Infarto, come prevenirlo con l'attività fisica

24 settembre 2010
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Infarto, come prevenirlo con l'attività fisica



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La partita di calcetto o la corsa in bicicletta una volta a settimana sono deleterie. Piuttosto è meglio l'inattività. Il prof. Alberto Galante, docente di Semiotica e Metodologia Medica all'Università Tor Vergata di Roma, nonchè uno degli organizzatori, insieme al gruppo Tosinvest Sanità, del II° Simposio Internazionale dal titolo ''Trends in Exercise Phisiology and Cardiac Rehabilitation'', che si è svolto il 5 e 6 settembre scorsi presso il Centro Congressi della IRCCS San Raffaele Pisana, non ha dubbi: Una attività fisica sana, regolare e senza sforzi aumenta il colesterolo buono (HDL), diminuisce quello cattivo (LDL), abbassa la pressione arteriosa e i livelli di glicemia ma, soprattutto, riduce il rischio di aritmie minacciose e di morti improvvise. Lo sport praticato una volta a settimana e interrotto bruscamente è dannoso. Meglio farlo con gradualità e costanza. Secondo recenti studi statunitensi l'esercizio fisico ridurrebbe del 25% i rischi di mortalità da infarto.
Infatti, la probabilità di un primo attacco cardiaco risulta raddoppiato nelle persone sedentarie di sesso maschile rispetto a coloro che praticano sport. Gli esercizi antinfarto? Nuoto, tennis, footing possibilmente all'aperto - spiega Galante - e comunque mai meno di quattro volte a settimana per 40 minuti a seduta. A coloro che non possono frequentare una palestra consiglio di camminare molto. Sì allo sport, anche se gli esperti sconsigliano di praticarlo quando fa caldo o troppo freddo o dopo aver mangiato abbondantemente.

Nel caso in cui il paziente sia stato sottoposto a intervento chirurgico c'è la ginnastica ''calistenica''. Si tratta di una serie di esercizi dolci - prosegue il cardiologo - da far eseguire dopo la seconda settimana dall'infarto e dopo la terza dall'operazione. Solo in questo modo si previene il secondo infarto e si evita un peggioramento della malattia ischemica di fondo.

E' notizia di questi giorni che in dieci anni la sindrome coronaria acuta responsabile degli attacchi è scesa dal 10 al 5%. Ogni anno in Italia sono vittime di malattie cardiovascolari 242mila persone. Di queste, il 30 per cento, cioè 73mila, sono dovute all'infarto del miocardio: 187 decessi ogni 100mila abitanti. Nel Bel Paese i pazienti affetti da cardiopatia ischemica, l'anticamera della sindrome coronaria acuta, sono un milione e 500mila. Un dato finale: gli uomini nell'età compresa tra i 50 e i 70 anni sono a maggiore rischio infarto rispetto alle donne, soprattutto nei paesi nordici dove è più alto il consumo di grassi animali.



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