Tumore al seno, lo screening riduce la mortalità

18 ottobre 2011
Aggiornamenti e focus, Speciale tumore al seno

Tumore al seno, lo screening riduce la mortalità



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Aumenta il numero delle donne che riesce a sconfiggere il tumore al seno: a 5 anni dalla diagnosi sopravvive l'85% delle pazienti, anche se nelle regioni del Sud Italia la mortalità resta ancora alta. La differenza si riflette anche nel tasso di adesione allo screening mammografico che è molto basso: il 37,9% al Sud, a fronte dell'88,9% al Nord e del 76,6% al Centro. Sono questi alcuni dei dati raccolti dal progetto Impatto, promosso dall'Osservatorio Nazionale Screening e presentati al II meeting internazionale sui nuovi farmaci per questa patologia, organizzato dall'Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena di Roma. Nel quadro disegnato dagli esperti, risulta che nelle regioni settentrionali, nelle aree in cui esiste un programma di screening, circa il 50% dei tumori viene scoperto in fase precoce rispetto al 30% del meridione. «A partire dal 2007, tutte le regioni hanno avviato un progetto di screening mammografico» ha spiegato Francesco Cognetti, direttore di Oncologia medica A all'Ire «ma attualmente, l'estensione effettiva è solo del 69,2%, con grandi differenze tra le aree geografiche». Aumentare l'offerta attiva e migliorare l'informazione, sono le direttrici lungo le quali orientare l'azione dei prossimi anni, perché, dicono gli esperti, riuniti a Roma, il calo della mortalità è il frutto della convergenza di due fattori: l'aumento delle diagnosi precoci che individuano il tumore in una fase iniziale e la più ampia disponibilità di farmaci. Gli oncologi italiani hanno anche lanciato un allarme su alcuni casi, per ora, «confinati numericamente», in Italia di carenza dei farmaci oncologici ad alto e basso costo negli ospedali. «Abbiamo riscontrato alcuni scricchiolii» dice Cognetti «sulla disponibilità di farmaci, per il trattamento dei tumori ovarici, della mammella ed ematologici». Ma a preoccupare gli oncologi è anche la carenza di quelli che agli ospedali costano poco: «per oncologici a bassissimo costo e per farmaci usati in caso di trapianto in pazienti ematologici» specifica Cognetti.



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