Precari sul lavoro, salute a rischio
Il lavoro precario non fa male soltanto alle tasche, ma potrebbe avere effetti anche sulla salute. A lanciare l'allarme una ricerca condotta in Gran Bretagna, secondo la quale i lavoratori non stabilizzati evidenzierebbero un rischio più elevato di andare incontro a problemi di salute. L'indagine, coordinata da Michael Marmot direttore dell'International Institute for Society and Health e professore di Epidemiology and Public Health alla University College di Londra, ha coinvolto oltre 23mila persone tra i 45 e i 70 anni di sedici paesi Europei, compresa l'Italia. Attraverso un questionario di autovalutazione della condizione fisica, lo studio, pubblicato sulla rivista Social Science & Medicine, ha cercato di tracciare un quadro dello stato di salute generale dei precari. Risultato: in quasi tutti i paesi è emerso un legame tra contratti atipici e problemi di salute. Le risposte peggiori arrivano dai "precari" di Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Grecia, Ungheria, Israele, Olanda, Polonia e Russia. La nostra generazione "mille euro", invece, sembra uscirne meglio: l'Italia, insieme ad Austria, Francia, Spagna e Svizzera, sarebbe il paese dove si avverte meno l'associazione tra instabilità del lavoro e della salute. Sul gradino più basso comunque si trovano Svezia e Belgio, dove i lavoratori senza posto fisso non hanno rivelato condizioni diverse dai dipendenti con occupazione regolare.
La ricerca inglese non è stata la prima a indagare i rapporti tra le nuove forme contrattuali, l'instabilità del mercato del lavoro e la salute. Già alcuni mesi fa, la rivista Demography aveva sottolineato come la perdita temporanea dell'impiego può aumentare il rischio di sviluppare disturbi come ipertensione e malattie cardiovascolari o di andare incontro a infarto e ictus. Nel caso di licenziamenti a seguito della chiusura aziendale, in particolare, c'è l'83% di probabilità in più, vale a dire quasi il doppio, di sviluppare una nuova patologia. Senza contare poi le ripercussione sulla salute mentale: secondo i dati emersi nel congresso della European college of Neuropsychopharmacology, l'insicurezza sul lavoro, la crisi economica e la precarietà possono provocare ansie molto forti: non a caso i problemi di salute mentale sono alla base di oltre il 40% delle domande di invalidità. Sempre in tema di lavoro e salute, un'altra ricerca evidenzia una relazione tra maternità e pubblico impiego: l'indagine è stata condotta presso l'Università di Oxford da Tiziana Nazio, ora ricercatore dell'università di Torino, e i dati dimostrerebbero che in Italia le donne impiegate nell'amministrazione pubblica hanno una maggiore probabilità di fare figli (+30%) rispetto alle donne che lavorano nel settore privato. Ancora meno chance di diventare mamme le libere professioniste o le donne con contratti atipici, cosa che parrebbe confermare ancora una volta come queste modalità di inquadramento offrano minori tutele anche nella maternità.
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