20 giugno 2017
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Cibi “light”, pochi grassi ma troppi zuccheri. Aumentano peso e rischio di diabete
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I cibi cosiddetti "light" o low fat (a basso contenuto di grassi), spesso pubblicizzati per il loro basso contenuto calorico e spesso accompagnati da immagini pubblicitarie che ne enfatizzano un presunto ruolo nel controllo del peso, in realtà sembrano addirittura far ingrassare, oltre che favorire altri problemi quali infiammazione cerebrale e problemi metabolici. È quanto emerge da uno studio preclinico pubblicato sulla rivista "Physiology & Behavior" da un team guidato da Krzysztof Czaja dell'Università della Georgia (Athens, USA) . «I cosiddetti prodotti dietetici contenenti basso o nullo contenuto di grassi hanno un'aumentata quantità di zuccheri e sono camuffati sotto nomi simpatici, dando l'impressione di essere salutari. La realtà è che quei cibi possono danneggiare il fegato e portare anche a obesità» afferma Czaya. In altre parole, i cibi low fat contengono in zuccheri tutto quello che non hanno in grassi, quindi, pur essendo effettivamente meno calorici di un analogo cibo con normale contenuto di grassi, in realtà non sortiscono gli effetti sperati da chi li consuma.
Il gruppo di ricercatori ne ha avuto conferma sottoponendo topolini per quattro mesi a una dieta con cibi "diet", poveri di grassi e quindi ricchi di zuccheri, e confrontandoli per un analogo periodo di tempo con topolini a un regime alimentare bilanciato per contenuto di grassi e zuccheri. Nonostante questi ultimi mangiassero più grassi dei primi, i topolini alimentati con cibi "dietetici", low fat, avevano accumulato, per metà delle calorie consumate, la stessa quantità di grasso corporeo dei topini che avevano mangiato in modo equilibrato.
Le insidie sono diverse: intanto pochi grassi significa più zuccheri che danneggiano il metabolismo e aumentano il rischio di sviluppare diabete, spiega Czaja; inoltre una nutrizione low fat porta a mangiare di più, proprio perché i cibi sono meno calorici e quindi saziano meno, senza contare che l'eccesso di zuccheri si trasforma in grasso corporeo anche se si consumano meno calorie rispetto a una dieta bilanciata. La dieta low fat è risultata infine legata a infiammazione a livello cerebrale (con alterazione dei segnali di controllo vagali al cervello connessi alla sazietà), ma soprattutto a steatoepatite non alcolica, correlata cioè a eccessivo accumulo di grassi nel fegato.
Physiol Behav, 2017;173:305- 17
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