orientali. L'aspetto più contraddittorio è che proprio in questi paesi il ricorso all'IVG è più contrastato (sempre per ragioni culturali) eppure è provato che proprio la mancanza di contraccezione o il ricorso a mezzi inefficaci è la causa principe del ricorso all'aborto. Uno studio italiano condotto a Napoli intervistando 576 donne cui era stata praticata l'IVG ha dimostrato che la grande maggioranza, indipendentemente da altri fattori, o non praticava alcuna forma di contraccezione (31%) o ricorreva al coito interrotto (37%).
Profilattico sempre negletto
Un'altra differenza che sembra contraddistinguere l'Italia è lo scarso uso del profilattico, che pure rappresenta, per esempio nello studio Statunitense riportato all'inizio, uno dei capitoli cui si deve in misura maggiore l'aumento del ricorso alla contraccezione. E' un fatto poco incoraggiante e non soltanto sul piano della prevenzione delle gravidanze casuali, ma anche perché è per ora il mezzo più sicuro per evitare il contagio da malattie sessualmente trasmissibili. Un altro aspetto nel quale si riscontra una notevole differenza rispetto ad altre nazioni è l'uso della contraccezione d'emergenza o pillola del giorno dopo. Messa in commercio soltanto quest'anno non sembra essere stata oggetto, passato il primo momento, di un'adeguata campagna di informazione. Al contrario, in Gran Bretagna, Francia e Canada la pillola del giorno dopo è acquistabile senza ricetta dal 2000, eppure già nel 1997 si pubblicavano studi italiani sull'impiego di questo mezzo.
Tutto questo per dire che la contraccezione non è un tema così noto e nemmeno così presente, soprattutto a coloro che ne sarebbero i naturali destinatari: i giovani innanzitutto e le giovanissime. Dire le giovanissime non è soltanto una questione di "maschilismo". Il fatto è che a fare le spese di un'eventuale gravidanza indesiderata è soprattutto la donna, che la porti o meno a termine; di conseguenza, se è auspicabile che anche gli uomini abbiano un atteggiamento più responsabile, per il quale chi fa educazione informazione deve lavorare, è bene che almeno l'altra metà del cielo non abbassi la guardia.
Maurizio Imperiali
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