Questione di testosterone

14 marzo 2008
Aggiornamenti e focus, Speciale Depressione

Questione di testosterone



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La depressione è molto più spostata verso il genere femminile, ma se si guarda all'età avanzata c'è un pareggio maschile. In cerca di spiegazioni per questo incremento negli uomini over 65 era facile sospettare dell'ormone maschile testosterone, che com'è noto con l'invecchiamento gradualmente diminuisce; un calo messo in relazione con vari segni di declino, da minor massa magra e forza muscolare a osteopenia, da affaticamento a difficoltà cognitive. In analogia con l'ormone femminile estradiolo che ha mostrato proprietà antidepressive si è pensato a un ruolo del testosterone nella modulazione dell'umore, in realtà da definire, anche se ci sono dati biochimici e clinici a sostegno del fatto che basse concentrazioni dell'ormone maschile si leghino alla probabilità di depressione. Una nuova evidenza è giunta ora da uno studio australiano che mostra come in uomini anziani con livelli anormalmente bassi di testosterone il rischio depressivo sia nettamente più alto, e questo indipendentemente da altri fattori che potenzialmente potrebbero spiegare quest'associazione. Lo studio depone per un rapporto causale tra testosterone e depressione ma ciò non significa che sia tutto chiaro, né si può concludere affrettatamente che la terapia sostitutiva possa prevenire o curare la depressione, e comunque non per tutti. Tutto questo andrà stabilito da successivi studi.

Ormone basso, rischio alto


Il testosterone ha recettori che sono ubiquitari nell'organismo, compreso il sistema nervoso centrale: i meccanismi in cui è coinvolto come il fatto che si possa convertire nei due metaboliti attivi diidrotestosterone, potente attivatore dei recettori, ed estradiolo, fanno ritenere che a livelli ridotti derivino appunto minore attività dei recettori e concentrazione di estradiolo nel cervello. Ci sono ricerche nelle quali i livelli di testosterone sono stati inversamente correlati con i punteggi di depressione, o questi ultimi sono apparsi aumentati nella castrazione chimica, o diminuiti con la somministrazione di testosterone. Gli indizi sono diversi, ma l'associazione tra testosterone basso e depressione negli uomini anziani potrebbe dipendere anche da fattori concorrenti legati alle minori performance psico-fisiche e alla salute più scarsa. Sull'associazione hanno appunto indagato i ricercatori australiani, in uno studio di comunità su quasi 4.000 uomini tra i 70 e i 90 anni di età, nei quali si sono analizzati con un'apposita scala geriatrica presenza e gravità della depressione, livelli di testosterone totale e libero, possibili fattori confondenti come massa corporea (BMI), fumo, livello educativo, declino cognitivo, presenza di comorbilità. In totale nel periodo dello studio si sono registrati 203 casi di depressione, circa il 5%. Nei partecipanti affetti da depressione si sono evidenziate concentrazioni di testosterone significativamente più basse che nei non depressi, ma si trattava anche di soggetti con una maggiore frequenza di fumo, minore istruzione, alto BMI, minor punteggio cognitivo, comorbilità, terapie antidepressive. Dopo l'aggiustamento per questi fattori e per l'età la probabilità di depressione è risultata significativamente aumentata, e cioè pari a 1,5 per il testosterone totale e a 2,7 per quello libero, ma negli uomini nel quintile più basso dei livelli dell'ormone. Va detto che il testosterone libero declina in modo più marcato con l'invecchiamento rispetto a quello totale.

Ruolo terapeutico da accertare


Importante, sottolineano gli autori, è che le concentrazioni di testosterone totale e libero erano solo debolmente associate con i sintomi di depressione, mentre quando la concentrazione dell'ormone libero scendeva sotto i 6 ng/dl il rischio di depressione appariva aumentato di tre volte in confronto ai soggetti con livelli maggiori di 10 ng/dl. Un'interpretazione alternativa potrebbe però essere che valori superiori ai 10 ng/dl riducano il rischio di depressione. L'altro riscontro importante è poi quello dell'indipendenza dell'associazione trovata per quanto riguarda i fattori sociodemografici e di comorbilità. A questo punto i risultati chiamano in causa l'eventuale spazio dell'ormonoterapia a base di testosterone in funzione antidepressiva. Studi precedenti condotti su uomini con livelli ormonali normali o ipogonadici non sarebbero stati in grado di definirne l'utilità soprattutto indipendentemente dalla somministrazione di antidepressivi. In base ai loro risultati, quindi, gli autori australiani restano cauti, concludendo che occorrono studi randomizzati per verificare se la correzione di bassi livelli di testosterone libero possa ridurre la prevalenza della depressione e, in caso affermativo, suggerendo come potenzialmente utili lo screening per i livelli dell'ormone negli uomini anziani affetti da depressione e il contributo della terapia ormonale al trattamento nei casi di concentrazioni marcatamente ridotte.

Elettra Vecchia



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