Inesorabile destino

13 luglio 2005
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Inesorabile destino



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Per gli uomini la produzione di gameti (spermatozoi) è un ciclo continuo, regolato da ormoni, e solo quando gli ormoni diminuiscono, diminuisce anche la produzione; nelle donne, invece, il numero di ovuli è fisso, stabilito alla nascita. Già a 20 settimane di gestazione la nascitura è dotata di sei-sette milioni di ovociti, che alla nascita diventano uno-due milioni per un processo chiamato atresia, cioè una degenerazione spontanea e naturale a cui vanno incontro i follicoli, che vengono riassorbiti dall'ovaio. Un numero destinato a diminuire ancora: 25 mila a 37 anni, mille a 51, l'età media in cui si entra in menopausa (dati statunitensi).

Fertilità in scadenza


Nelle donne sane, all'età di circa 37 anni e mezzo inizia un'accelerazione dell'atresia di cui si sa molto poco, che porta inevitabilmente a una riduzione delle fertilità. Non a caso negli studi sulle donne che si sono sottoposte alla fecondazione assistita le probabilità che a 20 anni erano del 74%, scendono al 61,5% tra i 31 e i 35 anni e al 55,6% tra i 36 e i 40 anni. E' stato ipotizzato che esiste una finestra di tempo di 13 anni, prima della menopausa, durante la quale l'atresia accelera, ragion per cui le donne destinate ad andare in menopausa presto (a 45 anni per esempio) vedono la loro fecondità decadere già intorno ai 32 anni. E' un'ipotesi tutta da provare, perché non è chiaro se è davvero possibile che già a 30 anni l'atresia possa accelerare. Anche perché, sebbene le donne con una storia familiare di menopausa precoce sarebbero a rischio di fecondità precocemente ridotta, nessun dato suggerisce a quale età ciò avviene.

L'invecchiamento non è tutto


L'invecchiamento è sicuramente il fattore più significativo che condiziona la capacità di concepire. Lo 0,9% della popolazione femminile può andare incontro a al declino prematuro delle ovaie chiamato amenorrea ipergonadotropica che inevitabilmente fa perdere la fertilità. Può verificarsi per familiarità o per fattori ambientali come l'esposizione a sostanze tossiche.Le patologie pelviche, endometriosi, infezioni, neoplasie, a volte richiedono un intervento chirurgico che rimuovendo i tessuti corticali, lede le riserve di follicoli e ovociti, o comunque provocare aderenze che condizionano la fertilità.Anche i trattamenti antitumorali sortiscono lo stesso effetto. La chemioterapia somministrata alle adolescenti aumenta di quattro volte il rischio di declino prematuro delle ovaie, e tra i 21 e i 25 anni diminuisce di 27 volte.

Conservare al freddo

La crioconservazione è, per ora, l'unico metodo per poter pensare di rimandare una gravidanza rimandata. In previsione di un trattamento antitumorale (chemio- o radiotrapia) si può pensare di congelare parti di tessuto ovarico (per esempio nelle bambine), ovociti o embrioni, compatibilmente con la regolamentazione legislativa del paese di appartenenza.La tecnica con più probabilità di successo rimane il congelamento di embrioni, perché gli ovociti tendono a perdere qualità a causa dei cristalli di ghiaccio, ma una nuova tecnica di crioconservazione, che include anche la fertilizzazione dell'ovulo con un'iniezione intracitoplasmatica, ha permesso di ottenete gravidanze normali. In alcuni centri specializzati si aspirano gli ovociti immaturi oppure il contenuto follicolare e la maturazione avviene in vitro. Poi si procede con la fertilizzazione e la conservazione al freddo. Recentemente alcuni ricercatori si stanno interessando alla crioconservazione ovarica che per ora ha dato risultati solo nei modelli animali.In ogni caso, un consulto sulle varie opzioni disponibili deve tenere in considerazione l'età della donna e quando desidera concepire un figlio.

Simona Zazzetta



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