22 settembre 2010
Aggiornamenti e focus
Tavole europee senza pesticidi
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Il 96,5% degli alimenti che arrivano sulla tavola degli europei contiene tracce di pesticidi in valori inferiori ai livelli massimi consentiti. Il dato arriva dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che nelle settimane scorse ha pubblicato la sua relazione annuale sull'esposizione dei consumatori ai pesticidi.
I risultati sono il frutto di analisi condotte su circa 70mila campioni raccolti da quasi 200 diversi tipi di alimenti commercializzati nell'Unione, attraverso una metodologia che consente di individuare fino a 862 sostanze chimiche. E i risultati sono incoraggianti: la percentuale di campioni che superano i valori massimi autorizzati (3,5%) è sensibilmente inferiore a quella registrata dall'Efsa nella relazione 2009 (4,2%). Meglio ancora, rispetto allo scorso anno la percentuale di campioni totalmente privi di residui si rivela in crescita: attualmente sono il 62,1% del totale, negli anni 2007-2009 si aggiravano tra il 52,7 % e il 58%. Nella relazione non mancano panoramiche più dettagliate. Riguardo agli alimenti per l'infanzia, per esempio, i campioni sottoposti a controllo ammontano a 2.062: in 76 di questi sono state rinvenute tracce di pesticidi e soltanto in quattro (ossia lo 0,2% del totale) i valori superavano le soglie consentite. «La legislazione europea in materia» ricorda a tal proposito l'Efsa «è molto restrittiva e impone residui massimi di 0,01 mg/kg per qualsiasi sostanza pesticida. Dati apprezzabili anche a proposito di alimenti biologici: livelli massimi superati solo nello 0,9% dei campioni analizzati. «La legislazione europea» spiega ancora l'Efsa «ammette l'impiego nella produzione di alimenti biologici di un limitassimo numero di pesticidi».
Non tutti i dati spingono all'ottimismo. Negli alimenti importati da paesi esterni all'area Ue, per esempio, i residui di pesticidi superano i livelli massimi con maggior frequenza (7,6%). Va peraltro detto che dall'Unità di valutazione del rischio dei pesticidi dell'Agenzia, arrivano rassicurazioni rispetto ai rischi connessi al superamento dei valori massimi di pesticidi: l'EFSA, in particolare, ha stimato gli effetti di un'esposizione cronica (ossia continuata) e acuta (a breve termine) ai pesticidi contenuti nei principali alimenti che fanno parte della dieta degli europei; la conclusione è che nessuna delle sostanze esaminate desta preoccupazioni per la salute, mentre per quanto concerne l'esposizione acuta rischi potenziali potrebbero sussistere soltanto in limitatissimi casi di consumo abbondante di alimenti contaminati oltre i livelli massimi. In chiusura vale la pensa ricordare i dati diffusi a luglio dal ministero della Salute sulle rilevazioni condotte in Italia: la percentuale di campioni che rivelavano tracce di sostanze chimiche inferiori ai massimi consentiti ammontava al 98,8% del totale.
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I risultati sono il frutto di analisi condotte su circa 70mila campioni raccolti da quasi 200 diversi tipi di alimenti commercializzati nell'Unione, attraverso una metodologia che consente di individuare fino a 862 sostanze chimiche. E i risultati sono incoraggianti: la percentuale di campioni che superano i valori massimi autorizzati (3,5%) è sensibilmente inferiore a quella registrata dall'Efsa nella relazione 2009 (4,2%). Meglio ancora, rispetto allo scorso anno la percentuale di campioni totalmente privi di residui si rivela in crescita: attualmente sono il 62,1% del totale, negli anni 2007-2009 si aggiravano tra il 52,7 % e il 58%. Nella relazione non mancano panoramiche più dettagliate. Riguardo agli alimenti per l'infanzia, per esempio, i campioni sottoposti a controllo ammontano a 2.062: in 76 di questi sono state rinvenute tracce di pesticidi e soltanto in quattro (ossia lo 0,2% del totale) i valori superavano le soglie consentite. «La legislazione europea in materia» ricorda a tal proposito l'Efsa «è molto restrittiva e impone residui massimi di 0,01 mg/kg per qualsiasi sostanza pesticida. Dati apprezzabili anche a proposito di alimenti biologici: livelli massimi superati solo nello 0,9% dei campioni analizzati. «La legislazione europea» spiega ancora l'Efsa «ammette l'impiego nella produzione di alimenti biologici di un limitassimo numero di pesticidi».
Non tutti i dati spingono all'ottimismo. Negli alimenti importati da paesi esterni all'area Ue, per esempio, i residui di pesticidi superano i livelli massimi con maggior frequenza (7,6%). Va peraltro detto che dall'Unità di valutazione del rischio dei pesticidi dell'Agenzia, arrivano rassicurazioni rispetto ai rischi connessi al superamento dei valori massimi di pesticidi: l'EFSA, in particolare, ha stimato gli effetti di un'esposizione cronica (ossia continuata) e acuta (a breve termine) ai pesticidi contenuti nei principali alimenti che fanno parte della dieta degli europei; la conclusione è che nessuna delle sostanze esaminate desta preoccupazioni per la salute, mentre per quanto concerne l'esposizione acuta rischi potenziali potrebbero sussistere soltanto in limitatissimi casi di consumo abbondante di alimenti contaminati oltre i livelli massimi. In chiusura vale la pensa ricordare i dati diffusi a luglio dal ministero della Salute sulle rilevazioni condotte in Italia: la percentuale di campioni che rivelavano tracce di sostanze chimiche inferiori ai massimi consentiti ammontava al 98,8% del totale.
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