12 ottobre 2017
Aggiornamenti e focus
La birra fa bene allo spirito: lo dice la scienza
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Si chiama ordenina e, stando a quanto emerge da una ricerca recentemente pubblicata sulla rivista Scientific report , è una delle molecole che spiegano perché in tanti amano la birra e traggono benessere da un boccale di tale bevanda.
«Alcuni cibi ci rendono felici, o meglio ci fanno stare bene, tanto che non riusciamo a smettere di mangiarli (o berli) anche se ne abbiamo già avuto a sufficienza» spiegano i ricercatori della Friedrich-Alexander-Universität di Erlangen-Norimberga che poi precisano: «In termini tecnici si chiama "fame edonistica" e non è altro che la spinta a mangiare per piacere piuttosto che per soddisfare un reale bisogno biologico». Come ricordano gli autori del lavoro, al centro di questi meccanismi c'è la dopamina, un neurotrasmettitore che stimola il centro della ricompensa dove si trovano i suoi specifici recettori D2.
«Nel nostro lavoro abbiamo utilizzato una tecnica normalmente non impiegata per studiare gli alimenti e le sostanze che li compongono, ma molto comune nella ricerca che mira a identificare nuovi farmaci» dice Monika Pischetsrieder, tra gli autori del lavoro nel quale sono stati analizzati circa 13mila composti presenti nel cibo per vedere se erano in grado di svolgere un ruolo analogo a quello della dopamina.
Le analisi non si sono svolte dietro al bancone di un laboratorio, ma di fronte a un computer che ha permesso di verificare in modo virtuale le possibili interazioni tra le molecole analizzate e il recettore della dopamina. Ebbene, tra le molecole più "attive" in questo senso ne è stata identificata una che è presente nell'orzo e nella birra: l'ordenina. «Questa molecola stimola il recettore D2 come la dopamina, ma agisce attraverso vie molecolari differenti» chiarisce l'esperta che assieme ai colleghi sta ora cercando di capire se l'ordenina contenuta nella birra è sufficiente per andare ad agire sui centri della ricompensa, fondamentali per la determinazione della fame edonistica.
Fonte: Scientific Reports 2017. doi:10.1038/srep44201
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«Alcuni cibi ci rendono felici, o meglio ci fanno stare bene, tanto che non riusciamo a smettere di mangiarli (o berli) anche se ne abbiamo già avuto a sufficienza» spiegano i ricercatori della Friedrich-Alexander-Universität di Erlangen-Norimberga che poi precisano: «In termini tecnici si chiama "fame edonistica" e non è altro che la spinta a mangiare per piacere piuttosto che per soddisfare un reale bisogno biologico». Come ricordano gli autori del lavoro, al centro di questi meccanismi c'è la dopamina, un neurotrasmettitore che stimola il centro della ricompensa dove si trovano i suoi specifici recettori D2.
«Nel nostro lavoro abbiamo utilizzato una tecnica normalmente non impiegata per studiare gli alimenti e le sostanze che li compongono, ma molto comune nella ricerca che mira a identificare nuovi farmaci» dice Monika Pischetsrieder, tra gli autori del lavoro nel quale sono stati analizzati circa 13mila composti presenti nel cibo per vedere se erano in grado di svolgere un ruolo analogo a quello della dopamina.
Le analisi non si sono svolte dietro al bancone di un laboratorio, ma di fronte a un computer che ha permesso di verificare in modo virtuale le possibili interazioni tra le molecole analizzate e il recettore della dopamina. Ebbene, tra le molecole più "attive" in questo senso ne è stata identificata una che è presente nell'orzo e nella birra: l'ordenina. «Questa molecola stimola il recettore D2 come la dopamina, ma agisce attraverso vie molecolari differenti» chiarisce l'esperta che assieme ai colleghi sta ora cercando di capire se l'ordenina contenuta nella birra è sufficiente per andare ad agire sui centri della ricompensa, fondamentali per la determinazione della fame edonistica.
Fonte: Scientific Reports 2017. doi:10.1038/srep44201
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