02 ottobre 2015
Aggiornamenti e focus, Speciale Depressione
Più pesce in tavola per tenere lontana la depressione
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Tanto pesce nella dieta quotidiana potrebbe aiutare a migliorare l'umore e in particolare a ridurre le possibilità di andare incontro a depressione, un problema che riguarda ben 350 milioni di persone in tutto il mondo e che, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, è una delle principali cause di disabilità a livello mondiale.
«Anche se studi precedenti hanno suggerito che i fattori alimentari possono avere un ruolo nel rischio di depressione, l'associazione tra il consumo di pesce e questo disturbo è ancora controversa» spiega Fang Li, della Qingdao University in Cina e uno degli autori di uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Journal of epidemiology & community health.
Per chiarire i dubbi sull'argomento, Li e colleghi hanno analizzato i dati di 26 studi pubblicati tra il 2001 e i 2014 e che avevano coinvolto in totale oltre 150mila persone, arrivando alla conclusione che chi mangia più prodotti che arrivano dal mare ha un minor rischio di depressione. «Dalla nostra analisi è emerso che chi consumava più pesce aveva un rischio di depressione del 17 per cento inferiore rispetto a chi invece ne mangiava poco» afferma Li, precisando che ci sono anche differenze tra uomini e donne, con un effetto di riduzione del rischio maggiore nel cosiddetto "sesso forte".
Come ricordano gli autori, lo studio non dimostra una relazione causa-effetto tra il consumo di pesce e la depressione, ma di certo mette in luce un'associazione che vale la pena approfondire, per scoprire per esempio se ci sono differenze a seconda del tipo di pesce consumato. E per spiegare le possibili ragioni alla base di questa associazione Li e colleghi mettono in campo alcune ipotesi: «Il pesce è ricco di molti nutrienti favorevoli per la salute e associati a una diminuzione del rischio di depressione come gli omega 3, tante vitamine e minerali e proteine di alta qualità» precisano gli esperti che poi aggiungono: «gli omega 3 potrebbero per esempio modificare le membrane cellulari e le modalità di azione dei neurotrasmettitori, quei messaggeri chimici che portano le informazioni dal cervello e che possono essere coinvolti nello sviluppo della depressione come serotonina e dopamina».
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