11 maggio 2007
Aggiornamenti e focus
L'età cri(p)tica
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L'evoluzione sa il fatto suo e, senza entrare nel merito delle sue motivazioni, ha fatto sì che nei maschi di mammifero le gonadi trovassero la loro naturale localizzazione nel sacco scrotale, all'esterno del corpo. Condizione che garantisce alle cellule germinali una temperatura più bassa di quella corporea, assicurandone così la funzionalità riproduttiva. Tuttavia non sempre questo posizionamento avviene in maniera corretta e in una percentuale minima, che va dal 2 al 5%, nascono bambini con testicoli trattenuti nel canale inguinale o in casi rari nella cavità addominale, una condizione definita criptorchidismo.
I testicoli hanno ancora la possibilità di raggiungere spontaneamente la posizione corretta nel primo anno di vita, se ciò non accade si aprono prospettive che influenzano negativamente la futura fertilità, per danneggiamento del liquido seminale. Inoltre, aumenta il rischio di sviluppare tumore del testicolo di circa otto volte, non a caso nel 5-10% dei pazienti con la neoplasia in età adulta c'è una storia di criptorchidismo alle spalle. Non è noto il meccanismo causale che lega i due eventi, ma i dati epidemiologici sono piuttosto consistenti per poter affermare l'associazione. Per trattare il criptorchidismo si ricorre all'orchiopessi, una procedura chirurgica che fa scendere il testicolo nel sacco scrotale e lo fissa in quella sede. L'intervento è consigliato nei bambini di due anni ma anche di sei mesi. Se questo influenza il rischio di sviluppare il tumore non è ancora ben chiaro, dal momento che è sempre più accreditata l'ipotesi che la predisposizione a questa neoplasia ha origine nella vita intrauterina.Diversamente, alcuni studi, ma di piccole dimensioni hanno dimostrato una riduzione del rischio in caso di orchiopessi precoce.
La conferma è arrivata da uno studio, sufficientemente ampio in quanto includeva quasi 17 mila soggetti, trattati chirurgicamente per il criptorchidismo e monitorati per circa 12 anni. L'età media a cui veniva eseguito l'intervento era otto anni e mezzo, ma la soglia critica per verificare una variazione importante del rischio erano i 13 anni. Tra gli uomini operati tra 10 e 12 anni, o prima, e quelli operati tra 13 e 15 anni, o dopo, si verificava un impennata del rischio relativo che passava da 2,23 a 5,40. Una prima considerazione lascia aperta la possibilità che la chirurgia prima dei 13 anni sia stata eseguita su casi di criptorchidismo che avrebbero potuto risolversi spontaneamente con la discesa del testicolo e quindi avere meno fattori di rischio per il tumore. Mentre già solo il fatto di aver varcato l'età soglia con il criptorchidismo deponeva a favore di una mancata risoluzione del problema senza bisturi e quindi un maggiore rischio implicito. Vale a dire che il 100% degli uomini operati dopo i 13 anni presentava un criptorchidismo non discendente contro un 25% di coloro che erano stati operati prima di quell'età. L'età che fa da spartiacque non è casuale, 13 anni coincide con l'inizio della pubertà, evento critico per la carcinogenesi. Stupisce infine che, nonostante il ricorso alla chirurgia prima della pubertà, il rischio di tumore rimanesse, e nemmeno troppo basso. Un dato che supporta l'ipotesi che a determinare la possibilità di tumore siano fattori che precedono la nascita.
Simona Zazzetta
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Bisturi per risolvere
I testicoli hanno ancora la possibilità di raggiungere spontaneamente la posizione corretta nel primo anno di vita, se ciò non accade si aprono prospettive che influenzano negativamente la futura fertilità, per danneggiamento del liquido seminale. Inoltre, aumenta il rischio di sviluppare tumore del testicolo di circa otto volte, non a caso nel 5-10% dei pazienti con la neoplasia in età adulta c'è una storia di criptorchidismo alle spalle. Non è noto il meccanismo causale che lega i due eventi, ma i dati epidemiologici sono piuttosto consistenti per poter affermare l'associazione. Per trattare il criptorchidismo si ricorre all'orchiopessi, una procedura chirurgica che fa scendere il testicolo nel sacco scrotale e lo fissa in quella sede. L'intervento è consigliato nei bambini di due anni ma anche di sei mesi. Se questo influenza il rischio di sviluppare il tumore non è ancora ben chiaro, dal momento che è sempre più accreditata l'ipotesi che la predisposizione a questa neoplasia ha origine nella vita intrauterina.Diversamente, alcuni studi, ma di piccole dimensioni hanno dimostrato una riduzione del rischio in caso di orchiopessi precoce.
Il tempo di scendere
La conferma è arrivata da uno studio, sufficientemente ampio in quanto includeva quasi 17 mila soggetti, trattati chirurgicamente per il criptorchidismo e monitorati per circa 12 anni. L'età media a cui veniva eseguito l'intervento era otto anni e mezzo, ma la soglia critica per verificare una variazione importante del rischio erano i 13 anni. Tra gli uomini operati tra 10 e 12 anni, o prima, e quelli operati tra 13 e 15 anni, o dopo, si verificava un impennata del rischio relativo che passava da 2,23 a 5,40. Una prima considerazione lascia aperta la possibilità che la chirurgia prima dei 13 anni sia stata eseguita su casi di criptorchidismo che avrebbero potuto risolversi spontaneamente con la discesa del testicolo e quindi avere meno fattori di rischio per il tumore. Mentre già solo il fatto di aver varcato l'età soglia con il criptorchidismo deponeva a favore di una mancata risoluzione del problema senza bisturi e quindi un maggiore rischio implicito. Vale a dire che il 100% degli uomini operati dopo i 13 anni presentava un criptorchidismo non discendente contro un 25% di coloro che erano stati operati prima di quell'età. L'età che fa da spartiacque non è casuale, 13 anni coincide con l'inizio della pubertà, evento critico per la carcinogenesi. Stupisce infine che, nonostante il ricorso alla chirurgia prima della pubertà, il rischio di tumore rimanesse, e nemmeno troppo basso. Un dato che supporta l'ipotesi che a determinare la possibilità di tumore siano fattori che precedono la nascita.
Simona Zazzetta
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