I numeri dell’Alzheimer

27 febbraio 2018
Aggiornamenti e focus

I numeri dell’Alzheimer



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La malattia di Alzheimer si colloca sotto l'ombrello ampio delle demenze. Sicuramente fa la parte del leone sia in termini di frequenza che di incidenza. Per demenza s'intende una situazione nella quale si assiste ad una perdita delle funzioni cognitive che sono state acquisite durante tutta la vita. Man mano, vengono perse fino a portare il paziente a non essere più in grado di svolgere le normali funzioni della vita quotidiana.

I numeri dell'Alzheimer

La malattia di Alzheimer fa paura. È una malattia severa, grave, invalidante con pesanti ricadute anche sulla famiglia. Quando la si diagnostica, il paziente e il suo familiare hanno subito ben chiaro di che cosa si tratti. Ma fa paura anche perché si sta velocemente imponendo nel mondo come una patologia molto comune. E lo è in una popolazione occidentale che vede allungare costantemente la propria aspettativa di vita, laddove i picchi di peggioramento si registrano proprio dopo gli ottant'anni. Così le previsioni sull'Alzheimer - e più in generale sulla demenza - sono pesanti: nel 2050 il numero dei malati supererà la soglia dei 131 milioni (l'Alzheimer incide intorno al 60 per cento).

In Italia 1,3 milioni di malati

Nel 2015 l'Organizzazione Mondiale della Sanità aveva quantificato in quasi 50 milioni le persone che nel mondo soffrono di demenza. Di queste, circa 10,5 milioni vivono in Europa. E ogni anno 8 milioni di persone nel mondo ricevono la pesante diagnosi: le stime ufficiali affermano che ogni 3 secondi si registra nel mondo un caso di demenza. L'Europa, dunque, è tra le aree del mondo occidentale più colpite da questo triste trend e l'Italia, purtroppo, è una delle "nazioni leader": circa 1 milione e 300 mila persone sono affette dalla malattia.

Le ragioni? Sono molteplici. Probabilmente influiscono ragioni etniche, stili di vita, ma pure l'età media. Lo sappiamo bene, l'Italia è una nazione anziana. Ed è ormai accertato che la frequenza dell'Alzheimer aumenta con il progredire dell'età. Dopo gli 80 anni si registra un picco di peggioramento delle funzioni intellettive. E un paziente su due - dopo i 90 anni - può sentirsi diagnosticare la malattia.

Carla De Meo



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