Il gioco d’azzardo è una dipendenza che consuma il tempo, il denaro e la vita

10 gennaio 2019
Aggiornamenti e focus

Il gioco d’azzardo è una dipendenza che consuma il tempo, il denaro e la vita



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Il disturbo da gioco d'azzardo (detto anche gioco d'azzardo patologico o ludopatia è stato riconosciuto come un problema di salute mentale nel 1980: è un disturbo cronico e progressivo e come tale deve essere affrontato. Gli studi sull'argomento mostrano che è una vera e propria dipendenza, al pari della dipendenza da sostanze illecite (le classiche "droghe") e lecite (alcool, fumo di sigaretta). Per quanto possa sembrare strano, è stato dimostrato che, giocando d'azzardo, il cervello produce una sostanza (la dopamina) che stimola le aree cerebrali che ci fanno provare piacere. Alcune persone sviluppano una dipendenza da questa sostanza e ne desiderano sempre di più, tornando a giocare per stimolarne la produzione. Per questo è così difficile smettere. Certamente, molte persone giocano d'azzardo (fanno scommesse, giocano in borsa, ai casinò, a gratta e vinci, al lotto, alle slot machine) senza che questo comportamento assuma le connotazioni di un gioco patologico.

Il gioco d’azzardo è una pericolosa spirale


Tuttavia, come purtroppo accade nelle dipendenze più "classiche", capita che alcuni giocatori perdano il controllo sul proprio comportamento e, sopraffatti dall'impulso, si trovano a giocare sempre di più, perdendo la cognizione del tempo e del denaro sprecato. In quei momenti è come se le persone si estraniassero dalla realtà: possono essere assorte dal gioco al punto di scordarsi, ad esempio, una riunione di lavoro o di ritirare il figlio da scuola, generando situazioni molto spiacevoli. In seguito a queste "abbuffate di gioco", spesso si prova un forte senso di colpa, per il denaro perso, le conseguenze dell'aver scordato un impegno e la delusione di aver ceduto nuovamente al gioco. Il senso di disperazione può essere molto intenso e può portare a lasciarsi andare, alimentando ulteriormente il desiderio di rinchiudersi nuovamente nel mondo del gioco. Si crea, così, un circolo vizioso e deleterio. Nei casi più gravi, il gioco o l'andare a giocare diventano il pensiero ricorrente, i giocatori patologici mentono in merito al proprio comportamento, sfuggono ai familiari e nascondono le prove del loro gioco e/o si indebitano per poter continuare a giocare nella convinzione di poter vincere e rifarsi di quanto perso. Ci sono ripercussioni finanziarie molto gravi e difficili da gestire; i familiari perdono la fiducia nel proprio caro perché delusi dalle troppe menzogne; anche l'ambito lavorativo è danneggiato dal gioco patologico. Il comportamento di gioco, quindi, causa problemi sempre più gravi e, lentamente ma inesorabilmente, coinvolge ogni ambito della vita del giocatore.

Chiedere aiuto per sconfiggere il gioco d’azzardo


Il fatto che il gioco sia una dipendenza, implica che non basta la buona volontà o l'aiuto di amici e familiari per risolvere il problema: è necessario ricorrere a figure professionali in grado di aiutare chi è affetto da questo disturbo. Sicuramente, la forza di volontà e il supporto di amici e familiari contribuiscono a rendere più semplice il lavoro degli specialisti. È importante riconoscere di avere un problema, chiedere aiuto e lasciarsi curare. Questi passi non sono semplici e spesso sono i familiari a imporre faticosamente al proprio caro di farsi visitare. Il farmacista o il medico di base possono indirizzare a strutture adeguate sul territorio (Sert, ambulatori); esistono inoltre gruppi di auto-aiuto per pazienti e familiari. La fatica per il giocatore patologico è davvero enorme e ci deve essere una forte motivazione al cambiamento; ai familiari è parimenti richiesto un grande sforzo nel controllare e, contemporaneamente, dare fiducia al proprio congiunto. Tuttavia, lavorando in team con gli specialisti, l'astinenza dal gioco è possibile. Gli studi hanno infatti dimostrato che molte persone sono riuscite a uscire da questa dipendenza, ma ciascun individuo è differente e non per tutti può essere utilizzato lo stesso approccio. È importante avere pazienza e non scoraggiarsi se al primo tentativo di cura non avvengono i cambiamenti sperati.

Chiara Siri
Psicologa



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