24 settembre 2021
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Omega 3 e vitamina B: gli integratori per il cervello
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Il cervello è l'organo del corpo che invecchia più velocemente e in maniera più significativa rispetto a tutti gli altri tessuti dell'organismo. Gli integratori alimentari sono diventati negli ultimi anni un elemento importante delle strategie individuali per il mantenimento del proprio benessere ed hanno dimostrato di essere utili anche nel mantenimento delle funzioni cognitive. Insieme ad una corretta alimentazione e ad una vita attiva, l'integrazione di alcuni nutrienti e vitamine possono rallentare l'invecchiamento del cervello.
Negli ultimi anni l'incidenza delle patologie neurodegenerative, e in particolare la malattia di Alzheimer, sta aumentando in maniera esponenziale nei Paesi industrializzati, e anche in quelli in via di sviluppo. Gli ultimi dati presentati dall'Alzheimer Association parlano di una triplicazione dei casi di Alzheimer da oggi al 2050, e per quella data si prospetta che nel mondo occidentale un anziano su tre sarà affetto da questa patologia. Della potenzialità degli integratori alimentari nel contrasto al decadimento cognitivo si parla anche in un recente documento dal titolo "Review scientifica sull'integrazione alimentare: evidenze dalla ricerca scientifica e nuove frontiere di sviluppo", realizzata in collaborazione con Edra, che ha riunito alcuni tra i maggiori esperti italiani sul tema della nutrizione e della salute.
«La dieta mediterranea è la migliore strategia nutrizionale per mantenere una corretta funzione cerebrale» spiega Giovanni Scapagnini, Ordinario di Nutrizione Umana presso dell'Università degli Studi del Molise «La principale risorsa energetica del cervello dipende dai livelli di glucosio disponibile: a questo si aggiungono molti altri nutrienti essenziali, fondamentali per una corretta fisiologia neuronale. Questi sono la maggior parte delle vitamine, e in particolare quelle del gruppo B, gli acidi grassi polinsaturi omega-3, oltre ai fosfolipidi e numerose sostanze "non nutrienti" contenute in alimenti vegetali o in piante fitoterapiche».
In generale, il cervello è particolarmente sensibile a carenze vitaminiche: soprattutto alcune vitamine del gruppo B svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento della fisiologia cerebrale. La vitamina B6 aiuta a modulare la sintesi di neurotrasmettitori come serotonina e norepinefrina ed è anche coinvolta nella formazione della guaina che riveste le fibre nervose. Un deficit di vitamia B12 causa perdita di memoria e concentrazione, disturbi dell'umore e demenza. La vitamina B6 e la vitamina B12 svolgono, inoltre, azioni protettive contrastando la formazione di radicali liberi e regolando positivamente il metabolismo dell'omocisteina, il cui accumulo impedisce lo svolgimento delle funzioni neuronali.
Omega3 e Omega6: essenziali per il cervello
Sia gli omega-3 sia gli omega-6 sono considerati acidi grassi essenziali, così definiti perché sono fondamentali per l'organismo umano, ma l'organismo non è in grado di sintetizzarli e il loro apporto deriva esclusivamente dalla dieta. I benefici per la salute derivanti da un adeguato consumo alimentare di omega-3 sono stati oggetto di numerose ricerche scientifiche, e molti studi osservazionali e di intervento hanno evidenziato come l'assunzione più elevata di omega-3 nella dieta sortisca un effetto particolarmente positivo a livello del sistema cardiovascolare, ma ha anche dimostrato di contribuire ad un ridotto rischio di declino cognitivo, malattia di Alzheimer e demenza.
I livelli di DHA sono infatti particolarmente elevati nel cervello e nella retina, e il DHA è l'acido grasso più abbondante tra quelli presenti nelle membrane cellulari dei neuroni (circa il 40% dei fosfolipidi neuronali contiene DHA). Livelli adeguati di DHA sono associati a un corretto sviluppo cerebrale nella vita fetale e il DHA svolge, anche in età adulta, un ruolo fondamentale nella trasmissione dell'impulso nervoso. Essendo il DHA, come detto, un nutriente essenziale, la corretta composizione lipidica del nostro cervello dipende moltissimo dall'assunzione di questa sostanza con la dieta.
La possibilità che gli omega-3, e in particolare il DHA, siano in grado di stimolare i processi cognitivi e la memoria e in generale di preservare un corretto funzionamento del cervello anche nell'adulto è supportata da numerosi studi sperimentali e clinici.
Inoltre molti studi osservazionali sull'uomo hanno associato la quantità di pesce nella dieta, l'assunzione di omega-3 e alti livelli di omega 3 nel sangue con una ridotta incidenza di Alzheimer, migliori funzioni cognitive e mantenimento del volume cerebrale.
Gli effetti benefici sui processi cognitivi e sulla memoria legati all'assunzione di DHA nell'invecchiamento suggeriscono che una supplementazione precoce potrebbe rappresentare una strategia promettente per ridurre il rischio, o ritardare l'insorgenza, dello sviluppo dei sintomi di demenza.
Chiara Romeo
Riferimenti bibliografici
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In aumento le malattie neurodegenerative
Negli ultimi anni l'incidenza delle patologie neurodegenerative, e in particolare la malattia di Alzheimer, sta aumentando in maniera esponenziale nei Paesi industrializzati, e anche in quelli in via di sviluppo. Gli ultimi dati presentati dall'Alzheimer Association parlano di una triplicazione dei casi di Alzheimer da oggi al 2050, e per quella data si prospetta che nel mondo occidentale un anziano su tre sarà affetto da questa patologia. Della potenzialità degli integratori alimentari nel contrasto al decadimento cognitivo si parla anche in un recente documento dal titolo "Review scientifica sull'integrazione alimentare: evidenze dalla ricerca scientifica e nuove frontiere di sviluppo", realizzata in collaborazione con Edra, che ha riunito alcuni tra i maggiori esperti italiani sul tema della nutrizione e della salute.
«La dieta mediterranea è la migliore strategia nutrizionale per mantenere una corretta funzione cerebrale» spiega Giovanni Scapagnini, Ordinario di Nutrizione Umana presso dell'Università degli Studi del Molise «La principale risorsa energetica del cervello dipende dai livelli di glucosio disponibile: a questo si aggiungono molti altri nutrienti essenziali, fondamentali per una corretta fisiologia neuronale. Questi sono la maggior parte delle vitamine, e in particolare quelle del gruppo B, gli acidi grassi polinsaturi omega-3, oltre ai fosfolipidi e numerose sostanze "non nutrienti" contenute in alimenti vegetali o in piante fitoterapiche».
Il ruolo cruciale delle vitamine del gruppo B
In generale, il cervello è particolarmente sensibile a carenze vitaminiche: soprattutto alcune vitamine del gruppo B svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento della fisiologia cerebrale. La vitamina B6 aiuta a modulare la sintesi di neurotrasmettitori come serotonina e norepinefrina ed è anche coinvolta nella formazione della guaina che riveste le fibre nervose. Un deficit di vitamia B12 causa perdita di memoria e concentrazione, disturbi dell'umore e demenza. La vitamina B6 e la vitamina B12 svolgono, inoltre, azioni protettive contrastando la formazione di radicali liberi e regolando positivamente il metabolismo dell'omocisteina, il cui accumulo impedisce lo svolgimento delle funzioni neuronali.
Omega3 e Omega6: essenziali per il cervello
Sia gli omega-3 sia gli omega-6 sono considerati acidi grassi essenziali, così definiti perché sono fondamentali per l'organismo umano, ma l'organismo non è in grado di sintetizzarli e il loro apporto deriva esclusivamente dalla dieta. I benefici per la salute derivanti da un adeguato consumo alimentare di omega-3 sono stati oggetto di numerose ricerche scientifiche, e molti studi osservazionali e di intervento hanno evidenziato come l'assunzione più elevata di omega-3 nella dieta sortisca un effetto particolarmente positivo a livello del sistema cardiovascolare, ma ha anche dimostrato di contribuire ad un ridotto rischio di declino cognitivo, malattia di Alzheimer e demenza.
I livelli di DHA sono infatti particolarmente elevati nel cervello e nella retina, e il DHA è l'acido grasso più abbondante tra quelli presenti nelle membrane cellulari dei neuroni (circa il 40% dei fosfolipidi neuronali contiene DHA). Livelli adeguati di DHA sono associati a un corretto sviluppo cerebrale nella vita fetale e il DHA svolge, anche in età adulta, un ruolo fondamentale nella trasmissione dell'impulso nervoso. Essendo il DHA, come detto, un nutriente essenziale, la corretta composizione lipidica del nostro cervello dipende moltissimo dall'assunzione di questa sostanza con la dieta.
La possibilità che gli omega-3, e in particolare il DHA, siano in grado di stimolare i processi cognitivi e la memoria e in generale di preservare un corretto funzionamento del cervello anche nell'adulto è supportata da numerosi studi sperimentali e clinici.
Inoltre molti studi osservazionali sull'uomo hanno associato la quantità di pesce nella dieta, l'assunzione di omega-3 e alti livelli di omega 3 nel sangue con una ridotta incidenza di Alzheimer, migliori funzioni cognitive e mantenimento del volume cerebrale.
Gli effetti benefici sui processi cognitivi e sulla memoria legati all'assunzione di DHA nell'invecchiamento suggeriscono che una supplementazione precoce potrebbe rappresentare una strategia promettente per ridurre il rischio, o ritardare l'insorgenza, dello sviluppo dei sintomi di demenza.
Chiara Romeo
Riferimenti bibliografici
- Review scientifica sull'integrazione alimentare: evidenze dalla ricerca scientifica e nuove frontiere di sviluppo. Edizioni EDRA
- Calabrese V et al. Mitochondrial involvement in brain function and dysfunction: relevance to aging, neurodegenerative disorders and longevity. Neurochem Res 2001;26(6):739-64
- Krause D, Roupas P. Effect of vitamin intake on cognitive decline in older adults: evaluation of the evidence. J Nutr Health Aging 2015;19:745-53.
- Scapagnini G, et al. Therapeutic potential of dietary polyphenols against brain ageing and neurodegenerative disorders. In: Bio-farms for nutraceuticals: functional food and safety control by biosensors. Ed. Landes Bioscience, 2011.
- Mazereeuw G, Lanctot KL, Chau SA, et al. Effects of omega-3 fatty acids on cognitive performance: a meta-analysis. Neurobiol Aging 2012;33:1482.e17-29.
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