29 settembre 2006
Aggiornamenti e focus
Vaccino trivalente assolto
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Una nuova, chiara conferma si aggiunge al nutrito elenco di studi che hanno smentito l'ipotesi di un legame tra la vaccinazione contro morbillo-rosolia-parotite (MRP) e l'insorgenza di autismo, una lunga querelle che ha avuto toni esplosivi fino dalla pubblicazione di un primo articolo sulla rivista The Lancet nel 1998 ed è rimasta rovente negli anni successivi, con una quota di detrattori tuttora non convinti. A inserire un altro tassello sono due psichiatri infantili di Stafford, Gran Bretagna, paese dove è nata e cresciuta la diatriba, che hanno condotto una ricerca per cercare di appurare se esiste una nuova variante di autismo con regressione dello sviluppo associata a sintomi gastrointestinali, indotta dall'immunizzazione anti-MRP: e la conclusione è negativa, articolata in sei no in risposta ad altrettanti elementi di dubbio che sono stati analizzati. Poiché questo come tutti i recenti studi su larga scala, puntualizzano gli autori, non ha evidenziato un legame tra la vaccinazione e la malattia, gli stessi affermano che su queste basi sarebbe immotivato cambiare il programma d'immunizzazione (avviato nel Regno Unito fino dal 1998), e aggiungono polemicamente che non dovrebbe essere accettabile che i ricercatori a sostegno di tale ipotesi non riescano a fornire prove contrarie e riproducibili e alimentino così un'ambiguità dannosa per la scienza e la salute pubblica.
Ma veniamo agli ultimi dati. E' stato considerato un campione di 96 bambini nati tra il 1992 e il 1995, tutti tranne uno vaccinati contro MRP a 13 mesi circa e con diagnosi di disordine pervasivo dello sviluppo, a confronto con due precedenti campioni di bambini autistici pre-MRP e post-MRP. Ai disordini pervasivi dello sviluppo appartengono l'autismo e il più raro disturbo disintegrativo dell'infanzia (CDD), consistente in sviluppo normale fino a 2-3 anni e successiva involuzione comportamentale che sfocia in autismo severo e ritardo mentale. L'autismo e le sindromi autistiche in non più del 10% dei casi appaiono associate a patologie con un ruolo probabilmente causale, come la sclerosi tuberosa, il cromosoma X fragile e la rosolia congenita, e in tali casi sono varianti fenotipiche cioè hanno caratteristiche comportamentali diverse da quelle dell'autismo idiopatico (di causa sconosciuta): per esempio frequente epilessia per la prima, elevata fobia sociale per la seconda, anomalie congenite per la terza. Di recente è stata appunto proposta un'altra variante, detta "enterocolite autistica", con tre ipotesi: che sia una forma di autismo associato a problemi mentali e gastrointestinali (stipsi, diarrea, dolori addominali) emersa in conseguenza all'immunizzazione anti-MRP, che questa forma sia responsabile del presunto aumento dell'autismo, che essa abbia caratteristiche biologiche coerenti con la persistenza di un'infezione da virus del morbillo. Questa nuova variante però non è ancora stata descritta in modo esauriente, anche se alcuni elementi deporrebbero per la sua esistenza, come l'esordio a volte entro due sole settimane dalla vaccinazione.
Nello studio i bambini sono stati valutati nel 1999-2000 con interviste diagnostiche standardizzate per l'autismo e sono stati raccolti dati sull'età che avevano quando i genitori hanno cominciato a preoccuparsi, su quella della regressione, sulla presenza dei sintomi intestinali e sui disturbi autistici, sulla vaccinazione. Questi i riscontri, relativi ai sei aspetti valutati. Primo: non c'era evidenza di un incremento di CDD, dato che solo un bambino l'ha sviluppato, con una prevalenza quindi di 0,6 su 10 mila che si accorda con quella rilevata da altre tre indagini epidemiologiche. Secondo: non c'era differenza tra i tre campioni nell'età che avevano i bimbi quando è iniziata la preoccupazione dei genitori. Terzo: il tasso di regressione dello sviluppo in presenza di autismo era simile nei campioni pre e post-MRP, non c'era quindi evidenza di un suo incremento. Quarto: i genitori non si sono preoccupati a un'età più precoce dei loro figli nel caso dell'autismo con regressione rispetto a quello senza. Quinto: non c'era differenza nella sintomatologia e nella sua severità tra autismo con regressione in confronto a senza. Sesto: il tasso di sintomi gastrointestinali nel campione non differiva da quello risultante da altre recenti ricerche epidemiologiche. Una serie di evidenze univoche, quindi, ma che non esauriranno certo l'argomento: appuntamento alla prossima puntata.
Elettra Vecchia
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...e inoltre su Dica33:
Ipotesi "enterocolite autistica"
Ma veniamo agli ultimi dati. E' stato considerato un campione di 96 bambini nati tra il 1992 e il 1995, tutti tranne uno vaccinati contro MRP a 13 mesi circa e con diagnosi di disordine pervasivo dello sviluppo, a confronto con due precedenti campioni di bambini autistici pre-MRP e post-MRP. Ai disordini pervasivi dello sviluppo appartengono l'autismo e il più raro disturbo disintegrativo dell'infanzia (CDD), consistente in sviluppo normale fino a 2-3 anni e successiva involuzione comportamentale che sfocia in autismo severo e ritardo mentale. L'autismo e le sindromi autistiche in non più del 10% dei casi appaiono associate a patologie con un ruolo probabilmente causale, come la sclerosi tuberosa, il cromosoma X fragile e la rosolia congenita, e in tali casi sono varianti fenotipiche cioè hanno caratteristiche comportamentali diverse da quelle dell'autismo idiopatico (di causa sconosciuta): per esempio frequente epilessia per la prima, elevata fobia sociale per la seconda, anomalie congenite per la terza. Di recente è stata appunto proposta un'altra variante, detta "enterocolite autistica", con tre ipotesi: che sia una forma di autismo associato a problemi mentali e gastrointestinali (stipsi, diarrea, dolori addominali) emersa in conseguenza all'immunizzazione anti-MRP, che questa forma sia responsabile del presunto aumento dell'autismo, che essa abbia caratteristiche biologiche coerenti con la persistenza di un'infezione da virus del morbillo. Questa nuova variante però non è ancora stata descritta in modo esauriente, anche se alcuni elementi deporrebbero per la sua esistenza, come l'esordio a volte entro due sole settimane dalla vaccinazione.
Una smentita in sei punti
Nello studio i bambini sono stati valutati nel 1999-2000 con interviste diagnostiche standardizzate per l'autismo e sono stati raccolti dati sull'età che avevano quando i genitori hanno cominciato a preoccuparsi, su quella della regressione, sulla presenza dei sintomi intestinali e sui disturbi autistici, sulla vaccinazione. Questi i riscontri, relativi ai sei aspetti valutati. Primo: non c'era evidenza di un incremento di CDD, dato che solo un bambino l'ha sviluppato, con una prevalenza quindi di 0,6 su 10 mila che si accorda con quella rilevata da altre tre indagini epidemiologiche. Secondo: non c'era differenza tra i tre campioni nell'età che avevano i bimbi quando è iniziata la preoccupazione dei genitori. Terzo: il tasso di regressione dello sviluppo in presenza di autismo era simile nei campioni pre e post-MRP, non c'era quindi evidenza di un suo incremento. Quarto: i genitori non si sono preoccupati a un'età più precoce dei loro figli nel caso dell'autismo con regressione rispetto a quello senza. Quinto: non c'era differenza nella sintomatologia e nella sua severità tra autismo con regressione in confronto a senza. Sesto: il tasso di sintomi gastrointestinali nel campione non differiva da quello risultante da altre recenti ricerche epidemiologiche. Una serie di evidenze univoche, quindi, ma che non esauriranno certo l'argomento: appuntamento alla prossima puntata.
Elettra Vecchia
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