01 marzo 2006
Aggiornamenti e focus
Troppa immunità? Troppo poca!
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Tutti si è abituati a descrivere il morbo di Crohn, e altre malattie infiammatorie croniche, intestinali e no, come malanni di origine incerta, nei quali, però, il sistema immunitario si è messo a far le bizze e attacca i tessuti stessi dell’organismo. La spiegazione, semplificata ma corretta, potrebbe non valere più per il morbo di Crohn o, quantomeno, ci sono indizi in questo senso.
Come è noto non è chiaro che cosa possa originare la malattia: c’è chi dice il contatto con un agente infettivo, visto che le lesioni sono compatibili con quelle causate da infezione, per esempio, con dei micobatteri. C’è chi pensa a un corredo genetico sfortunato, ma c’è anche chi, invece, ritiene che la questione discenda da una minore efficienza delle difese immunitarie, incapaci di spazzare via batteri e altri aggressori dall’intestino. Aggressori che sono quindi liberi di attaccare i tessuti causando l’infiammazione tipica della malattia (infiammazione granulomatosa intramurale).
Una recentissima ricerca sembra dare sostanza a questa terza ipotesi. Ma prima di illustrare il dato sperimentale, va precisato che anche le indagini genetiche deponevano almeno parzialmente in questa direzione. Infatti, c’è un polimorfismo (un particolare assetto di un gene) che dovrebbe piuttosto diminuire l’aggressività del sistema immunitario piuttosto che aumentarla (CARD15). Come che sia, un gruppo di ricercatori ha voluto saggiare la reattività del sistema immunitario di un gruppo di persone affette da Crohn confrontandola con quella di persone sane e di pazienti colpiti da rettocolite ulcerosa (un’altra malattia cronica infiammatoria dell’intestino). Per farlo sono stati valutati tre aspetti. Il primo la risposta a un trauma diretto sulla mucosa intestinale, verificato praticando una biopsia nel retto e nell’ileo e osservando quanti neutrofili accorrevano nel luogo della lesione e quante citochine vi si producevano (le citochine sono sostanze prodotte dalle cellule immunitarie e mediatori dell’infiammazione). Un altro aspetto indagato è stata la capacità di produrre interleuchina 8 (una citochina) da parte di macrofagi ottenuti da cellule immunitarie (monociti) coltivate in vitro. La produzione dell’interleuchina 8 veniva suscitata esponendo i macrofagi in vitro al fluido prelevato da una ferita, da costituenti della membrana cellulare della salmonella e altri elementi in grado di provocare la reazione difensiva. E’ stata controllata anche la risposta immunitaria della cute, anche lì provocando piccole ferite e controllando la quantità di neutrofili, citochine e altri mediatori precoci dell’infiammazione. Infine è stata esaminata la risposta all’inoculazione di batteri inattivati dal calore (per la precisione l’E.coli) Questo per valutare se eventuali differenze nella risposta infiammatoria non fossero dovute a caratteristiche particolari dell’ambiente intestinale.
Il risultato, piuttosto evidente, è che nelle persone affette da Crohn la risposta infiammatoria, sia nell’intestino, sia nei test in vitro e sulla cute è decisamente meno forte che nelle persone sane. L’accumulazione dei neutrofili nelle lesioni intestinali può essere inferiore anche del 79%, così come la produzione di interleuchina 8 (fino al 63% in meno). Stesso discorso per l’attività in vitro dei macrofagi (fino al 52% in meno) e per la reazione vascolare al batterio inattivato (fino al 77% in meno). E’ opportuno chiarire che i valori riscontrati non erano solo più bassi rispetto alle persone sane, ma erano anormalmente bassi, cioè indice comunque di un sistema immunitario poco efficiente. Infine, va sottolineato che nelle persone colpite da rettocolite ulcerosa, la risposta infiammatoria era pressoché uguale a quella “normale”. Quindi? Quindi il morbo di Crohn sembra avere caratteristiche diverse dalla rettocolite ulcerosa, e soprattutto sembra dipendere da una minore aggressività del sistema immunitario, che lascia maggiore spazio all’attività di microbi e altre sostanze capaci di superare la barriera della mucosa. Sarebbero poi altri meccanismi a determinare l’infiammazione cronica. In altre parole: il sistema immunitario non riesce a contrastare in acuto l’aggressione, l’aggressore svolge la sua attività distruttiva e solo allora si ha una risposta per così dire secondaria che determina un’infiammazione cronica. Perché accade questo? E’ chiaro che si tratta di una condizione genetica, nella quale sono coinvolti più geni, non uno. Inoltre potrebbe pesare l’ambiente e la cosiddetta ipotesi dell’eccesso di igiene. Grazie a standard sanitari migliori, è più raro il contatto con batteri e parassiti in tenera età, quindi non si ha un’adeguata maturazione delle difese fisiologiche. Se ne riparlerà....
Maurizio Imperiali
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Come è noto non è chiaro che cosa possa originare la malattia: c’è chi dice il contatto con un agente infettivo, visto che le lesioni sono compatibili con quelle causate da infezione, per esempio, con dei micobatteri. C’è chi pensa a un corredo genetico sfortunato, ma c’è anche chi, invece, ritiene che la questione discenda da una minore efficienza delle difese immunitarie, incapaci di spazzare via batteri e altri aggressori dall’intestino. Aggressori che sono quindi liberi di attaccare i tessuti causando l’infiammazione tipica della malattia (infiammazione granulomatosa intramurale).
Reazioni a ferite e a batteri inattivati
Una recentissima ricerca sembra dare sostanza a questa terza ipotesi. Ma prima di illustrare il dato sperimentale, va precisato che anche le indagini genetiche deponevano almeno parzialmente in questa direzione. Infatti, c’è un polimorfismo (un particolare assetto di un gene) che dovrebbe piuttosto diminuire l’aggressività del sistema immunitario piuttosto che aumentarla (CARD15). Come che sia, un gruppo di ricercatori ha voluto saggiare la reattività del sistema immunitario di un gruppo di persone affette da Crohn confrontandola con quella di persone sane e di pazienti colpiti da rettocolite ulcerosa (un’altra malattia cronica infiammatoria dell’intestino). Per farlo sono stati valutati tre aspetti. Il primo la risposta a un trauma diretto sulla mucosa intestinale, verificato praticando una biopsia nel retto e nell’ileo e osservando quanti neutrofili accorrevano nel luogo della lesione e quante citochine vi si producevano (le citochine sono sostanze prodotte dalle cellule immunitarie e mediatori dell’infiammazione). Un altro aspetto indagato è stata la capacità di produrre interleuchina 8 (una citochina) da parte di macrofagi ottenuti da cellule immunitarie (monociti) coltivate in vitro. La produzione dell’interleuchina 8 veniva suscitata esponendo i macrofagi in vitro al fluido prelevato da una ferita, da costituenti della membrana cellulare della salmonella e altri elementi in grado di provocare la reazione difensiva. E’ stata controllata anche la risposta immunitaria della cute, anche lì provocando piccole ferite e controllando la quantità di neutrofili, citochine e altri mediatori precoci dell’infiammazione. Infine è stata esaminata la risposta all’inoculazione di batteri inattivati dal calore (per la precisione l’E.coli) Questo per valutare se eventuali differenze nella risposta infiammatoria non fossero dovute a caratteristiche particolari dell’ambiente intestinale.
Una risposta anormalmente bassa
Il risultato, piuttosto evidente, è che nelle persone affette da Crohn la risposta infiammatoria, sia nell’intestino, sia nei test in vitro e sulla cute è decisamente meno forte che nelle persone sane. L’accumulazione dei neutrofili nelle lesioni intestinali può essere inferiore anche del 79%, così come la produzione di interleuchina 8 (fino al 63% in meno). Stesso discorso per l’attività in vitro dei macrofagi (fino al 52% in meno) e per la reazione vascolare al batterio inattivato (fino al 77% in meno). E’ opportuno chiarire che i valori riscontrati non erano solo più bassi rispetto alle persone sane, ma erano anormalmente bassi, cioè indice comunque di un sistema immunitario poco efficiente. Infine, va sottolineato che nelle persone colpite da rettocolite ulcerosa, la risposta infiammatoria era pressoché uguale a quella “normale”. Quindi? Quindi il morbo di Crohn sembra avere caratteristiche diverse dalla rettocolite ulcerosa, e soprattutto sembra dipendere da una minore aggressività del sistema immunitario, che lascia maggiore spazio all’attività di microbi e altre sostanze capaci di superare la barriera della mucosa. Sarebbero poi altri meccanismi a determinare l’infiammazione cronica. In altre parole: il sistema immunitario non riesce a contrastare in acuto l’aggressione, l’aggressore svolge la sua attività distruttiva e solo allora si ha una risposta per così dire secondaria che determina un’infiammazione cronica. Perché accade questo? E’ chiaro che si tratta di una condizione genetica, nella quale sono coinvolti più geni, non uno. Inoltre potrebbe pesare l’ambiente e la cosiddetta ipotesi dell’eccesso di igiene. Grazie a standard sanitari migliori, è più raro il contatto con batteri e parassiti in tenera età, quindi non si ha un’adeguata maturazione delle difese fisiologiche. Se ne riparlerà....
Maurizio Imperiali
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