18 maggio 2011
Aggiornamenti e focus
Sale, ne basta meno per vivere meglio
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C'è ancora troppo sale sulle tavole degli italiani, eppure, secondo l'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, togliendo un cucchiaino da tè di sale, o sodio, si potrebbero evitare 67 mila casi di infarto all'anno, 40 mila ictus, con vantaggi sulla salute molto elevati, assieme a quelli derivanti dalla lotta al fumo di sigarette, al controllo del peso e al colesterolo. La stessa Organizzazione mondiale della sanità raccomanda che il consumo di sale quotidiano non dovrebbe superare i 5 grammi. Ma gli italiani ne consumano almeno il doppio.
Secondo un monitoraggio, infatti, condotto su tremila adulti tra 35 e 79 anni, attraverso un esame particolare delle urine chiamato esame delle urine delle 24 ore, è stato rilevato che gli uomini arrivano a introdurre 11 grammi di sale al giorno, mentre le donne in media ne consumano 8 grammi; senza differenze di età: giovani adulti e anziani. «Solo il 14% delle donne e appena il 4% degli uomini riescono a rimanere entro i limiti di consumo indicati dall'Oms» ribadisce Simona Giampaoli, dirigente di ricerca dell'Istituto superiore di sanità. Secondo l'esperta questo accade a causa di una generale scarsa informazione e sottovalutazione dei pericoli che comporta l'eccessivo uso di sale nella dieta, anche da parte dei soggetti ipertesi che dovrebbero essere maggiormente sensibili a questo tema, mentre, invece, riescono a ridurne il consumo di appena il 10%. Ma se si riduce la quantità di sodio a meno di 2 grammi al giorno, la pressione cala di 6-8 mm Hg e se poi si segue anche un'alimentazione ricca di frutta e verdura, con meno grassi saturi e sodio si arriva a perdere fino 8-14 mm Hg. «Purtroppo, gli italiani non sembrano aver compreso l'importanza di mangiare con meno sale» aggiunge l'esperta «l'87% dichiara di non aggiungere il sale ai cibi e di non portare la saliera in tavola, ma non si rende conto che formaggi, insaccati, carni e altri alimenti contengono già la quantità sufficiente di sale per la giornata». Il sale aggiunto, infatti, non è la sola abitudine sbagliata a tavola. Appena l'1% degli italiani, per esempio, dichiara di consumare pane senza sale. Ancora peggio va con i formaggi e gli insaccati:il 60% li mangia tre o più volte alla settimana, il 22% addirittura oltre cinque volte alla settimana, vale a dire quasi ogni giorno. «Con questi numeri è chiaro che siamo ben lontani dal poter parlare di prevenzione delle malattie cardiovascolari» osserva Giampaoli «eppure abituarsi ad alimenti meno salati non è impossibile. Il gusto dopo 10-15 giorni si adegua, perché c'è una grande adattabilità delle papille gustative».
Modificare la dieta delle persone non è facile, inoltre, e su questo tutti gli esperti sono d'accordo, bisognerebbe andare a monte del problema e intervenire a livello dell'industria alimentare, che troppo spesso aggiunge sale ai prodotti lavorati per aumentarne il gusto. Il sale è presente in molti alimenti, anche in quelli dal gusto dolce come torte e biscotti.
Ecco una mappa del sale "nascosto" diffusa dall'Anmco:
- Circa 2 gr in 300 gr di pizza rossa o bianca
- Circa 1,3 gr in 50gr di prosciutto crudo dolce
- Circa 1 gr in un piatto di pasta surgelata
- Circa 0,5 gr in 3 gr di dado da brodo
- Circa 0,5 gr in 100 gr di fagioli in scatola
- Circa 0,35 gr in 50 gr di prosciutto cotto
- Circa 0,3 gr in 50 gr di parmigiano
- Circa 0,3 gr in un pacchetto di cracker
- Circa 0,15 gr in una fetta di pane
- Quasi nulla in una fetta di pane toscano "sciapo"
- Quasi nulla in frutta e verdura fresca
di Simona Zazzetta
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