18 novembre 2011
Aggiornamenti e focus
Allergie ai cosmetici, consigli per l’uso sicuro
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Ombretti, smalti e lacche per capelli, ma anche deodoranti, creme e detergenti, possono diventare la causa di reazioni indesiderate se usati in modo sbagliato, se usati da soggetti sensibili e se scelti senza attenzione alla qualità. Tali reazioni possono avvenire localmente, nella zona di applicazione o in aree diverse e possono essere immediate e acute con arrossamento e ponfi, oppure ritardate rispetto all'uso del prodotto con un carattere eczematoso con dermatite da contatto. Negli Stati Uniti segnalano anche eventi avversi al glutine in caso di celiachia, ma non tutti sono d'accordo.
«In genere si tratta di reazioni di tipo infiammatorio» spiega Paolo Pigatto professore associato presso l'Università degli studi di Milano in dermatologia e presidente della Sidapa (Società italiana di dermatologia allergologica, professionale e ambientale) «che possono comparire entro qualche ora dall'uso e manifestarsi con orticaria e arrossamento della pelle o con rinocongiuntivite, se il prodotto esala sostanze volatili come le lacche per i capelli, i deodoranti o gli smalti per le unghie. Oppure sono reazioni che si manifestano a distanza di tempo, ma più durature e accompagnate da ispessimento della pelle che desquama e formazione di piccole croste sanguinanti dovute al troppo grattarsi per il prurito». In questi casi, il suggerimento è di sospendere immediatamente l'uso del prodotto e se possibile lavarlo via con l'acqua. «Non ci sono trattamenti particolari da fare» aggiunge l'esperto «piuttosto conviene eseguire i test cutanei per scoprire qual è la causa scatenante. Sono reazioni che tendono a risolversi spontaneamente, semplicemente attendendo». Un altro tipo di reazione indesiderata segnalata recentemente da alcuni ricercatori americani è il caso clinico di una paziente con morbo celiaco che aveva avuto un aggravamento dei sintomi gastrointestinali scomparsi sospendendo l'uso di una lozione per il corpo indicata come "naturale", motivo per cui alcuni ricercatori americani suggeriscono di alzare il livello di attenzione sulla presenza della sostanza e la necessità di dichiararne la presenza. Di diverso parere, tuttavia, resta l'Associazione italiana celiachia che ribadisce che «tutti i detergenti, inclusi i dentifrici e i collutori, i cosmetici, inclusi rossetto e burro di cacao, e i prodotti per uso esterno non comportano rischi per il celiaco e possono essere utilizzati in tranquillità».
I cosmetici più critici sono i profumi, le tinture per i capelli, su cui da tempo si è focalizzata l'attenzione dei dermatologi, i dentifrici per le possibili reazioni sulle labbra e i detergenti, dagli shampoo ai saponi per l'igiene intima. «Ma la probabilità di avere degli effetti negativi dipende anche dalla zona trattata» sottolinea Pigatto «gli occhi e il viso per esempio sono le parti più delicate dove la pelle è più sottile». Inoltre, dipende anche dalla qualità e dalla composizione del prodotto: «La sostanza in assoluto più allergenica e presente in quasi tutti i cosmetici è il nickel» fa notare l'esperto «ma è un contaminante la cui presenza, involontaria e non segnalata in etichetta, è dovuta alla qualità del processo di produzione. Si può ridurre il contenuto, ma è impossibile eliminarlo del tutto». A seguire ci sono anche i conservanti, anche questi necessari e difficilmente assenti, e i tensioattivi presenti, appunto in saponi e detergenti. Per fortuna il mercato propone anche cosmetici ipoallergenici: «Sono studiati apposta e contengono componenti che hanno probabilità di dare allergia con una frequenza minore, ma la danno» dice Pigatto e aggiunge: «La soluzione non sono nemmeno i fitocosmetici, molto graditi perché naturali, ma ciò che è naturale dà allergia molto più spesso, basti pensare al polline, all'olio di melaleuca (Tea tree oil n.d.r.) e alla propoli che danno reazioni molto intense nei soggetti sensibili». Infine, un'attenzione particolare va data alla provenienza e al canale di distribuzione dei cosmetici acquistati: «Sono disponibili sul mercato cosmetici prodotti in Cina o in paesi non regolati dalla Comunità europea, quindi molto meno sicuri. Meglio scegliere prodotti di marca acquistati in canali di vendita ufficiali che sono certamente più attendibili» conclude l'esperto.
Anche la conservazione e la data di scadenza del cosmetico influiscono sulla sua qualità, aspetti a cui spesso non si presta molta importanza. Le confezioni sigillate, tenute in luoghi asciutti e non esposte al calore durano 30 mesi, ma una volta aperte vanno usate entro un limite di tempo indicato dal numero di mesi posto accanto al simbolo del vasetto aperto, a cui, entro il 2013, si dovrebbe aggiungere quello della clessidra per rendere più immediata l'identificazione della scadenza. Ma anche il contenitore fa la differenza: «Barattoli e tubetti espongono maggiormente il prodotto alla contaminazione batterica» spiega Pigatto «perché lo mettono a contatto diretto con le mani e con l'aria. Sono da preferire quelli dotati di dispenser che lo mantengono più isolato».
Simona Zazzetta
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