18 gennaio 2016
Aggiornamenti e focus, Speciale Depressione
La demenza si combatte anche a suon di musica
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Non bisogna avere un passato da musicista per godere degli effetti positivi sulla salute, in particolare su quella cerebrale, che arrivano dalla musica. Lo afferma un gruppo di ricercatori finlandesi che ha valutato l'importanza di interventi basati proprio sulla musica in persone con demenza di diversa origine, in fase iniziale o di gravità moderata. «La demenza e il suo peso a livello sociale sono in continua crescita, ma i sistemi sanitari dispongono di poche risorse per seguire al meglio queste persone e chi di loro si prende cura, i cosiddetti caregiver» esordisce Teppo Sarkamo, dell'Università di Helsinki e primo autore di una ricerca pubblicata sulla rivista Journal of Alzheimer's disease. Secondo i ricercatori, in un simile contesto è importante trovare alternative per mantenere attive e stimolare le capacità cognitive e il benessere di chi soffre di demenza, e la musica potrebbe rappresentare una strategia vincente in questo senso.
Da qui lo studio che ha coinvolto 89 coppie formate da persone con demenza lieve o moderata e i rispettivi caregiver. I partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi, due dei quali hanno preso parte per 10 settimane a programmi che prevedevano attività legate alla musica: cantare sotto la guida di un coach oppure ascoltare canzoni note. Il terzo gruppo di pazienti ha continuato invece a essere seguito nel modo standard dal proprio caregiver. «Gli interventi basati sulla musica hanno migliorato le condizioni dei pazienti con demenza» afferma l'autore, che poi precisa: «Cantare ha migliorato la memoria di lavoro nelle persone con demenza lieve e ha aiutato quelle più giovani a mantenere le funzioni esecutive e l'orientamento». Anche ascoltare musica ha avuto effetti positivi in particolare sulle persone con demenza moderata non legata all'Alzheimer e ricoverati in case di cura. Infine, la musica ha migliorato l'umore, alleviando la depressione in molti casi di demenza moderata e Alzheimer. Il tutto indipendentemente dalla familiarità del paziente con musica e strumenti musicali.
«I nostri risultati dimostrano che la musica potrebbe rappresentare uno strumento semplice ed efficace per la gestione della demenza e per la riabilitazione dei pazienti che ne soffrono» conclude Sarkamo.
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