17 aprile 2009
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Celiachia scovata nell'IBS
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La sindrome dell'intestino irritabile (IBS), o colon irritabile, è un'alterazione funzionale molto comune, anche se d'origine ancora poco chiara, della quale soffre dal 5 al 20% della popolazione a seconda dei criteri d'inquadramento, soprattutto donne e soggetti giovani. Ha spesso un cronico andamento di alternanza di fasi recidivanti e remittenti e si manifesta con sintomi quali dolore addominale, gonfiore o distensione, diarrea. Si tratta però di sintomi che questo disturbo ha in comune con un'altra patologia enterica di una certa prevalenza, quasi l'1% nei dati statunitensi, e cioè la celiachia, malattia cronica del piccolo intestino causata da intolleranza al glutine, costituente di cereali come grano, segale, orzo, avena (non riso e mais) che in determinati individui altera i villi della mucosa e provoca in sostanza un malassorbimento. Nella malattia celiaca quindi, una volta riconosciuta, basta eliminare la causa scatenante per risolvere il problema, mentre nell'IBS questo non è possibile. Non solo c'è una sovrapposizione di sintomi, ma nei malati di IBS sembra ci sia una maggiore prevalenza di celiachia e questo complica gli approcci diagnostici e di conseguenza terapeutici.
Quanto sia effettivamente più frequente la malattia celiaca nei malati di IBS a sua volta non è ben definito e le linee guida non sempre raccomandano lo screening per la celiachia nei soggetti con la sindrome dell'intestino irritabile. Risulterebbe che una sostanziale minoranza dei soggetti con IBS che vanno dal medico a causa dei propri disturbi venga indirizzata allo specialista per sottoporsi a esami invasivi (biopsia) prima della diagnosi; l'approccio è sconsigliato da gastroenterologi anglosassoni che raccomandano la diagnosi clinica basata sui sintomi ed eventuale supporto di qualche test di laboratorio, o non ritengono necessario indagare per l'IBS finché non ci siano sintomi importanti e per la celiachia se non è presente diarrea, ma c'è anche chi raccomanda la diagnosi d'esclusione della celiachia di routine in tutti i sofferenti di IBS. Alcuni ricercatori nordamericani hanno voluto approfondire la reale frequenza della malattia celiaca tra le persone affette da sindrome dell'intestino irritabile eseguendo una metanalisi di studi su individui non selezionati rispondenti ai criteri diagnostici di IBS, con ricerca della celiachia con test sierologici o biopsie. L'analisi alla fine si è ristretta a quattordici studi selezionati per numerosità del campione e qualità, per un totale di 4204 persone, delle quali 2278 (il 54%) rispondevano ai criteri per l'IBS. E' risultata una prevalenza di fattori sierologici indicativi di celiachia (anticorpi antigliadina o AGA, anti-endomisio o EMA, anti-transglutaminasi o TGA) o di biopsie positive per la malattia superiore al 4%. I soggetti con sintomi di IBS avevano una probabilità tre volte più alta di quelli senza di essere positivi per EMA o TGA e quattro volte più alta di avere celiachia provata dalla biopsia.
Nello studio la prevalenza della malattia celiaca confermata da biopsia è dunque quadrupla in presenza di IBS in confronto a soggetti sani: la probabilità della malattia nel sospetto colon irritabile è una questione importante per implicazioni diagnostico-terapeutiche, e anche economiche, in relazione alle diverse strategie d'indagine per la celiachia: rimandata, limitata a certi casi o estesa a tutti di routine. C'entrano anche le differenze di popolazione nella prevalenza della celiachia, che per esempio in generale è meno frequente in nordamerica che in Europa. Sul piano clinico bisogna tenere conto poi di rischi quali la presenza di osteoporosi in almeno metà dei celiaci o la maggiore possibilità di tumori quale il linfoma non-Hodgkin o, ancora, di anemia, bassa statura, infertilità; l'esclusione del glutine dalla dieta ha in genere un effetto migliorativo rispetto a queste potenziali sequele. Fatte tutte le valutazioni sullo screening per la celiachia nell'IBS, se si decide d'intraprenderlo è comunque preferibile secondo gli autori per quanto riguarda i test sierologici la ricerca di anticorpi EMA o TGA piuttosto che AGA, per il maggiore potere predittivo.
Viviana Zanardi
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Ricerca di anticorpi specifici e biopsia
Quanto sia effettivamente più frequente la malattia celiaca nei malati di IBS a sua volta non è ben definito e le linee guida non sempre raccomandano lo screening per la celiachia nei soggetti con la sindrome dell'intestino irritabile. Risulterebbe che una sostanziale minoranza dei soggetti con IBS che vanno dal medico a causa dei propri disturbi venga indirizzata allo specialista per sottoporsi a esami invasivi (biopsia) prima della diagnosi; l'approccio è sconsigliato da gastroenterologi anglosassoni che raccomandano la diagnosi clinica basata sui sintomi ed eventuale supporto di qualche test di laboratorio, o non ritengono necessario indagare per l'IBS finché non ci siano sintomi importanti e per la celiachia se non è presente diarrea, ma c'è anche chi raccomanda la diagnosi d'esclusione della celiachia di routine in tutti i sofferenti di IBS. Alcuni ricercatori nordamericani hanno voluto approfondire la reale frequenza della malattia celiaca tra le persone affette da sindrome dell'intestino irritabile eseguendo una metanalisi di studi su individui non selezionati rispondenti ai criteri diagnostici di IBS, con ricerca della celiachia con test sierologici o biopsie. L'analisi alla fine si è ristretta a quattordici studi selezionati per numerosità del campione e qualità, per un totale di 4204 persone, delle quali 2278 (il 54%) rispondevano ai criteri per l'IBS. E' risultata una prevalenza di fattori sierologici indicativi di celiachia (anticorpi antigliadina o AGA, anti-endomisio o EMA, anti-transglutaminasi o TGA) o di biopsie positive per la malattia superiore al 4%. I soggetti con sintomi di IBS avevano una probabilità tre volte più alta di quelli senza di essere positivi per EMA o TGA e quattro volte più alta di avere celiachia provata dalla biopsia.
Differenze di popolazione nella prevalenza
Nello studio la prevalenza della malattia celiaca confermata da biopsia è dunque quadrupla in presenza di IBS in confronto a soggetti sani: la probabilità della malattia nel sospetto colon irritabile è una questione importante per implicazioni diagnostico-terapeutiche, e anche economiche, in relazione alle diverse strategie d'indagine per la celiachia: rimandata, limitata a certi casi o estesa a tutti di routine. C'entrano anche le differenze di popolazione nella prevalenza della celiachia, che per esempio in generale è meno frequente in nordamerica che in Europa. Sul piano clinico bisogna tenere conto poi di rischi quali la presenza di osteoporosi in almeno metà dei celiaci o la maggiore possibilità di tumori quale il linfoma non-Hodgkin o, ancora, di anemia, bassa statura, infertilità; l'esclusione del glutine dalla dieta ha in genere un effetto migliorativo rispetto a queste potenziali sequele. Fatte tutte le valutazioni sullo screening per la celiachia nell'IBS, se si decide d'intraprenderlo è comunque preferibile secondo gli autori per quanto riguarda i test sierologici la ricerca di anticorpi EMA o TGA piuttosto che AGA, per il maggiore potere predittivo.
Viviana Zanardi
Fonte:
- Ford A. C. et al. Yeld of Diagnostic Tests for Celiac Disease in Individuals with Symptoms Suggestive of Irritable Bowel Syndrome. Arch Intern Med. 2009;169:651-8
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