01 luglio 2010
Aggiornamenti e focus
Ripetitori cellulari non nuocciono al pancione
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Se la mamma che aspetta un figlio abita nei pressi di antenne per la telefonia mobile, che emettono onde elettromagnetiche, il nascituro non ha un rischio maggiore di sviluppare una neoplasia nei primi anni di vita. Il dato rassicurante, in un campo sul quale si è scritto e detto di tutto e il contrario di tutto, emerge da uno studio inglese condotto su 6.985 bambini di età compresa tra 0 e 4 anni, di cui 1397 provenienti dal Registro nazionale dei tumori e 5588 dal Registro nazionale delle nascite. In particolare, si è studiata l'incidenza di alcune forme tumorali - leucemia, linfoma non Hodgkin, neoplasie cerebrali - e la residenza della mamma in stato di gravidanza entro 700 metri da una delle 76.890 antenne radio per la diffusione del segnale della telefonia cellulare distribuite sul suolo britannico. La valutazione, caso per caso, di tutti i tumori sviluppati nei piccoli pazienti ha permesso di constatare che l'insorgenza della neoplasia si manifesta con la stessa probabilità statistica a prescindere dalla vicinanza o meno a un ripetitore di segnale telefonico. «È un risultato che fa chiarezza sull'eventuale rischio dell'inquinamento elettromagnetico», sostiene Paul Elliot, direttore del Centro per l'ambiente e la salute dell'Imperial College London. «Dalla nostra ricerca non sono emerse evidenze che dimostrino come nei bambini nati da mamme che risiedevano durante la gravidanza in zone limitrofe ad antenne telefoniche i casi di tumore siano stati maggiori rispetto ai nuovi nati da mamme che abitavano distanti da tali fonti elettromagnetiche».
BMJ. 2010 Jun 22;340:c3077
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