Dislessici ora più protetti a scuola

22 ottobre 2010
Interviste

Dislessici ora più protetti a scuola



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Circa 350.000 studenti italiani fra i 6 e i 19 anni - corrispondenti al 4-5% della popolazione in età scolare - soffre di un disturbo specifico di apprendimento (Dsa) come dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. Finalmente, dopo un lungo percorso legislativo, è stata approvata lo scorso 29 settembre la legge che riconosce e definisce i Dsa. Ne abbiamo parlato con il professor Giacomo Stella, docente all'Università di Modena e Reggio Emilia, fondatore dell'Associazione italiana dislessia.

Dopo dieci anni di attesa, perché questa legge è importante?
Perché sposta l'onere della prova. Fino ad oggi sono state le famiglie, e in particolare i ragazzi, a dover dimostrare la presenza di un problema reale, scientificamente e clinicamente accertabile. Per anni i genitori sono stati colpevolizzati di essere iperprotettivi o, viceversa, distratti. Mentre i bambini sono stati accusati ingiustamente di essere stupidi, pigri, immaturi, disimpegnati, di avere problemi psciosomatici o addirittura di fingere per attirare attenzione. Ora si spera che non dovranno più difendersi da atteggiamenti a dir poco critici di maestri e professori.

Voi sostenete da molto tempo che anche gli alunni con specifiche difficoltà di apprendimento hanno diritto all'istruzione, cosa cambia nella scuola?
La chiave di volta sta nel fatto che la scuola è tenuta ad attivare tutti gli strumenti idonei per individuare casi sospetti di Dsa, e quindi a contribuire attivamente alla diagnosi precoce. Le istituzioni scolastiche - dalla primaria all'università - devono garantire un percorso didattico personalizzato, che tenga conto delle caratteristiche peculiari della persona. Inoltre dovranno introdurre strumenti di apprendimento alternativi, permettendo l'utilizzo del computer e delle tavole pitagoriche, e dovranno esonerare i ragazzi con difficoltà da alcune prestazioni non essenziali ai fini dell'apprendimento. Questo vale anche per le lingue straniere - arrivando anche all'esonero qualora necessario, mentre in sede di verifica e valutazione diventa necessario ricorrere a precise procedure e strumenti.

La dislessia può essere guarita?
Questi disturbi hanno una comprovata base neurobiologica congenita ed ereditaria che non può essere modificata. La remissione non è possibile, ma, anche grazie alla diagnosi precoce, si può avere un miglioramento sensibile, soprattutto se si mettono in atto noti accorgimenti, per esempio non costringere a copiare e a scrivere in corsivo, ma allenare il cervello con specifici esercizi. La conoscenza del proprio lessico, inoltre, consente al cervello di riorganizzarsi, cioè di mettere in atto meccanismi di correzione automatica, come fanno i cellulari quando si computano gli sms con il T9.



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