Epirubicina Teva 2 mg/ml soluz. iniett. e per inf. 1 flaconcino 25 ml
Epirubicina Teva 2 mg/ml soluz. iniett. e per inf. 1 flaconcino 25 ml è un medicinale soggetto a prescrizione medica limitativa, utilizzabile esclusivamente in ambiente ospedaliero o in struttura ad esso assimilabile - vietata la vendita al pubblico (classe H), a base di epirubicina cloridrato, appartenente al gruppo terapeutico Antineoplastici antibiotici citotossici. E' commercializzato in Italia da Teva Italia S.r.l. - Sede legale
INDICE SCHEDA
- INFORMAZIONI GENERALI
- CONFEZIONI DISPONIBILI IN COMMERCIO
- FOGLIETTO ILLUSTRATIVO (PDF)
- INDICAZIONI TERAPEUTICHE
- CONTROINDICAZIONI
- AVVERTENZE E PRECAUZIONI D'USO
- INTERAZIONI
- SOVRADOSAGGIO
- GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO
- GUIDA DI VEICOLI E USO DI MACCHINARI
- PRINCIPIO ATTIVO
- ECCIPIENTI
- SCADENZA E CONSERVAZIONE
- NATURA E CONTENUTO DEL CONTENITORE
- PATOLOGIE CORRELATE
INFORMAZIONI GENERALI
TITOLARE:
Teva Italia S.r.l. - Sede legaleMARCHIO
Epirubicina TevaCONFEZIONE
2 mg/ml soluz. iniett. e per inf. 1 flaconcino 25 mlFORMA FARMACEUTICA
soluzione (uso interno)
PRINCIPIO ATTIVO
epirubicina cloridrato
GRUPPO TERAPEUTICO
Antineoplastici antibiotici citotossici
CLASSE
H
RICETTA
medicinale soggetto a prescrizione medica limitativa, utilizzabile esclusivamente in ambiente ospedaliero o in struttura ad esso assimilabile - vietata la vendita al pubblico
PREZZO
81,18 €
CONFEZIONI DISPONIBILI IN COMMERCIO
Confezioni e formulazioni di Epirubicina Teva disponibili in commercio:
- epirubicina teva 2 mg/ml soluz. iniett. e per inf. 1 flaconcino 25 ml (scheda corrente)
FOGLIETTO ILLUSTRATIVO (PDF)
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Foglietto illustrativo Epirubicina Teva »
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INDICAZIONI TERAPEUTICHE
A cosa serve Epirubicina Teva? Perchè si usa?
Epirubicina Teva è utilizzata nel trattamento di un ampio spettro di patologie neoplastiche, incluse:
- carcinoma mammario
- carcinoma gastrico
- carcinoma papillare a cellule transizionali della vescica
- carcinoma in situ
- profilassi endovescicale delle recidive del carcinoma superficiale della vescica in seguito a resezione transuretrale.
CONTROINDICAZIONI
Quando non dev'essere usato Epirubicina Teva?
- Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti, o ad altre antracicline o antracenedioni.
- Allattamento
- mielosoppressione persistente
- insufficienza epatica grave
- insufficienza miocardica grave (compresa insufficienza del miocardio di 4° grado, attacco cardiaco acuto e precedente attacco cardiaco che abbia determinato insufficienza del miocardio di 3° e 4° grado, cardiopatie infiammatorie acute)
- infarto miocardico recente
- angina pectoris instabile
- cardiomiopatia
- aritmie gravi
- pazienti con infezioni sistemiche acute
- precedenti trattamenti con dosi cumulative massime di epirubicina cloridrato e/o altre antracline e antracenedioni (vedere il paragrafo 4.4)
- infezioni delle vie urinarie
- infiammazione della vescica
- ematuria
- tumori invasivi penetranti la vescica
- problemi di cateterizzazione
- ampio volume di urina residua
- vescica contratta
AVVERTENZE E PRECAUZIONI D'USO
Cosa serve sapere prima di prendere Epirubicina Teva?
Generali – L'epirubicina deve essere somministrata soltanto sotto la supervisione di medici qualificati esperti nell'uso della terapia citotossica.
L'epirubicina non deve essere somministrata per via sottocutanea o intramuscolare.
Il trattamento iniziale richiede un attento monitoraggio basale di vari parametri di laboratorio e della funzionalità cardiaca.
Se l'epirubicina è somministrata come infusione continua, ciò va fatto preferibilmente tramite catetere venoso centrale.
I pazienti devono recuperare dalle tossicità acute (come stomatiti, mucositi, neutropenia, trombocitopenia e infezioni generalizzate) del precedente trattamento citotossico prima di iniziare il trattamento con epirubicina.
Mentre il trattamento con alte dosi di epirubicina cloridrato (es., ≥90 mg/m2 ogni 3-4 settimane) causa eventi avversi generalmente simili a quelli osservati a dosi standard (<90 mg/m2 ogni 3-4 settimane), la gravità della neutropenia e della stomatite/mucosite può essere aumentata. Il trattamento con alte dosi di epirubicina cloridrato richiede particolare attenzione per le possibili complicanze cliniche dovute a mielosoppressione profonda.
Funzionalità cardiaca – La cardiotossicità è un rischio del trattamento con antraciclina che può manifestarsi con eventi precoci (ovvero acuti) o tardivi (ovvero ritardati).
Implica una riduzione permanente della tensione QRS, un prolungamento al di fuori dei limiti normali dell'intervallo di tempo sistolico (PEP/LVET) e una riduzione della frazione di eiezione del ventricolo sinistro. La diagnosi clinica precoce di insufficienza cardiaca indotta da agenti citostatici è essenziale per il successo del trattamento con digitale, diuretici, vasodilatatori periferici, dieta a basso contenuto di sodio e sufficiente riposo a letto. Pertanto, il monitoraggio cardiaco dei pazienti sottoposti a trattamento con epirubicina è estremamente importante ed è consigliabile valutare la funzionalità cardiaca mediante tecniche non-invasive.
Eventi precoci (ovvero acuti). La cardiotossicità precoce dell'epirubicina consiste principalmente in tachicardia sinusale e/o anomalie dell'elettrocardiogramma (ECG) come alterazioni non specifiche delle onde ST-T. Sono state riferite anche tachiaritmie, incluse contrazioni ventricolari premature, tachicardia ventricolare e bradicardia nonché blocco atrioventricolare e il blocco di branca. Solitamente questi effetti non predicono il successivo sviluppo di una cardiotossicità ritardata, raramente sono di importanza clinica e generalmente non costituiscono un motivo valido per interrompere il trattamento con epirubicina.
Eventi tardivi (ovvero ritardati)
La cardiotossicità ritardata insorge solitamente tardi nel corso della terapia con epirubicina oppure nel giro di 2-3 mesi dalla conclusione del trattamento, ma sono stati riferiti anche eventi più tardivi (da molti mesi ad anni dopo il completamento del trattamento). La cardiomiopatia ritardata si manifesta con ridotta frazione di eiezione del ventricolo sinistro (LVEF) e/o segni e sintomi di insufficienza cardiaca congestizia (CHF) come dispnea, edema polmonare, edema dipendente, cardiomegalia ed epatomegalia, oliguria, ascite, versamento pleurico e ritmo di galoppo. L'insufficienza cardiaca congestizia (CHF) potenzialmente fatale rappresenta la forma più grave di cardiomiopatia indotta da antracicline e costituisce la tossicità che limita le dosi cumulative del medicinale.
Il rischio di sviluppare CHF aumenta rapidamente con dosi cumulative totali di epirubicina cloridrato superiori a 900 mg/m2 o dosi cumulative inferiori nei pazienti sottoposti a precedente terapia radiante dell'area mediastinale; tale dose cumulativa può essere superata solo con estrema cautela (vedere il paragrafo 5.1).
La funzionalità cardiaca deve essere valutata prima di iniziare il trattamento con epirubicina e deve essere attentamente monitorata (mediante ECG, ecocardiografia o misura nucleare della frazione di eiezione (mediante angiografia radionuclidica)) per tutta la durata della terapia in modo da minimizzare il rischio di comparsa di compromissione cardiaca grave. Tale rischio può essere ridotto con un monitoraggio regolare della LVEF durante il trattamento e l'immediata sospensione dell'epirubicina al comparire del primo segno di compromissione della funzionalità. I metodi quantitativi indicati per il controllo regolare della funzionalità cardiaca (valutazione della LVEF) comprendono l'angiografia con radionuclidi multi-gated (MUGA) o l'ecocardiografia (ECO). La valutazione della funzionalità cardiaca basale con elettrocardiogramma, MUGA scan o ecocardiografia (ECO) è raccomandata soprattutto nei pazienti con fattori di rischio per un'aumentata cardiotossicità. La valutazione ripetuta della LVEF mediante MUGA o ecocardiografia (ECO) deve essere effettuata soprattutto per dosi cumulative elevate di antracicline. La tecnica di monitoraggio utilizzata deve essere coerente durante tutto il periodo di follow-up.
Dato il rischio di cardiomiopatia, una dose cumulativa di 900 mg/m2 di epirubicina cloridrato può essere superata solo con estrema cautela.
I fattori di rischio per la tossicità cardiaca comprendono una malattia cardiovascolare in atto o silente, una radioterapia precedente o concomitante sull'area mediastinica/pericardica, un precedente trattamento con altre antracicline o antracenedioni e l'uso concomitante di medicinali che sopprimono la contrattilità cardiaca o di farmaci cardiotossici (ad es. il trastuzumab) con rischio maggiore negli anziani (vedere il paragrafo 4.5). Nei pazienti che ricevevano trastuzumab in monoterapia o in combinazione con antracicline, come l'epirubicina, è stato osservato scompenso cardiaco (di classe II – IV secondo la classificazione della New York Heart Association). Questo poteva essere di grado da moderato a grave ed è stato associato a morte.
Generalmente il trastuzumab e le antracicline, come l'epirubicina, non devono essere usati in combinazione, eccetto che in studi clinici ben controllati con monitoraggio cardiaco.
I pazienti che hanno precedentemente assunto antracicline sono inoltre a rischio di cardiotossicità quando trattati con trastuzumab, tuttavia il rischio è inferiore rispetto al trattamento concomitante con trastuzumab e antracicline.
L'emivita riportata del trastuzumab è variabile. Trastuzumab può permanere in circolo fino a 7 mesi dopo l'interruzione del trattamento. I pazienti che ricevono un trattamento con antracicline, come l'epirubicina, dopo l'interruzione della terapia con trastuzumab possono presentare un rischio aumentato di cardiotossicità. Se possibile, i medici devono evitare la terapia a base di antracicline fino a 7 mesi dopo l'interruzione del trattamento con trastuzumab. Se sono state usate le antracicline, come l'epirubicina, la funzionalità cardiaca del paziente deve essere attentamente monitorata.
Se durante la terapia con trastuzumab a seguito di una terapia con epirubicina insorge una insufficienza cardiaca sintomatica, questa deve essere trattata con le terapie standard convenzionali.
La funzionalità cardiaca deve essere attentamente monitorata nei pazienti che assumono dosi cumulative elevate e in quelli con fattori di rischio. Anche i pazienti anziani, bambini e quelli con anamnesi di cardiopatia presentano un maggior rischio di cardiotossicità.
Tuttavia, la cardiotossicità con epirubicina può comparire a dosi cumulative inferiori, a prescindere che i fattori di rischio cardiaco siano presenti o meno.
Ci sono state segnalazioni sporadiche di eventi cardiotossici fetali e/o neonatali, inclusa morte fetale, a seguito dell'esposizione in utero all'epirubicina (vedere paragrafo 4.6).
È probabile che la tossicità dell'epirubicina e di altre antracicline o antracenedioni sia additiva.
Tossicità ematologica - Come per altri agenti citotossici, l'epirubicina può indurre mielosoppressione. I profili ematologici dovrebbero essere valutati prima e durante ciascun ciclo di terapia con epirubicina, includendo la conta differenziale dei leucociti (WBC). Una leucopenia e/o granulocitopenia (neutropenia) reversibile e dose-dipendente è la principale manifestazione della tossicità ematologica dell'epirubicina ed è la più comune tossicità acuta dose-limitante di questo medicinale. Leucopenia e neutropenia sono generalmente più gravi per gli schemi a dosaggio elevato, raggiungono il nadir solitamente tra i 10 ed i 14 giorni successivi alla somministrazione del medicinale; generalmente sono solo transitorie e la conta dei WBC/neutrofili torna ai valori normali entro 21 giorni. Possono inoltre verificarsi trombocitopenia e anemia. Le conseguenze cliniche della mielosoppressione grave comprendono febbre, infezioni, sepsi/setticemia, shock settico, emorragia, ipossia tissutale o decesso.
Leucemia secondaria – Sono stati riportati casi di leucemia secondaria, con o senza fase preleucemica, nei pazienti trattati con antracicline, inclusa l'epirubicina. La leucemia secondaria è più comune quando questi medicinali vengono somministrati in associazione con agenti antineoplastici che danneggiano il DNA, in associazione con la radioterapia, quando i pazienti sono stati pesantemente pretrattati con farmaci citotossici o quando le dosi di antracicline sono state aumentate. Queste leucemie possono avere un periodo di latenza che varia da 1 a 3 anni. (vedere il paragrafo 5.1).
Gastrointestinali – L'epirubicina è emetogenica. Una mucosite/stomatite di solito compare immediatamente dopo l'inizio della somministrazione del medicinale e, se grave, può evolvere in pochi giorni in ulcerazioni della mucosa. – Il recupero da questi eventi avversi avviene per la maggior parte dei pazienti entro la terza settimana di terapia.
Funzionalità epatica – La maggior via di eliminazione dell'epirubicina è il sistema epatobiliare. Prima e durante il trattamento con epirubicina si raccomanda di valutare i livelli di bilirubina sierica totale, fosfatasi alcalina, ALT e AST. – Nei pazienti con valori di bilirubina o AST elevati si può manifestare una clearance ridotta del farmaco con un aumento della tossicità globale. In questi pazienti si raccomanda la somministrazione di dosi inferiori (vedere i paragrafi 4.2 e 5.2). I pazienti con grave compromissione della funzionalità epatica non devono assumere epirubicina (vedere il paragrafo 4.3).
Funzionalità renale - Prima e durante la terapia deve essere valutata la creatinina sierica. Un adeguamento della dose è necessario nei pazienti con creatinina sierica >5 mg/dL (vedere il paragrafo 4.2).
Effetti al sito di iniezione - L'iniezione in un piccolo vaso o iniezioni precedenti effettuate nella stessa vena possono determinare flebosclerosi. Il rischio di flebite/tromboflebite al sito di iniezione può essere ridotto seguendo le modalità di somministrazione consigliate (vedere il paragrafo 4.2).
Stravaso – Lo stravaso dell'epirubicina durante l'iniezione endovenosa può determinare dolore locale, lesioni tissutali gravi (comparsa di vesciche, cellulite grave) e necrosi. Se durante la somministrazione endovenosa dell'epirubicina dovessero comparire segni o sintomi di stravaso, l'infusione del medicinale deve essere interrotta immediatamente. L'effetto avverso dello stravaso delle antracicline può essere prevenuto o ridotto dall'uso immediato di un trattamento specifico come il dexrazoxano (consultare le istruzioni per l'uso). Il dolore del paziente può essere alleviato raffreddando la zona e mantenendola fresca, applicando acido ialuronico e dimetilsulfossido (DMSO). Nel periodo di tempo successivo il paziente deve essere attentamente monitorato, in quanto dopo diverse settimane dallo stravaso può comparire necrosi ed è opportuno consultare un chirurgo plastico per un'eventuale escissione.
Altro – Come per altri agenti citotossici, coincidentalmente all'uso di epirubicina sono stati riportati fenomeni di tromboflebite e tromboembolici, inclusa embolia polmonare (in alcuni casi fatale).
Sindrome da lisi tumorale – L'epirubicina può determinare iperuricemia come conseguenza dell'esteso catabolismo delle purine associato alla rapida lisi delle cellule tumorali indotta dal medicinale (sindrome da lisi tumorale). I livelli ematici di acido urico, potassio, calcio fosfato e creatinina devono essere valutati dopo l'inizio del trattamento. L'idratazione, l'alcalinizzazione delle urine e la profilassi con allopurinolo per prevenire l'uricemia possono minimizzare le potenziali complicanze della sindrome da lisi tumorale.
Effetti immunosoppressori/Aumentata suscettibilità alle infezioni - La somministrazione di vaccini vivi o vivi attenuati in pazienti immunocompromessi dagli agenti chemioterapici inclusa l'epirubicina può determinare infezioni gravi o fatali (vedere il paragrafo 4.5). Nei pazienti in trattamento con epirubicina deve essere evitata la vaccinazione con vaccini vivi. Possono essere somministrati vaccini ad agente ucciso o inattivato; tuttavia la risposta a tali vaccini può essere ridotta.
Sistema riproduttivo: L'epirubicina può causare genotossicità. Uomini e donne in terapia con epirubicina devono adottare contraccettivi idonei. I pazienti che dopo il completamento della terapia desiderano avere dei bambini devono essere inviati al consulto genetico, se opportuno e disponibile (vedere il paragrafo 4.6).
Avvertimenti aggiuntivi e precauzioni per altre vie di somministrazione
Via endovescicale – La somministrazione di epirubicina può causare sintomi di cistite chimica (come disuria, poliuria, nicturia, stranguria, ematuria, disagio vescicale, necrosi della parete vescicale) e costrizione vescicale. Particolare attenzione va riservata ai problemi di cateterizzazione (es. ostruzione uretrale causata da grossi tumori endovescicali).
Via endoarteriosa – La somministrazione endoarteriosa di epirubicina (embolizzazione arteriosa transcatetere per le terapie locali o regionali del carcinoma epatocellulare primario o delle metastasi epatiche) può causare (oltre a tossicità sistemica qualitativamente simile a quella osservata dopo la somministrazione endovenosa di epirubicina) eventi locali o regionali che comprendono ulcere gastroduodenali (probabilmente dovute al reflusso dei medicinali nell'arteria gastrica) e restringimento dei dotti biliari dovuto alla colangite sclerosante indotta dal medicinale. Questa modalità di somministrazione può causare estesa necrosi del tessuto perfuso.
Eccipienti
Sodio
Questo medicinale contiene 18 mg di sodio per flaconcino da 5 ml equivalente a 0,9 % dell'assunzione massima giornaliera raccomandata dall'OMS che corrisponde a 2 g di sodio per un adulto.
Questo medicinale contiene 35 mg di sodio per flaconcino da 10 ml equivalente a 1,8 % dell'assunzione massima giornaliera raccomandata dall'OMS che corrisponde a 2 g di sodio per un adulto.
Questo medicinale contiene 89 mg di sodio per flaconcino da 25 ml equivalente a 4.5-,4 % dell'assunzione massima giornaliera raccomandata dall'OMS che corrisponde a 2 g di sodio per un adulto.
Questo medicinale contiene 266 mg di sodio per flaconcino da 75 ml equivalente a 13,3 % dell'assunzione massima giornaliera raccomandata dall'OMS che corrisponde a 2 g di sodio per un adulto.
Questo medicinale contiene 354 mg di sodio per flaconcino da 100 ml equivalente a 17,7 % dell'assunzione massima giornaliera raccomandata dall'OMS che corrisponde a 2 g di sodio per un adulto.
INTERAZIONI
Quali farmaci, principi attivi o alimenti possono interagire con l'effetto di Epirubicina Teva?
L'epirubicina è usata principalmente in associazione con altri farmaci citotossici. La tossicità aggiuntiva può manifestarsi in particolare con effetti sul midollo osseo/ematologici e gastrointestinali (vedere il paragrafo 4.4). L'uso dell'epirubicina nella chemioterapia combinata con altri farmaci potenzialmente cardiotossici (ad es. 5-fluorouracile, ciclofosfamide, tassani, cisplatino) o una radioterapia concomitante (o precedente) sull'area mediastinica, nonché l'utilizzo concomitante di altri composti cardioattivi (es. bloccanti dei canali del calcio), richiede il monitoraggio della funzionalità cardiaca durante tutto il trattamento.
L'epirubicina è ampiamente metabolizzata dal fegato. Alterazioni della funzione epatica indotte da terapie concomitanti possono influenzare il metabolismo, la farmacocinetica, l'efficacia terapeutica e/o la tossicità dell'epirubicina (vedere il paragrafo 4.4).
Le antracicline inclusa l'epirubicina non devono essere somministrate in associazione con altri agenti cardiotossici, a meno che la funzionalità cardiaca del paziente non sia attentamente monitorata. I pazienti che assumono antracicline dopo l'interruzione del trattamento con altri agenti cardiotossici, specialmente quelli con emivite lunghe come trastuzumab, possono essere ad aumentato rischio di sviluppare una cardiotossicità. L'emivita di trastuzumab è variabile e può rimanere in circolazione fino a 7 mesi. Pertanto, se possibile, i medici devono evitare la terapia a base di antracicline per un periodo massimo di 7 mesi dopo l'interruzione del trastuzumab. Se le antracicline sono usate prima di questo tempo, si raccomanda un attento monitoraggio della funzionalità cardiaca.
Nei pazienti che assumono epirubicina va evitata la vaccinazione con vaccini vivi. Possono invece essere somministrati vaccini morti o inattivati; tuttavia, la risposta a tali vaccini può essere diminuita.
Cimetidina 400 mg due volte al giorno somministrata prima dell'epirubicina cloridrato 100 mg/m2 ogni 3 settimane causa un aumento del 50% dell'AUC dell'epirubicina e un incremento del 41% dell'AUC dell'epirubicinolo (quest'ultimo p<0,05). L'AUC del 7-deossi-doxorubicinolo aglicone e il flusso ematico epatico non erano ridotti, ne consegue che i risultati di cui sopra non sono imputabili alla ridotta attività del citocromo P-450.
La cimetidina deve essere sospesa durante il trattamento con epirubicina
Se somministrato prima dell'epirubicina, il paclitaxel può causare aumentate concentrazioni plasmatiche di epirubicina immodificata e dei relativi metaboliti, laddove questi ultimi non sono tuttavia né tossici né attivi. In uno studio, la tossicità ematologica è stata maggiore quando paclitaxel era stato somministrato prima dell'epirubicina rispetto a dopo l'epirubicina.
La cosomministrazione di paclitaxel o docetaxel non ha influenzato la farmacocinetica dell'epirubicina quando l'epirubicina era somministrata prima del tassano.
Questa associazione può essere usata se si usa la somministrazione sfalsata dei due agenti. L'infusione di epirubicina e paclitaxel deve essere eseguita con un intervallo di almeno 24 ore tra i 2 agenti.
Il dexverapamil può alterare la farmacocinetica dell'epirubicina ed eventualmente potenziarne gli effetti depressivi sul midollo osseo.
Uno studio ha riscontrato che docetaxel può aumentare le concentrazioni plasmatiche dei metabolici dell'epirubicina, se somministrato immediatamente dopo l'epirubicina.
Il chinino può accelerare la distribuzione iniziale dell'epirubicina dal sangue nei tessuti e può avere un'influenza sul partizionamento dei globuli rossi dell'epirubicina.
La somministrazione concomitante di interferone α2b può causare una riduzione sia dell'emivita dell'eliminazione terminale che della clearance totale dell'epirubicina.
La possibilità di marcati disturbi dell'ematopoiesi deve essere tenuta presente con un (pre)trattamento con medicazioni che influenzano il midollo osseo (es. agenti citostatici, sulfonamide, cloramfenicolo, difenildantoina, derivati dell'amidopirina, agenti antiretrovirali).
Si può avere aumentata mielosoppressione in pazienti che ricevono una terapia combinata di antracicline e dexrazoxano.
Popolazione pediatrica
Studi di interazione sono stati condotti solo negli adulti.
SOVRADOSAGGIO
Cosa fare se avete preso una dose eccessiva di Epirubicina Teva?
Il sovradosaggio acuto con epirubicina causa mielosoppressione grave (principalmente leucopenia e trombocitopenia), effetti tossici gastrointestinali (principalmente mucosite) e complicanze cardiache acute. Durante questo periodo sono richiesti trasfusioni di sangue e isolamento in camera sterile. Insufficienza cardiaca latente è stata osservata per le antracicline da diversi mesi a diversi anni dopo il completamento del trattamento (vedere il paragrafo 4.4). I pazienti devono essere attentamente monitorati. Se compaiono segni di insufficienza cardiaca, devono essere trattati in conformità alle linee guida convenzionali.
Trattamento:
Sintomatico. L'epirubicina non può essere rimossa a mezzo dialisi.
GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO
E' possibile prendere Epirubicina Teva durante la gravidanza e l'allattamento?
Gravidanza
I dati relativi all'uso di epirubicina in donne in gravidanza sono in numero limitato. Gli studi sugli animali hanno mostrato tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3).
Epirubicina Teva non deve essere utilizzata durante la gravidanza, a meno che le condizioni cliniche della donna rendano necessario il trattamento con epirubicina.
Evitare l'uso di epirubicina durante il primo trimestre. I dati disponibili sull'uomo non accertano la presenza o l'assenza di gravi difetti alla nascita e aborto spontaneo correlati all'uso di eprirubicina durante il secondo e terzo trimestre.
A seguito dell'esposizione in utero all'epirubicina durante il secondo e/o terzo trimestre, sono stati riportati casi sporadici di ipocinesia ventricolare transitoria fetale e/o neonatale, aumento transitorio degli enzimi cardiaci, e morte fetale per sospetta cardiotossicità indotta da antracicline (vedere paragrafo 4.4). Monitorare il feto e/o il neonato per valutare la cardiotossicità ed eseguire test coerenti con gli standard di cure.
Allattamento
Non è noto se l'epirubicina venga escreta nel latte materno. Dato che molti medicinali, incluse altre antracicline, vengono escreti nel latte umano e date le potenziali reazioni avverse gravi da epirubicina nei neonati allattati al seno, le madri devono essere informate della necessità di interrompere l'allattamento durante il trattamento con epirubicina e per almeno 7 giorni dopo l'ultima dose.
Fertilità
L'epirubicina può indurre un danno cromosomale negli spermatozoi umani. Gli uomini sottoposti a trattamento con epirubicina devono chiedere consiglio sulla conservazione dello sperma, data la possibilità di infertilità irreversibile, causata dalla terapia.
L'epirubicina può causare amenorrea o menopausa precoce in donne in premenopausa.
Donne in età fertile/Contraccezione per uomini e donne
Le donne in età fertile devono essere avvisate di evitare una gravidanza durante il trattamento e di usare metodi contraccettivi efficaci durante il trattamento e per almeno 6,5 mesi dopo l'ultima dose.
Gli uomini in trattamento con epirubicina devono essere avvisati di utilizzare un metodo contraccettivo efficace durante il trattamento e per almeno 3,5 mesi dopo l'ultima dose.
GUIDA DI VEICOLI E USO DI MACCHINARI
Effetti di Epirubicina Teva sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchinari
L'effetto dell'epirubicina sulla capacità di guidare veicoli o sull'uso di macchinari non è stato valutato in maniera sistematica.
Tuttavia, l'epirubicina può provocare episodi di nausea e vomito che possono temporaneamente compromettere la capacità di guidare veicoli o utilizzare macchinari.
PRINCIPIO ATTIVO
Ogni ml di soluzione iniettabile o per infusione contiene 2 mg di Epirubicina cloridrato
- 1 flaconcino da 5 ml di soluzione contiene 10 mg di Epirubicina cloridrato
- 1 flaconcino da 10 ml di soluzione contiene 20 mg di Epirubicina cloridrato
- 1 flaconcino da 25 ml di soluzione contiene 50 mg di Epirubicina cloridrato
- 1 flaconcino da 75 ml di soluzione contiene 150 mg di Epirubicina cloridrato
- 1 flaconcino da 100 ml di soluzione contiene 200 mg di Epirubicina cloridrato
1 ml di soluzione iniettabile o per infusione contiene 3,5 mg di sodio
Per l'elenco completo degli eccipienti, vedere il paragrafo 6.1.
ECCIPIENTI
Sodio cloruro
Acido cloridrico per la regolazione del pH
Acqua per preparazioni iniettabili
SCADENZA E CONSERVAZIONE
Scadenza: 24 mesi
Conservare in frigorifero (2-8°C).
Conservare e trasportare in frigorifero.
Non congelare.
Per le condizioni di conservazione del medicinale diluito e per la conservazione dopo l'apertura, vedere il paragrafo 6.3.
La conservazione della soluzione iniettabile in frigorifero può determinare la gelificazione del prodotto. Questo prodotto gelificato passa a uno stato leggermente viscoso e quindi a uno stato normale dopo 2-4 ore di equilibrazione a temperatura ambiente controllata (15-25°C).
NATURA E CONTENUTO DEL CONTENITORE
Epirubicina Teva è disponibile in flaconcini in vetro incolore di tipo 1 con tappo in gomma bromobutilica, sigillo in alluminio e chiusura a scatto, contenenti rispettivamente 5 ml, 10 ml, 25 ml, 75 ml e 100 ml di soluzione iniettabile o per infusione.
Ogni confezione contiene 1 solo flaconcino.
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
PATOLOGIE CORRELATE
- Leucemia
Tumori del sangue che colpiscono il midollo osseo, caratterizzati dalla proliferazione maligna delle cellule del sangue o dei loro precursori. - Linfoma di Hodgkin
Tumore del tessuto linfatico che si localizza nei linfonodi, nella milza, nel fegato e nel midollo osseo. Il linfoma di Hodgkin si caratterizza rispetto agli altri linfomi per una prognosi generalmente favorevole e per la presenza di un particolare tipo di cellula tumorale definita cellula di Reed-S - Tumore del colon
Tumore che origina dalla mucosa del colon. Si tratta di solito di un adenocarcinoma, inizialmente presente come piccola sporgenza sul rivestimento interno del grosso intestino e che successivamente può invadere la parete, i linfonodi e gli organi circostanti. - Tumore del fegato
Tumore maligno che interessa il fegato, sia per origine dalle stesse cellule epatiche e sia colonizzando l'organo a seguito di tumori che si sviluppano in altre zone dell'organismo. L'unico intervento risolutivo è l'asportazione chirurgica del tumore o dell'intero organo - Tumore del polmone
Il carcinoma del polmone è la neoplasia con il maggior tasso di incidenza e di mortalità nel mondo Vengono colpiti prevalentemente soggetti di età superiore a 50 anni che abbiano fatto uso di tabacco - Tumore della mammella
Un comportamento attento agli stili di vita salutari e pochi esami di controllo sono la base della prevenzione di questa malattia, per ridurre il proprio rischio di ammalarsi o di andare incontro a una ricaduta - Tumore della vescica
Tumore che ha origine dalle cellule che rivestono la cavità della vescica, organo deputato alla raccolta dell'urina prodotta dei reni. - Tumore dello stomaco
Tumore maligno causato dalla proliferazione incontrollata della cellule ghiandolari del tessuto di rivestimento dello stomaco (adenocarcinoma gastrico). - Tumore dell'ovaio
Il tumore dell'ovaio, generalmente si sviluppa a partire dalle cellule epiteliali che rivestono superficialmente l'organo. Forme più rare possono avere origine dalle cellule germinali (che producono gli ovuli) e stromali (il tessuto di sostegno dell'ovaio).
Nota: Nel contenuto della scheda possono essere presenti dei riferimenti a paragrafi non riportati.
Fonte: CODIFA - L'informatore farmaceutico
Farmaci e integratori:
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