11 marzo 2023
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La dieta mediterranea riduce l'infiammazione di origine alimentare
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Uno studio randomizzato pubblicato su Nutrients e svolto su una coorte di adulti australiani ha confrontato la dieta abituale con quella mediterranea (HD vs. MD) scoprendo che quest'ultima riduce l'indice infiammatorio dietetico (DII), collegato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari e mortalità per tutte le cause.
«L'infiammazione è una risposta dell'organismo a esposizioni potenzialmente dannose che coinvolge diversi composti chimici e cellulari come citochine, interleuchine, fattore di necrosi tumorale (TNF), molecole di adesione cellulare e proteina C reattiva ad alta sensibilità (hsCRP), i cui livelli fungono da biomarcatori» spiega Jessie Clark della University of South Australia ad Adelaide, primo nome dello studio.
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«L'infiammazione è una risposta dell'organismo a esposizioni potenzialmente dannose che coinvolge diversi composti chimici e cellulari come citochine, interleuchine, fattore di necrosi tumorale (TNF), molecole di adesione cellulare e proteina C reattiva ad alta sensibilità (hsCRP), i cui livelli fungono da biomarcatori» spiega Jessie Clark della University of South Australia ad Adelaide, primo nome dello studio.
«È noto che l'infiammazione cronica può essere modulata da componenti dietetici specifici, tra cui zucchero e sale raffinati ridotti e un'assunzione limitata di carne lavorata e grassi saturi, tutti alimenti abbondanti nelle diete occidentali e collegati a un aumento dei biomarcatori infiammatori» prosegue Clark, aggiungendo che la dieta mediterranea si distingue in quanto è a base vegetale con abbondanza di cereali integrali, verdura e frutta, noci e olio d'oliva.
La MD non solo è collegata a una riduzione dell'hsCRP e di altri marcatori infiammatori, ma potrebbe ridurre il rischio di malattie cardiometaboliche e morte per malattia cardiovascolare introducendo nell'organismo una miriade di componenti antinfiammatori bioattivi che riducono l'infiammazione alimentare.
Questa viene valutata con l'indice infiammatorio dietetico (DII) uno strumento che attribuisce alle diverse diete punteggi alti o bassi classificando gli alimenti in base al potenziale infiammatorio. Da qui lo studio su Nutrients, che ha esaminato gli effetti della sostituzione della dieta abituale con la MD per sei mesi in termini di punteggi DII.
I dati provengono dallo studio MedLey, che ha coinvolto 137 adulti sani con un'età media di 71 anni e un indice di massa corporea medio (BMI) di circa 27, che è al di sopra del limite superiore della norma. Il profilo glicemico e lipidico medio era entro limiti accettabili, con pressione arteriosa alta-normale. E a conti fatti entrambi i gruppi hanno mostrato un'aderenza alla dieta paragonabile all'inizio del follow up, ma al termine il gruppo MD aveva un'aderenza elevata rispetto ai livelli invariati del gruppo HD. Allo stesso modo, il punteggio DII era simile per entrambi i gruppi al basale, ma a due e quattro mesi dall'inizio era ridotto in modo significativo nel gruppo MD rispetto ai controlli.
«La riduzione del carico infiammatorio con la dieta mediterranea suggerisce che la MD potrebbe migliorare la salute cardiovascolare, e che una maggiore adesione da parte degli adulti australiani a questo tipo di alimentazione potrebbe essere riduttiva o preventiva per queste e altre malattie croniche» conclude Clark.
«La riduzione del carico infiammatorio con la dieta mediterranea suggerisce che la MD potrebbe migliorare la salute cardiovascolare, e che una maggiore adesione da parte degli adulti australiani a questo tipo di alimentazione potrebbe essere riduttiva o preventiva per queste e altre malattie croniche» conclude Clark.
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