15 ottobre 2010
Aggiornamenti e focus
Esagerare è a rischio dipendenza
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di Simona Zazzetta
La cultura sull'uso delle droghe aveva abituato media, esperti e pubblica opinione a considerare dipendenza solo quella associata a sostanze, legali o illegali. Tuttavia negli ultimi anni lo sguardo degli esperti si è spostato a forme di addiction (dipendenza) a comportamenti, apparentemente non a rischio, come lo shopping, il gioco d'azzardo, uso di chat (erotiche e non) e di social network, per arrivare alla conclusione che il meccanismo che le genera è sostanzialmente uguale.
«L'elemento chiave di tutte le forme di dipendenza è un processo graduale, non un singolo evento» spiega Maurizio Fea, psichiatra e membro del direttivo Federserd (Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze) «che dipende dalla storia personale del soggetto, dalle circostanze ambientali e dalla struttura biologica determinata dalla componente genetica che a sua volta regola la produzione di neurotrasmettitori che orientano e condizionano la combinazione di questi tre fattori». Gli esperti, infatti, parlano di un'interazione progressiva tra questi tre aspetti nella risposta ad alcuni comportamenti: se compiendo un'azione (giocare, acquistare, chattare) l'individuo avverte un senso di gratificazione, questo può generare affezione al comportamento e una predisposizione a ripeterlo. Se l'affezione diventa totalizzante e il pensiero di quel comportamento si sostituisce quasi del tutto agli altri il soggetto diviene addicted, cioè dipendente. Il comportamento che innesca il meccanismo di dipendenza, esattamente come le droghe, determina un atteggiamento compulsivo, vale a dire che il soggetto avverte un obbligo a reiterarlo per trovare la gratificazione che ha già conosciuto.
«Si perde la capacità critica e l'azione di controllo esercitata dalle aree corticali del cervello sulle pulsioni e, per esempio, un soggetto dipendente dallo shopping acquista oggetti verso i quali non avverte interesse reale o un senso del piacere. Il solo fatto di acquistare offre gratificazione» spiega Fea. In queste persone, in pratica, viene meno un bilanciamento tra neurotrasmettitori che regolano il meccanismo di ricompensa e gratificazione, sia per una predisposizione genetica (alcune varianti geniche possono alterare l'attività di alcuni neurotrasmettitori) sia per il reiteramento dei comportamenti che tende a compromettere tale equilibrio. «Questo è un aspetto particolarmente importante negli adolescenti il cui cervello è ancora in maturazione e rischia un condizionamento dello sviluppo funzionale del circuito neuronale: un'esperienza precoce vissuta a 15-16 anni condiziona lo sviluppo più che in età adulta quando certe strutture nervose sono già formate» aggiunge l'esperto.
Anche il gioco d'azzardo può sortire effetti simili e la passione per un'attività ricreativa può andare incontro a una deriva compulsiva, soprattutto in alcuni tipi di gioco: «I giochi con una ricompensa o un risultato immediati presenta maggiori rischi per alcuni soggetti» sottolinea Fea «L'80% delle persone che soffrono di questo disturbo giocano con le video-lottery, le slot-machine e i Gratta-e-vinci, con cui vincita o perdita sono immediate, e che facilmente innescano la ricorsa alla perdita: più si perde più si gioca arrivando a spendere ben oltre le proprie possibilità, segni di una dipendenza in atto». I dati raccolti hanno evidenziato che questo problema in genere interessa gli uomini sulla quarantina, con un profilo sociale medio basso e molto spesso associato a consumo di alcol, tabagismo e sintomi depressivi.
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
La cultura sull'uso delle droghe aveva abituato media, esperti e pubblica opinione a considerare dipendenza solo quella associata a sostanze, legali o illegali. Tuttavia negli ultimi anni lo sguardo degli esperti si è spostato a forme di addiction (dipendenza) a comportamenti, apparentemente non a rischio, come lo shopping, il gioco d'azzardo, uso di chat (erotiche e non) e di social network, per arrivare alla conclusione che il meccanismo che le genera è sostanzialmente uguale.
«L'elemento chiave di tutte le forme di dipendenza è un processo graduale, non un singolo evento» spiega Maurizio Fea, psichiatra e membro del direttivo Federserd (Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze) «che dipende dalla storia personale del soggetto, dalle circostanze ambientali e dalla struttura biologica determinata dalla componente genetica che a sua volta regola la produzione di neurotrasmettitori che orientano e condizionano la combinazione di questi tre fattori». Gli esperti, infatti, parlano di un'interazione progressiva tra questi tre aspetti nella risposta ad alcuni comportamenti: se compiendo un'azione (giocare, acquistare, chattare) l'individuo avverte un senso di gratificazione, questo può generare affezione al comportamento e una predisposizione a ripeterlo. Se l'affezione diventa totalizzante e il pensiero di quel comportamento si sostituisce quasi del tutto agli altri il soggetto diviene addicted, cioè dipendente. Il comportamento che innesca il meccanismo di dipendenza, esattamente come le droghe, determina un atteggiamento compulsivo, vale a dire che il soggetto avverte un obbligo a reiterarlo per trovare la gratificazione che ha già conosciuto.
«Si perde la capacità critica e l'azione di controllo esercitata dalle aree corticali del cervello sulle pulsioni e, per esempio, un soggetto dipendente dallo shopping acquista oggetti verso i quali non avverte interesse reale o un senso del piacere. Il solo fatto di acquistare offre gratificazione» spiega Fea. In queste persone, in pratica, viene meno un bilanciamento tra neurotrasmettitori che regolano il meccanismo di ricompensa e gratificazione, sia per una predisposizione genetica (alcune varianti geniche possono alterare l'attività di alcuni neurotrasmettitori) sia per il reiteramento dei comportamenti che tende a compromettere tale equilibrio. «Questo è un aspetto particolarmente importante negli adolescenti il cui cervello è ancora in maturazione e rischia un condizionamento dello sviluppo funzionale del circuito neuronale: un'esperienza precoce vissuta a 15-16 anni condiziona lo sviluppo più che in età adulta quando certe strutture nervose sono già formate» aggiunge l'esperto.
Anche il gioco d'azzardo può sortire effetti simili e la passione per un'attività ricreativa può andare incontro a una deriva compulsiva, soprattutto in alcuni tipi di gioco: «I giochi con una ricompensa o un risultato immediati presenta maggiori rischi per alcuni soggetti» sottolinea Fea «L'80% delle persone che soffrono di questo disturbo giocano con le video-lottery, le slot-machine e i Gratta-e-vinci, con cui vincita o perdita sono immediate, e che facilmente innescano la ricorsa alla perdita: più si perde più si gioca arrivando a spendere ben oltre le proprie possibilità, segni di una dipendenza in atto». I dati raccolti hanno evidenziato che questo problema in genere interessa gli uomini sulla quarantina, con un profilo sociale medio basso e molto spesso associato a consumo di alcol, tabagismo e sintomi depressivi.
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